Tra bollettini valanghe, previsioni meteo e progetti per il week-end

Una settimana a guardare siti meteo e bollettini valanghe tra progetti, scelte e speranze per un week-end sugli sci. Di Mattia Salvi
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Il fotografo in piega
archivio Mattia Salvi
Una settimana a guardar siti meteo e bollettini valanghe, un venerdì a soffrire, attendere l'uscita del bollettino VdA che esce sempre tardi. Una settimana con meteo stabile fin verso giovedì e poi le discordanze dei vari previsori chi diceva neve, chi diceva tanta neve, chi diceva troppa neve. Una settimana che comincia con il lunedì del lattato nei quadricipiti che ricorda l'appagamento del finesettimana: un monte estetico e panoramico salito, un canale di soddisfazione, un itinerario logico e una neve perfetta per la discesa.

E allora il lunedì, tutte queste cose fan pensare al Marguareis 1700 metri di dislivello per salire sul signore delle Alpi Liguri, una cima di roccia scura che si fa vedere bene da ogni vetta delle tipiche scialpinistiche cuneesi, un canale da scendere continuo, ad esse e che si chiama Genovesi, una gita che abbiamo in mente da un po' di tempo.

Poi mercoledì cominciano a uscire i primi bollettini valanghe che azzardano previsioni verso il fine settimana: "pericolo 3-marcato...provocare distacco al passaggio del singolo sciatore su molti pendii ripidi (>30°)" su tutte le Alpi Liguri e Marittime, per venerdì inoltre s'attende nuova neve e forti venti da nord ovest: nuovi accumuli, nuovi lastroni soffici, il Marguareis resterà lì ancora per un po'.

Come spesso accade all’uscita dei bollettini segue è un fitto giro di mail in cui si cerca unitamente di processare le informazioni, si ipotizzano gite, si cambiano mete, finché non arriva la mail di Pietro: sarò su tre giorni a Champoluc, venitemi a trovare. E, come se la proposta non fosse già di per sé abbastanza allettante, comincia a parlare di salite meccanizzate completate da brevi pellate, di vallone Salza, discesa dell'Otro e di canale Giachetti. Una rapida occhiata al bollettino VdA mi convince che l'idea di Pietro è l'idea giusta: in zona Monte Rosa danno pericolo due fino a sabato con una lieve infarinatura il venerdì.

L'idea giusta però rimane giusta solo fino al venerdì, la lieve spolverata che avrebbe dovuto mettere quelle tre dita di divertimento su un solido e compatto fondo di sicurezza si rivela essere quella che un commentatore entusiasta potrebbe definire la nevicata del secolo: strade chiuse, molti impianti chiusi e pericolo 4 nella valle di Gressoney esteso alla Val d’Ayas il giorno successivo con l'uscita di un bollettino straordinario.

Sembra quasi una nota di colore quando il bollettino dice "Le criticità principali sono dovute: -alla presenza nel manto nevoso di uno strato di sabbia, della scorsa settimana, fortemente umidificato, al momento è il piano di scorrimento principale delle valanghe che si sono verificate anche con debole sovraccarico; ieri provocati distacchi di lastroni proprio su questo strato di sabbia inglobato; -a lastroni perlopiù soffici e di piccole dimensioni sui pendii N-E-S sopra i 2300- 2500 m , sollecitabili già al passaggio del singolo sciatore" Non sembra il caso di andare in alto, non sembra il caso di andare sul Monterosa, e poi sabato è pure brutto, restiamocene a Genova (tanto è acerba, disse la volpe allontanandosi dal vigneto).

Il venerdì finisce amaro e amaro inizia il sabato, a Genova piove e sui monti nevica, nevica per due giorni sulle nostre montagne. Quando dico "nostre montagne" intendo quelle nel cuneese, quelle che l'autostrada fai colazione all'autogrill più bello d’Italia, quelle che poi esci a Mondovì, quelle che in meno di due ore ci sei, quelle che noi le sentiamo un po' nostre.

Il sabato pochi di noi stanno al computer e il giro di mail s'arresta, così cominciano le telefonate:... certo che una gitarella su pendii aperti si potrebbe fare... però una giornata di impianti ogni tanto potremmo anche farla... senti un po' il Rosso... Chiama un po' Ale... Hai internet? Guarda le previsioni...

E così la domenica alle settemenounquarto siamo all'autogrill più bello d’Italia, pronti a uscire a Mondovì e sperare di goderci una giornata di neve fresca, il bollettino meteo dice bene, quello nivologico dice "nei settori S si prevede un incremento dell’attività valanghiva spontanea dalle ore centrali a causa del rialzo dello zero termico. L’attività al di fuori delle piste richiede una buona capacità di scelta dell’itinerario e di valutazione locale." Buona capacità di valutazione locale e capacità di allontanarsi dal vigneto, aggiungo io.

Scegliamo di andare ad Artesina, località esposta prevalentemente a nord e "protetta" dal sole, un’ampia conca con diversi impianti e poche stradine di collegamento, sembra il luogo ideale date le condizioni e il nostro intento di scendere, scendere, scendere. Quando arriviamo al mattino gli impianti non girano ancora, c’è un po’ di ritardo dovuto alla gestione della neve in eccesso, il che ci lascia il tempo di prendere un paio di caffè e prepararci: metto solo i pantaloni da sci? Tengo la tuta sotto? Metto la calzamaglia pesante? Pala e sonda nello zaino, un piumino in più io me lo porto, rapida controllata alle batterie e alla funzionalità dell’arva, un controllo magari non strutturato come prevede la procedura ma che fa il suo dovere.

Cominciano a muoversi le prime seggiovie prima che il sole raggiunga la neve, all’inizio solo due impianti che ci concedono però una prima ora di discesa nella polvere ancora fredda della notte. Il pendio sotto la quattroposti è attraversato da diversi sciatori e da molti sguardi che lo vedi che sono sguardi soddisfatti, che lo vedi che sono sguardi orgogliosi della loro analisi geo-meteo- nivologica che li ha portati qui ora.

Mentre tracciamo pesantemente questo pendio polveroso cominciano a sentirsi in alto le esplosioni delle bonifiche e apre anche la vecchia dueposti del Castellino regalandoci la possibilità di scendere verso Rastello sul versante ovest dove passiamo la mattinata all’ombra tra la neve farinosa dell’abetaia e un ampio pendio sufficientemente esposto. La giovane età dei miei compagni mi costringe ad una lunga battaglia per ottenere quello che consideravo un diritto sindacalmente acquisito: la pausa pranzo. Travaso rapidamente dentro di me una polenta ai formaggi (sotto la coltre di nubi perché non vorrai mica aspettare che si liberi un tavolo) mentre il sole scavalca il meridiano e passa ad occuparsi dei pendii ovest.

Le esplosioni di bonifica sono intanto terminate e apre lo skilift di Pian della Turra, il più vecchio, il più alto, permettendoci di andare a dare un occhio ai pendii che, affacciandosi sul Mondolè, picchiano sul canalone sottostante. Il sole del mattino, filtrato dalle nubi, ha fatto il suo lavoro di consolidamento, la polvere ha lasciato il posto a mezzo metro buono di neve fresca, la consistenza della panna, una neve che si lascia attraversare veloce, sorregge nelle curve e si comporta come sembrano comportarsi le onde dei surfisti.

Il pomeriggio lo passiamo su questo versante godibile, divertente e sicuro evitando giusto i due incanalamenti più ripidi sovrastatati da, seppur piccole, cornici. Sciamo senza sosta, fino alla chiusura e tenendoci ancora un po’ di voglia da riportare a casa, la neve, le condizioni e l’ambiente non ci hanno fatto soffrire la rinuncia a mete più alpinistiche regalandoci una giornata di sci veloce, galleggiamento e curve tirate in una neve sempre splendida.

di Mattia Salvi

27/02/2014 - Chaberton, discesa del canale NE
Mattia Salvi ci descrive la sua esperienza di discesa con gli sci lungo il Canale NE del Monte Chaberton, alta Val di Susa.




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