'Sci fuoripista', i temi del convegno di Alleghe

La sintesi del covegno “Sci fuoripista, attività affascinante: la gestione del rischio” che il 21/12 si è tenuto ad Alleghe.
Giovedì 21 dicembre si è tenuto ad Alleghe il covegno “Sci fuoripista, attività affascinante: la gestione del rischio” organizzato dall'AINEVA Associazione Interregionale Neve e Valanghe e dal Collegio Nazionale Delle Guide Alpine Italiane. In questa sintesi Riccardo Selvatico ci riporta i temi più importanti trattati nell'incontro.






Discesa dalla Forcella delle Cirelle Passo San Pellegrino.
(foto Riccardo Selvatico)
















Discesa da Forcella Bachet, Passo San Pellegrino. (foto Riccardo Selvatico)





Alleghe 21 dicembre 2000

“Organizzare questo convegno è stato il primo merito dell’Aineva, e dei suoi collaboratori” queste sono le parole di Camillo Onesti delegato Fisi e responsabile del settore scialpinismo agonistico della Federazione Italiana Sci. Un percorso formativo ed informativo su questo argomento, considerato da molti un tabù, non era mai stato intrapreso.
Lo sci fuori pista è un aspetto che non può, e non deve, non essere analizzato, sia perché cattura una nicchia di mercato che può risanare le casse delle stazioni sciistiche, sia perché con maggiore cultura, e una più responsabile conoscenza della montagna e dei rischi legati ad essa, se non si potrà eliminare il “pericolo” si può quantomeno ridurlo.

Il Convegno di Alleghe si è proposto di gettare le basi, ed alcune linee guida, per circoscrivere il campo d’azione del fuoripista, un fenomeno in netta crescita, che richiama un numero sempre maggiore di interpreti. Ed ora più che mai c’è necessità di attuare un chiaro piano normativo e di avere figure professionali altamente specializzate. Si è da più parti cercato di 'imbrigliare' e differenziare le varie discipline legate alla montagna invernale, come lo sci alpinismo e lo sci fuori pista, ma molti relatori hanno convenuto che una separazione netta non è sempre possibile dato che alcune caratteristiche di queste discipline possono essere molte volte simili. Una volta, ad esempio, si poteva chiudere il discorso dicendo che lo sci alpinista non usava gli impianti contrariamente al collega del fuori pista, oggi non è più vero nemmeno questo.
E’ in questo contesto che l’AINEVA opera, con il compito di diffondere la cultura della prevenzione, non solo informando i frequentatori della montagna con bollettini giornalieri neve-valanghe, ma anche formando ed aggiornando continuamente gli addetti del settore.

Anche Alberto Re, presidente delle Guide Alpine ha sottolineato quanto sia importante la prevenzione del rischio. “Bisogna diffondere questa nuova cultura della montagna, dice Re. E un compito importantissimo spetta anche alla stampa, soprattutto quella non specializzata, che deve divulgare gli aspetti positivi e cognitivi di queste discipline e non può pensare solo a fare i titoloni sui giornali quando ci sono le tragedie”.

Ad Alleghe ovviamente, con Mauro Valt, si è parlato anche di incidenti da valanga. E' stato evidenziato, dati alla mano, come il numero delle vittime da valanga è più alto in Francia, Svizzera ed Austria. Il fatto, poi, che in Italia le vittime siano in minor numero (in media 16 a stagione) può essere attribuito alla scarsità di precipitazioni nevose, anche se non c’e’ una stretta correlazione fra i due fattori.
Un dato allarmante è quello che riporta l’elevato tasso di mortalità in questo tipo di incidenti: ogni 100 incidenti da valanga si hanno 60 vittime. Invece, per fare solo un paragone, ogni 100 incidenti stradali ci sono 3 morti.
In Italia, inoltre, c’è stato un aumento degli incidenti nello sci fuori pista anche dovuti all’introduzione di nuovi attrezzi quali lo snowboard che, in parte, ha come interpreti soggetti 'nuovi' all’ambiente alpino.
L’intervento di Valt si è concluso ponendo l’accento sull’importanza dell’Arva e del suo corretto uso. Infatti, nei primi 15 minuti immediatamente successivi alla valanga le possibilità di ritrovare ancora in vita una persona sepolta, grazie alle tecniche di autosoccorso, sono quasi del 100%. Ed i commenti su questo punto sembrano del tutto superflui.

Anselmo Cagnati nella sua relazione ha trattato la previsione prevenzione, utilità e limiti dell’informazione. I bollettini meteo delle regioni alpine sono di grande aiuto per chi frequenta la montagna, da qui il monito a consultare sempre prima di partire le persone esperte dei luoghi interessati, e i bollettini niveo-valanghe emessi dai centri di ricerca. Oltre a leggerli, i bollettini devono essere bene interpretati e virtualmente trasportati sul territorio sede della “gita”. Cagnati ha mostrato come il più alto numero di incidenti provocati da valanga si sia verificato con il grado della scala di pericolo 3 marcato, perché apparentemente le condizioni locali per praticare questa disciplina risultano ideali.

Le Guide Alpine, in questo contesto, sono un punto di riferimento al quale bisogna dare il giusto peso. Così Maurizio Gallo e Cesare Cesa Bianchi hanno parlato del loro lavoro, dei comportamenti da seguire in tutte le situazioni, della passione per la montagna che deve essere trasmessa ai propri clienti, e dell’importanza dell'apprendere come “sapersi muovere in fuoripista” per le nuove Guide Alpine. Tecniche di salita e discesa, autosoccorso, devono essere elementi che fanno parte integrante del bagaglio tecnico di questi professionisti della montagna. Il rischio per chi va in montagna è una costante, e proprio per questo motivo non può essere eliminato, ma con l’aiuto di professionisti questo rischio può essere ridotto nella maggior parte casi. Il compito della guida, “manager dell’incertezza del rischio”, è quello di unire l’avventura alla sicurezza. Certo che dopo tutti questi discorsi, dopo tutte queste tragedie verrebbe da dire “basta, torniamocene a casa”, invece no, è proprio ora che bisogna infondere l’educazione alla montagna e aumentare la conoscenza dell’ambiente per viverla nel modo più sicuro possibile.

Infine, se si confronta la situazione italiana con quella degli altri Paesi alpini si può notare un panorama del tutto diverso. Alcune stazioni sciistiche d’oltralpe, infatti, hanno fatto del fuoripista il loro cavallo di battaglia. E' il caso del comprensorio di La Grave (Francia) e di Verbier (Svizzera). In questi luoghi non ci sono piste precedentemente segnalate, nè divieti di praticare il fuori pista. Ci sono centri attrezzati per questa nuova disciplina, con guide alpine specializzate e possibilità di noleggiare gli strumenti per l’autosoccorso. In questi pendii anche lo snowboarder è munito di Arva e di pala. La differenze maggiore rispetto alle nostre località sta però nell’aspetto normativo, in Francia ed in Svizzera nessuno è responsabile per gli sciatori (esiste solo la responsabilità negli impianti di risalita). Lo sciatore è quindi il solo responsabile delle proprie azioni e valutazioni.

Riccardo Selvatico


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