Monte Pelmetto: la discesa di Francesco Vascellari e Loris De Barba

La descrizione della prima discesa effettuata con gli sci , il 15 maggio 2013, da Francesco Vascellari e Loris De Barba dalla cima del Monte Pelmetto in Dolomiti.
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Prima discesa del Pelmetto, Francesco Vascellari e Loris De Barba, marzo 2013
Loris De Barba

L'anno scorso, più precisamente il 15 maggio del 2013 i bellunesi Francesco Vascellari e Loris De Barba hanno effettuato la prima discesa con gli sci dalla cima del Monte Pelmetto in Dolomiti. Una discesa descritta dagli autori stessi come "estrema ed espostissima (55°, 1500m) che schiva salti di roccia e richiede condizioni di neve rare".

Francesco Vascellari e Loris De Barba si sono conosciuti per caso. L’uno aveva redatto la guida scialpinistica dell’Alpago, l’altro quella delle adiacenti Dolomiti d’Oltre Piave. 30 anni di differenza non hanno impedito loro di stringere un’amicizia particolare. Nel corso del 2013 avevano realizzato alcune discese importanti nelle Dolomiti: la prima direttissima dalla vetta della Cima dei Preti (Dolomiti d’Oltre Piave), la prima discesa del canalone sud-ovest del Monte Dolada (Dolomiti Bellunesi) e la ripetizione della discesa del Pic de Chiadenis (Dolomiti di Sappada).

Nello stesso inverno Vascellari con D’Alpaos e compagni aveva già messo a segno la prima discesa di Triangolo (Dolomiti di Sesto), della Forcella piccola di Stalata (Dolomiti di Comelico), del Monte Righile per il canalone nord (Dolomiti di Sappada) e soprattutto la prima discesa della pericolosissima parete est del Pelf (Dolomiti Bellunesi), già tentata tre anni prima e abbandonata per alcune violente scariche di pietre.

Poi, da una ricognizione sulla ormai classica scialpinistica al Monte Civetta, i due scorgono la presenza di condizioni di copertura ideali e così vanno all’attacco della Fessura del Pelmo. Al termine del canalone si asseconda una ampia esposta banca verso sinistra, tutta continuativamente sciabile. Con un lungo aggiramento si raggiunge il salto del mago (IV). I due lo trovano ridotto a 8 metri di ghiaccio, superati in velocità (al ritorno lasceranno un chiodo, per aiutarsi con un cordino). Più in alto un altro passaggio costringe a qualche manovra alpinistica, ossia il superamento delle gradonate sopra lo spigolo (espostissime e precarie). Infine si apre la meraviglia del ripido pendio finale, sospeso sulla valle di Zoldo (sarà un’emozione sciarlo in discesa), e dell’ampia cresta, quasi una calotta, che conduce alla cima.





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