La Est del Cervino con gli sci: nel posto giusto al momento giusto

Giulia Monego, Liv Sansoz, Lorraine Huber e Melissa Presslaber e la discesa con gli sci della parete Est del Cervino. Il racconto di Giulia Monego.
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In discesa sulla Est del Cervino con gli sci
Lorraine Huber

E' da parecchio tempo che non scrivo delle mie sciate ed emozioni in montagna, che siano state positive o negative, ma mi rendo conto che scrivere è un bel metodo per assaporare meglio le proprie esperienze e poterle condividere con gli altri. Non mi piace enfatizzare i miei exploit sciistici ne minimizzarli. Il più delle volte le vivo e basta, in silenzio. Le vivo intensamente e le imprimo nella mia mente. Le faccio mie ne sono anche un po’ gelosa. Questa volta mi sono sentita di voler raccontare la mia ultima bella giornata passata in montagna, sul Cervino.

La parete Est del Cervino è stata da anni un pallino nella mia mente e un obiettivo sciistico da realizzare. Mi ha sempre attirato per la sua esteticità, per la sua aleatorietà e per il fatto che si trovi su una parete così maestosa. Una cosa curiosa è altresì il fatto che cambi così tanto aspetto a seconda dei punti di vista. Da di fronte sembra un muro verticale assolutamente impossibile da sciare, ma da mille altre angolazioni si intravedono le sue potenzialità in altrettante mille sfumature.

Per il fatto che sia esposta ad Est e che si trovi nello spartiacque tra Svizzera e Italia a una quota di 4478m questa parete raccoglie tutto il bello e il brutto degli eventi atmosferici dell’inverno e della primavera. A volte la parete risulta bianchissima, a volte nera e senza un filo di neve a distanza di pochi giorni. In realtà è una parete rocciosa, neanche troppo “sana”, dove non c’è ghiaccio permanente, tipico delle pareti nord, per cui, in teoria, appena si crea uno strato di neve sufficiente per coprire le rocce, potrebbe essere sciabile. Data la sua ripidità e la sua posizione, però, fattori come l’irraggiamento solare, nevicate improvvise e il forte vento spesso ne trasformano la neve a ne cambiano le condizioni di ora in ora rendendola una parete difficile da sciare.

Per anni con binocolo e immagini ho studiato la parete, ricercando la mia linea ideale, la più attraente e la più sicura, ma ad ogni tentativo passato c’era sempre stato qualcosa che non quadrava e non ho mai voluto forzare un tentativo per poi ritrovarmi nel posto sbagliato nel momento sbagliato in condizioni pericolose o poco divertenti. Ho capito che il momento giusto però era arrivato quando mi sono ritrovata alle 5 di mattina a risalire la parete, a coordinare il ritmo cadenzato dei passi e delle piccozze, a respirare profondamente.

Attorno a me per qualche minuto non sentivo nessuno, ero come da sola, immersa in quella parete imponente. Mi sentivo inspiegabilmente bene, come mi sono sentita poche altre volte. La luce dell’alba rendeva il tutto assolutamente magico. Vento assente, temperatura ideale, il sorgere del sole che illuminava la parete dipingendola di rosa e arancione, dalla punta fino a raggiungermi in pochi minuti. Uno spettacolo a cui stavo assistendo incredula. Cercavo di assaporarne ogni istante in tutta la sua bellezza.

Proprio lì, come mai prima, mi sono sentita, al posto giusto al momento giusto. Quando l’amico Roberto aveva iniziato a parlarmi delle buone condizioni al Cervino qualche settimana prima, avevo una voglia pazza di sciare, ma era da più di un mese che non mettevo gli scarponi ai piedi. Ero ferma a causa di un infortunio al piede, niente di grave, se non per il fatto che fosse molto doloroso e difficile da guarire e che mi impedisse qualsiasi attività in montagna. Dopo svariate cure finalmente l’ultimo mix chimico che ingerivo riluttante ogni giorno sembrava avere effetto. Iniziavo ad assaporare il gusto delle guarigione. Istintivamente al diminuire del dolore cresceva la mia motivazione e voglia di sciare tanto da mettermi in testa che avrei potuto riprendere al più presto.

Sapevo che le condizioni di innevamento nelle Alpi ad Aprile erano state eccezionalmente buone e dunque a Maggio si sarebbe potuto sciare una lunga lista lista di discese da sogno. Troppe volte in passato mi ero persa occasioni irripetibili. Questa volta non volevo farmi scappare l'opportunità ma sapevo anche che dopo un mese senza sciare, e con poco altro allenamento alle spalle avrei dovuto salire 1200m di parete, fare le mie prime curve sulla parete Est del Cervino intorno ai 45° e affrontare qualsiasi tipo di neve. Il tutto un po’ mi preoccupava, ma ancor più, l'idea di quella discesa mi motivava proprio ad andare… dovevo almeno provarci. Avevo un a voglia pazza di essere là, in montagna.

Un paio di giorni prima mi ero sentita con l'amica francese Liv Sansoz, celebre scalatrice e atleta ad alto livello in molte discipline, che vive anche lei a Chamonix e con la quale avevamo previsto di sciare in zona Monte Bianco. Le propongo invece la discesa del Cervino. Un po' titubante ci riflette e mi dà l’OK. Liv non è una “sciatrice estrema” ma a mio avviso è abbastanza estrema lei, per affrontare qualsiasi sfida le si proponga in montagna. Avevo fiducia in lei. La parete Est poi, pur rimanendo sempre una discesa esposta ed impegnativa, non ha delle pendenze eccessivamente elevate e se la neve è in buone condizioni, è decisamente sciabile.

Allo stesso tempo in quelle due settimane a Chamonix si trovavano anche due mie amiche austriache “freerider”: Lorraine Huber e Melissa Presslaber, compagne di riprese nel 2010 nel film “As we are”, con le quali non avevo più di tanto sciato discese ripide in montagna, ma delle quali conoscevo l’esperienza e le motivazioni. Erano infatti anche loro super entusiaste all’idea del Cervino, e così in poche ore avevamo messo in piedi un team di 4 donne e un piano eccellente.

Partiamo da Chamonix in direzione Zermatt, il meteo è buono, ma tutte sappiamo bene le incognite che ancora ci aspettano. Tutto però fila liscio come l’olio. Le condizioni sembrano buone, arriviamo facilmente al bivacco, ci riposiamo e ci prepariamo per la salita del giorno seguente. L’entusiasmo c’è e la complicità anche, gli ingredienti sembrano tutti presenti per un bel successo.

Nessuna di noi credo sia abituata a fare questo genere di cose in montagna circondata da sole donne, e credo che proprio per questa ragione ci siamo tutte prese le nostre responsabilità e, con un buon spirito di collaborazione, rispetto e intraprendenza, ci siamo affiatate benissimo alla nuova situazione. Io mi sentivo comunque un po’ responsabile dell’idea e quindi incaricata a fare un po’ da leader tecnico. Ero forse la più esperta sciisticamente su quel genere di terreno. Il Cervino poi lo conoscevo più di tutte viste le mie tre precedenti ascensioni e, senza esitazioni né pressioni, mi sono messa a battere traccia volentieri, alternandomi con Liv per molti tratti di salita.

Una volta a metà parete mi sentivo inspiegabilmente bene e anche il piede non mi faceva male. Mi rendo conto per di più che la neve non è male, né troppo gelata né troppo invernale, un mix strano ma che ci avrebbe permesso di sciare senza particolari problemi. Mi stavo eccitando sempre più all’idea che saremmo riuscite tutte a sciare la parete Est del Cervino!

Dopo un tentativo di risalire il canale centrale che volevo sciare da più in alto possibile, abbiamo dovuto ripiegare sul pendio più classico situato davanti alla capanna Solvay. Troppe rocce affioranti e alcune nascoste sotto pochi centimetri di neve avrebbero reso la mia linea “non troppo ideale”, perciò eravamo più sicure scegliendo un pendio più aperto e prevedibile.

Una volta raggiunto il nostro punto di arrivo (o se si vuole di partenza), ancorata ad una roccia inizio a guardare il pendio innevato, sotto di noi e a valutarne attentamente la neve. Non mi sento proprio al 100% sicura delle mie doti di quel giorno. Non curvo da tanto tempo, “sarò ancora capace di farlo quassù?” Liv penso pensasse la stessa cosa, ma con delle battute e qualche risata stemperiamo la tensione.

Quando siamo tutte pronte, l'orario è perfetto, calzo gli sci e tutto d’un tratto la mia visione cambia totalmente. Con le lamine a contatto della neve, entro nella parte, mi immedesimo nella sciatrice che sono e tutto mi sembra assolutamente normale. Ogni cosa è sotto controllo, così come deve essere, come ho fatto altre mille volte. A mio agio, concentrata e con un pizzico di adrenalina, schiaccio REC sulla GoPro e inizio a sciare. Fatta la prima curva tutte le altre seguono a ruota e la sensazione è pura gioia.

Sono proprio felice, felice di essere lì, felice finalmente di sciare quella parete tanto attesa, felice soprattutto di condividere quelle emozioni con altrettanto felici compagne di avventura e di vederle così entusiaste! Una giornata in montagna così la ricorderò per moltissimo tempo, e mi ha riacceso una carica dentro che mi porterà, spero, a ricercare subito delle altre avventure e degli altri obiettivi da raggiungere.

Avere l'onore di condividere una esperienza così con delle amiche, ha reso l'avventura più reale e sincera. Meno assuefatta dallo spirito “macho” che caratterizza in generale più gli uomini e a cui sono comunque abituata. Tutto è stato più semplice e genuino, senza togliere le forti emozioni e l'adrenalina. Un successo bello perché condiviso in quel modo e che mi ha ricordato ancora una volta quale sia la ricompensa che cerco nella mia vita e il metodo per raggiungerla.

Grazie ragazze, grazie Cervino!

Giulia Monego

La parete Est del Cervino è stata discesa per la prima volta il 14 maggio 1975 da Toni Valeruz




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