I mangiacciughe, il Marguareis e le montagne di... casa

Il Marguareis e il canale dei genovesi da scendere con gli. Ovvero come un genovese vive le "sue montagne di casa" che in realtà sono cuneesi. Di Mattia Salvi
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Marguareis... la nostra parete
Alessandro Abicini
Se sei di Genova, ligure comunque, e c'hai questa mania di andare su per i monti è probabile che consideri le montagne del cuneese un po' come le montagne di casa. O almeno io le considero le mie montagne. Non ho mai chiesto ai cuneesi cosa ne pensano, un po' perché conosco pochi cuneesi, un po' perché quando m'è capitato di incontrane, in un rifugio delle mie montagne Ah ecco che arrivano i mangiacciughe, han detto. Che non suonava proprio come Fa come fossi a casa tua. Che poi io sarei anche vegetariano, ma ecco, nel momento specifico non m'è sembrato il caso di stare a fare il pignolo. Mangiacciughe, vegetariano e PURE pignolo, no. Non era il caso.

Resta comunque il fatto che a me quei monti lì sanno di casa. Quei monti che guardando a nord vedi il Monviso, che da ogni vetta vedi la Bisalta. Quei monti che con l'autostrada esci a Mondovì, quei monti che ci vai a sciare da piccolo. Dove ho messo le prime pelli, i primi ramponi, dove portavo gli amici e le amichette.

Resta poi anche il fatto che se quei monti li senti di casa conosci il Marguareis: quella bastionata larga, di roccia nera tra monti bianchi. Roccia nera con striature bianche e ripide. E la più evidente di queste striature è il canale dei Genovesi (sarà un caso?). Conosci chi l'ha salito, picca e ramponi, ci sei stato sotto, passeggiando, hai dormito al Garelli. L'hai visti mille volte, il Marguareis e il suo canale. Lineare, cuneese, dei Genovesi. Un serio ed estetico canale ad esse. Uscita non banale, dicono. C'è da fare un tiro di corda, dicono. C'è una sostina sulla destra, salendo, dicono. E se fai scialpinismo, se fai sci di canale, quel canale ti attira.
E infatti adesso, casco in testa e sci sullo zaino, infilo i piedi negli scalini a forma d'impronta che il mio socio lascia dietro di sé, mentre controllo se l’uomo con due sole lamine ancora ci segue.

Nella stagione dei canali si arriva in auto fino a Pian delle Gorre, ma noi c’abbiamo st’idea degli sci e la strada è ancora interrotta da diverse valanghe. Posteggiamo un paio di chilometri prima e camminiamo su asfalto, scarponi duri e sci in spalla. Da pian delle Gorre, poi, segui una traccia non troppo evidente: Gias Sottano, Gias Soprano, e dopo un migliaio di metri di dislivello vedi la nutrita colonia di galli forcelli che precede il rifugio.

Cena veloce sul nostro fornelletto, una sigaretta all’aperto sbirciando il canale tra le nuvole basse. Presto a letto e presto in piedi.
Col buio usciamo dal rifugio, il sentiero estivo non è percorribile per la neve. La discontinuità degli accumuli ci costringe a scendere nel vallone del Marguareis prima di salire un ripido risalto che porta all’attacco. Il conoide e un primo tratto di canale si lasciano salire sci e pelli, quando la pendenza si fa più severa (poco sopra 40°) siamo costretti a calzare i ramponi e mettere gli sci sullo zaino. Su dal canale procediamo bene, il fondo è duro e compatto senza offrire troppa resistenza alla penetrazione dei ramponi. Il canale è pieno di neve e anche l'uscita risulta quindi agile.

Posiamo gli sci e in pochi minuti raggiungiamo la vetta.
È l’alba.

Per superare in discesa il primo risalto preferiamo attrezzare una breve doppia. Da lì in giù è tutta farina pressata, molto dura ma si lascia volentieri incidere dalle lamine esercitando la giusta pressione. La sciata è piacevole. Nel vallone il fondo si fa più umido, meno divertente, rimanendo sempre perfettamente sciabile, da lì per lingue e strascichi di neve ritroviamo pian delle Gorre da cui riprendere la nostra strada asfaltata.

Gita di soddisfazione, piacevole, estetica.
Ancora un po’ di burro e acciughe?
No grazie, pasta al pesto per me.

di Mattia Salvi 


DI MATTIA SALVI
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21/03/2014 - Monte Oronaye parete Nord e il Canale della Forcella
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