Gran Vernel Parete Nord Est, discese da sogno in Dolomiti
L'inverno ha giocato a nascondino fino a febbraio, nelle Dolomiti fassane; giunti a giugno, invece, sembra non volersene andare. Un po' come l'amico scorbutico che fatichi a trascinare ad una festa, che però una volta scaldatosi con un paio di drink è l'ultimo a voler andare a dormire, anche se ormai è mattina.
Tanti soci si sono persi per strada, giustamente stanchi o soddisfatti hanno definitivamente riposto gli sci, desiderosi di arrampicare al caldo, su qualche parete sgombra di neve, oppure hanno alzato il tiro, spostandosi oltre quota 3000, come dovrebbe essere, in fin dei conti, a fine maggio.
Anch'io ho assaporato il sole di valli più basse, il piacere di cominciare a togliere la ruggine sulle placche di Arco, e di far riposare la schiena dopo un inverno di sci ripido intenso.
Le perturbazioni si susseguono per tutto maggio, costanti e abbondanti. Qualche gita umida e senza visibilità, giusto perché la voglia di uscire e fare attività si scontra con la poca voglia di guidare per l'ennesima volta fino alle pareti del Sarca.
Dal mio piazzale controllo la nord del Gran Vernel. La mente è sempre lì, il sogno nel cassetto è in realtà l'ossessione sotto copertura. Raramente la parete si concede alla vista. Per giorni e giorni rimane celata dietro spesse nubi basse. Alle volte la parte inferiore appare completamente bianca, poche ore dopo, invece, è solcata dal nero calcare bagnato. In alto, nel frattempo, una mano divina lavora a tempo pieno, e riempie la parete, di quella neve pesante e appiccicosa come malta.
Qualche giorno dopo cominciano le prove generali estive, la parete è gonfia come mai quest'inverno. Il sole fa il suo dovere, gli accumuli da vento scaricano spontaneamente e il manto si consolida. La parte bassa dell'itinerario a nord è però magra, non c'è niente da fare.
Decido di andare a controllare la parete nord est, la Dark Side of the Moon, la parete che dal versante fassano non è visibile, che avevo salito quest'inverno. Delle guide fassane avevano sceso anni fa la parte inferiore dell'itinerario e la cresta nord, su cui corre la via di Castiglioni. Giunto a passo Fedaia la sorpresa: la piramide sommitale, su cui si svolgeva il tratto di misto della via di Giambisi, Platter e co. è incredibilmente in condizione!
Con Lorenzo Battisti, forte guida di Vigo di Fassa e ottimo compagno di avventure, ci diamo appuntamento per l'indomani. Alle 4:30 siamo al passo Fedaia con gli sci ai piedi, che corrono veloci sulla neve rigelata. Con il sorgere della luce la parete si svela, è tutto perfetto: la neve portante, il primo salto ghiacciato completamente coperto dalle numerose slavine. La seconda cascata richiede invece un lungo aggiramento, al termine del quale, traversando senza alzarci di quota, arriviamo ad un ripido scivolo che ci immette sulla cresta nord. Qui la neve è inconsistente, e guadagniamo il crinale con fatica. Qui fino alla cima è una cavalcata sulla cresta affilata ed esposta, ma agevole.
Salendo controlliamo la parete nord est, ormai in pieno sole, nonostante l'orologio segni solo le 7:30. Il vento spazza lo stretto triangolo sommitale, dell'imminente estate non c'è alcuna traccia qui: ci prepariamo in fretta.
Non c'è tempo per rendersi conto di cosa sta per succedere, spesso sogniamo per così tanto tempo una cosa, che poi così rapidamente accade. Non c'è altro da fare che godersi il momento e la compagnia, percorrere la cresta sommitale in direzione nord, e fare la prima curva controllata per saggiare i 60°. Mi sciolgo, sento gambe e spalle leggere, anche dal peso di una certa idealizzazione, ormai radicata nel pensare a questa montagna mitica. Invece è semplicemente e sorprendentemente bello sciare con un amico, su una parete ripida ed esposta. Sciamo la linea della vecchia via di misto del 1971, metro dopo ci lasciamo le difficoltà alle spalle, fino alla base.
Parlare di prima discesa è sempre fonte di possibile imbarazzo, prima ancora che il motivo di orgoglio e soddisfazione, ma dopo esserci confrontati con le personalità locali che in passato sono state protagoniste di discese eccezionali dalle pareti di questa valle, possiamo presumere di essere i primi ad aver sciato questa linea. Quello che è certo, è che il giorno dopo la nostra discesa la forte guida fassana Maurizio “Icio” Davarda e Alberto Valeruz hanno portato a termine la prima discesa in snowboard da questa parete, insieme a Roberto Giacomelli "Job" con gli sci.
Il cerchio si chiude, una parete che sembrava dimenticata torna ad essere frequentata, di Dark Side of the Moon rimane solo la melodia, almeno per adesso, qui a nord est.