Freeride, valanghe & Co - qualche bilancio di fine stagione. Di Giulio Caresio

Il bilancio di Giulio Caresio alla fine della stagione invernale 2013/2014 sullo freeride, le valanghe ed altro ancora.
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Il rider Francesco Salamone di Faction Ski Italia segna e disegna la bellissima powder di Madesimo
Giulio Caresio
C’è poco da fare, non voglio arrendermi ma anche se gli amici "postano" foto di neve fresca a maggio, la stagione della powder - qui da noi - è finita. E con essa quella del freeride, salvo qualche puntata in quota per scorazzare su una bella e ancora relativamente abbondante bianca primaverile. È quindi tempo di fare qualche bilancio di un’annata ricca e complicata con risvolti legati alla sicurezza, ma non solo.

Il tema valanghe rimane in primo piano (soprattutto per lo scialpinismo, ma personalmente sono contrario alle barriere tra discipline) dal momento che anche nel primo weekend di maggio abbiamo dovuto confrontarci ahimé con nuovi incidenti e persone travolte: sull’Ortles e il Gran Zebrù senza gravi conseguenze, mentre purtroppo in Piemonte in Valle Gesso una consistente valanga ha causato la morte di due scialpinisti e frequentatori esperti delle nostre montagne.

Le condizioni di stabilità della neve, la cui quantità in quota rimane significativa, in questo periodo sono assai difficili da valutare. Il rigelo notturno non è sempre buono e i cristalli fusi della neve trasformata formano croste e lastroni consistenti, talvolta più instabili di quanto sia prevedibile: è quindi raccomandata più che mai la massima cautela. Anche solo in caso di dubbio l’invito è quello ad astenersi dal praticare un certo itinerario, valutando possibilità alternative o la rinuncia.

Dal punto di vista giornalistico deve rimanere l’impegno a fare chiarezza e cultura, a costruire un’informazione corretta, leggibile, il più possibile obiettiva. È anche bene prima dell’inizio della prossima stagione riconsiderare e metabolizzare episodi e insegnamenti di quest’inverno per comprendere più a fondo il problema valanghe e fornire a chi frequenta la montagna d’inverno strumenti sempre migliori per leggere le situazioni che può incontrare.

Ancora una volta credo sia necessario, a livello di stagione, dare uno sguardo ai numeri, che sono e restano soltanto un indicatore superficiale, ma comunque non trascurabile e più obiettivo di altri. A oggi (10 maggio) gli incidenti in Italia sono stati 50 e i morti 22. Se guardiamo la stagione passata alla medesima data le valanghe che avevano coinvolto persone erano state 76 e i morti 27 (*1). Filtrato attraverso questa lente "l’inverno sulla neve" che si è appena concluso assume una luce ben diversa da quella di "killer" con cui è stato dipinto dai principali media in questi mesi.

Sicuramente la concentrazione natalizia di incidenti è stata la miccia per innescare una "bomba mediatica" capace di fare notizia. Il che è di per sé già deplorevole. Ma la situazione è stata ulteriormente aggravata dal comportamento tutt’altro che professionale di una certa magistratura da cui ci si attende più attenzione alla sostanza che all’apparenza, ovvero, più dedizione alla giustizia che all’audience. E in questo senso non voglio certo trasformarmi nell’ennesima cassa di risonanza per chi cavalca la notorietà sui media da posizioni che dovrebbero essere ben lontane dal farlo.
Motivo per cui non aggiungo altro.

Sul freeride invece possiamo dire che in Italia il "movimento" cresce, sta bene, prende consapevolezza e si contraddistingue - come sua tradizione - per lo spirito giovane, vitale e fresco che ha connotato i tanti appuntamenti della stagione. È davvero un piacere ricordarne alcuni, che significa rievocarne volti, episodi, sapori e colori.

A partire dal Madesimo Freeride Festival che a marzo, con 60 cm di polvere fresca caduta come il cacio sui maccheroni, ha regalato un weekend lungo da favola. Tre giorni dedicati ai veri amanti della powder che non si sono fatti intimidire dalla poca visibilità e dal vento, fattori che di certo non hanno incoraggiato turisti e curiosi.
Ma il successo è stato notevole lo stesso: più di 300 iscritti al festival, tanta passione e voglia di condivisione tra gare, corsi freeride di sci, telemark e tavola, nonché preziosi momenti di formazione su sicurezza, nivologia e utilizzo dell’artva sul campo.

Un segnale forte di attenzione anche dalle aziende e dai distributori, con una presenza di ben 35 marchi al villaggio allestito in quota ai Larici, dove era possibile per il pubblico testare quasi cinquecento paia di sci e un’ottantina abbondante di tavole. Davvero una ghiotta occasione che ha favorito scambi e chiacchiere in simpatia, tra gli appassionati e "il gotha" del freeride italiano.

Un bel contributo l’ha dato la rivista 4soulrider, progetto editoriale completamente orientato al freeride ben noto agli appassionati, organizzando le "movie night" con ospiti Carlalberto Cimenti, Luca Rolli e Luca Pandolfi a raccontare emozioni e imprese ai limiti dello sciabile, ma anche un bel workshop con Ettore Barabino che ha mostrato come si costruiscono le tavole artigianali in legno del progetto PLP (Peace, Love & Powder) senza dimenticare di sottolineare la filosofia che lo anima: fantasia, passione, voglia di sperimentare e di godersi al massimo pendii innevati, pendenti ma non troppo. A riprova del fatto che freeride non è sinonimo di estremo. 4soulrider ha anche colto l’occasione per effettuare in coda al festival i test degli sci per la prossima stagione: li troverete in edicola dopo l’estate.

Madesimo è un esempio eccellente di stazione sciistica che ha saputo diventare punto di riferimento per il freeride. Sicuramente è favorita dalla presenza del ben noto Canalone e le sue alternative meno note come Camosci, Streghe e Fiammifero che uniscono il Pizzo Groppiera al Pian dei Larici: 1000 m circa di dislivello per qualche kilometro di discese mozzafiato. Un plauso per la serietà e la disponibilità va alla squadra che gestisce gli impianti - capitanata dalla guida alpina Marco Garbin - che spesso per mettere in sicurezza questi itinerari si impegna in prima persona a effettuare sopralluoghi e interventi puntuali sul campo. Atto che testimonia davvero grande passione se si tiene conto che nel complesso la percentuale di fatturato imputabile agli sciatori che salgono per fare il Canalone si attesta intorno al 4% e che anche la percentuale di freerider sul totale degli sciatori, per quanto in aumento, a Madesimo resta ampiamente minoritaria.

Sotto quest’ultimo aspetto ha fatto meglio una piccola stazione piemontese dove pulsa con altrettanta forza un cuore freeride e tanta tanta passione: Prali. Anima di questa rinascita è Fausto Sanmartino, l’uomo che ha detto no alla primavera (come recita la sua pagina facebook), a "capo" della cooperativa locale che ha preso in carico gli impianti di risalita. È lui che a domanda precisa risponde valutando che la percentuale di freerider tra gli sciatori della stazione sia prossima al 50%. E non fatichiamo a crederlo vedendo i pendii tritati da centinaia di tracce già alle 10 del mattino dei giorni feriali. Quegli stessi pendii, bellissimi e non estremi, su cui sono approdati anche tanti stranieri e persino gli appassionati della "mecca" del freeride francese, La Grave, dove l’innevamento quest’anno non è stato ottimale.

Restando in Piemonte, un’altra stazione che si è spesa a fondo per il freeride è Artesina. Grazie alla passione e al lavoro di Luigi Ferrando ha ospitato ai primi di febbraio l’unica tappa italiana (nel mondo in tutto sono state 44) del Freeride World Qualifier 2014, il circuito delle qualificazioni per il Freeride World Tour, il circus agonistico più importante al mondo di freeride big mountains. Anche in questo caso un bel successo: un centinaio di atleti iscritti provenienti da tutto il mondo - con ovvia prevalenza europea - come testimoniano i gradini più alti dei podi (sci - maschile e femminile - e snowboard) che sono stati occupati da Svezia e Francia.

Purtroppo invece è notizia ormai sicura che il prossimo anno perderemo la tappa italiana del Freeride World Tour: per ragioni essenzialmente economiche, dopo 4 anni che sembravano già costituire una piccola tradizione, Courmayeur abdica a favore di Vallnord Arcalis nel Principato di Andorra. La tappa sulle pendici italiane del Bianco si era disputata la prima volta nel 2011 in sostituzione di quella di Chamonix per condizioni di scarso innevamento del versante francese. Poi sembrava essersi consolidata l’accoppiata degli appuntamenti sulle due pendici di quello che forse è stato, e continua a essere, il più importante massiccio al mondo per lo sviluppo dello sci. I Pirenei di Vallnord Arcalis, dove dal 1998 si organizza uno degli appuntamenti 4 stelle del Freeride World Qualifiers, sapranno garantire il meglio sotto il profilo organizzativo (ed economico), ma di sicuro è un peccato che sia l’Italia, regina delle Alpi, a rimanere orfana del Freeride World Tour, anche e soprattutto per il potere mediatico e formativo che il tour ha ampiamente dimostrato di avere in questi anni.

Nonostante tutto però le prospettive sono molte e buone se si avrà l’intelligenza di seguire e ampliare i presupposti che sono stati seminati in questa stagione, a partire dagli esempi già citati, cui vanno aggiunte alcune altre iniziative pilota: il bolletino nivologico giornaliero locale di Freeride Livigno - Feel the powder, il bollettino valanghe in versione video a cura di Arpa Piemonte e le giornate sul territorio del progetto Sicuramente sulla Neve - Regione Piemonte, e poi le tante iniziative di formazione al pubblico o a specifiche categorie interessate, come l’educational sulla sicurezza per i giornalisti organizzato a febbraio dalle Guide lombarde in collaborazione con la Regione Lombardia.

Il futuro del freeride - come quello dell’Italia - passa infatti senza dubbio attraverso l’educazione, in particolare delle generazioni più giovani. È per loro in primis che dobbiamo batterci perché le occasioni di imparare e capire siano tante e sempre al top. Come accade grazie al Progetto Icaro che è nato da un’idea di Corrado "Icaro" De Monte e di cui trasmette e testimonia tutta l’energia positiva e trascinante. Se non lo avete ancora fatto, leggete i report della sua portavoce Karin Pizzinini sui numerosi freeride camps organizzati per promuovere sensibilità e sicurezza negli appassionati juniores… e fatevi contagiare! Esempi come questo sono davvero da moltiplicare e da porre sotto i riflettori.

Lavoriamo tutti perché l’attenzione torni su quello che conta… e non solo su ciò che appare, conviene o fa audience. La responsabilità di ciò che condividiamo e diffondiamo tramite i canali web e social è grande e sempre crescente: siamo tutti sempre di più - e spesso non proprio consapevolmente - una grande cassa di risonanza mediatica.

di Giulio Caresio

(*1) Dati AINEVA - www.aineva.it


NEVE E SICUREZZA DI GIULIO CARESIO

28/02/2014 - 'Sicuramente sulla neve' in Piemonte. Di Giulio Caresio
21/02/2012 - Giornalismo, educazione e valanghe: 10 cose da sapere.
29/01/2014 - Torniamo a sorridere dicendo freeride.




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