Antartica: il sospiro delle balene. Di Manuel Lugli

Vicino alla bellezza pura del mondo: un incontro ravvicinato con delle balene. La settima puntata di Manuel Lugli dall’Antartide dove sta esplorando alcune delle montagne più belle della penisola.
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Scialpinismo in Antartide: verso il Mount Scott
archive Manuel Lugli

I nostri passi salgono il pendio sopra Sepulveda Point, un altro dei toponimi suggestivi di questa penisola Antartica. Sotto di noi la baia di Recess Cove. Pensavamo di avere visto panorami indimenticabili, ma ancora una volta dobbiamo alzare il nostro personale metro di bellezza.

Nella baia scendono dall’Herbert Plateau i due grandi ghiacciai Wellman e Nobile - lui, l’Umberto del dirigibile Italia - mentre quasi di fronte a noi dovremmo vedere, se le nuvole lo consentissero, lo Zeppelin Peak - che riporta alla memoria l'altro disastro dell’aria - che si alza quasi direttamente sul mare per 1.103 metri.

Le pelli scivolano con un fruscio attutito, in distanza si sentono i consueti scoppi e rombi dei fronti glaciali in perenne movimento; il tempo non è bellissimo, ma non fa freddo e una luce mista grigio-azzurra da un versante e più nera da quello opposto, ci accompagna. L’oceano all’interno di Recess Cove è calmissimo e costellato di iceberg e piccoli pezzi di ghiaccio.

Improvvisamente un "woosshh" vicinissimo ci fa fermare; il pendio che si assesta? No, impossibile, non ha lo stesso tono preoccupante. Il vento, no, neppure.Sembra venire dal mare. Ci giriamo e in basso vicino alla costa a cui siamo approdati e da cui siamo partiti con gli sci, due balene nuotano placidamente in cerca di krill. Il "woosshh" si ripete e vediamo il classico spruzzo dall’aperura dorsale di una delle due balene. E’ il respiro delle balene che ci accompagna in questa salita. Così potente e vicino.

Proseguiamo sui nostri passi, alternando il nostro respiro a quello ammaliante e molto più dilatato delle balene che continuano a incrociare sotto di noi. Diventa un gioco di respiri, in cui le due andature, quella naturale nell’acqua del meraviglioso, pacifico animale e quella "organizzata" di noi umani si appaiano per qualche tempo, in un altro di quegli "flow state" che rendono questo viaggio il più incredibile che si possa immaginare.

Matteo ed io per un’ennesima volta siamo senza parole. O meglio le abbiamo, ma quello che esce fatica a commentare e sembra banale o scontato. Meglio tacere.

Meglio continuare a salire mescolando i nostri respiri con quelli cadenzati delle balene. Meglio cercare di nuovo quell’intimità con la natura selvaggia per la quale abbiamo percorso tutte queste miglia per terra e per mare. Lontani dall’affastellamento di edifici, strade, persone, auto, inutili accumuli di cose. Vicino alla bellezza pura del mondo.

di Manuel Lugli

Aggiornamento della spedizione live: public.wicis.com

Link: Ortovox




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