Lost in Translation di Luca Calvi. Dietro le quinte di traduzioni impossibili

Le recensioni di Paolo Ascenzi e Alessandro Gogna di Lost in Translation, il nuovo libro di Luca Calvi (Edizioni del Gran Sasso).
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Luca Calvi con il suo libro Lost in translation (Edizioni del Gran Sasso)
archivio Luca Calvi

È impossibile immaginare l’immensa padronanza di lingue e dialetti di Luca Calvi se non si è assistito almeno una volta ad un incontro con molteplici ospiti dagli idiomi più diversi. Questo libro non è semplicemente la testimonianza dell’eclettica professione di interprete, ma è la testimonianza di un uomo che riesce a far conoscere in presa diretta altri uomini, un prisma che permette di accedere a mondi altrimenti incomprensibili.

Cosa ben diversa è leggere un libro e rimanere affascinati dalle parole dell’autore, allora l’interprete può fare la differenza. Per tradurre gli alpinisti ci vuole un interprete che abbia la montagna dentro: costui è Luca Calvi. Sfumature e sensibilità non si acquisiscono soltanto svolgendo con assiduità e competenza la professione, ma nel caso del Nostro salendo le montagne. L’anima di albe, tramonti e uomini non si possono percepire se non sono stati vissuti… è illusorio pensare che domani l’intelligenza artificiale possa sostituire sfumature e sensibilità che fanno la differenza.

Il libro è il dietro le quinte di infiniti incontri e serate, sempre innaffiate da un buon bicchiere data anche l’origine friulana del simpatico Autore che nella battuta pronta e nel viso sorridente e bonario sembra voler nascondere le preoccupazioni del mestiere.

Scandagliare l’anima altrui per gli altri non è cosa facile e gli alpinisti incontrati in queste pagine sono spesso personaggi coriacei spesso piuttosto sospettosi verso l’Autore-Interprete, ma forse è la simpatia di Costui, oltre alla professionalità indiscussa, a sciogliere il ghiaccio e far fluire la serata come se i protagonisti fossero amici di vecchia data.

Difficile è identificare il confine fra l’Ospite e l’Interprete… certamente sono le due facce della stessa medaglia, ma in un equilibrio sensibilissimo in cui Luca Calvi non è il primo attore, ma pur sempre il protagonista di un "team a due, a volte perfino di equipe multilingue", secondo le parole dell’introduzione di Alessandro Gogna.

Azzeccatissime sono le parole di Alessandro Filippini, autore della Postfazione, che conclude con le parole "Most in Translation", mettendo a fuoco quel di più che permette di percepire il dietro le quinte delle parole altrui.

Leggete questo libro: leggero all’apparenza, ma testimonianza profonda di chi per professione è chiamato a capire gli uomini non soltanto dal punto di vista lessicale, ma ad esplicitare i punti di forza, le debolezze, i sogni e le paure che hanno spinto chi Gli sta di fronte a compiere imprese immemorabili.

di Paolo Ascenzi

LUCA CALVI: UNA VITA ALL'OMBRA PER LE OMBRE dall’introduzione a Lost in Translation di Alessandro Gogna

Tra gli alpinisti di tutto il mondo che hanno fatto la storia dell’ultima dozzina abbondante di anni prendete i nomi più importanti, associateli, mescolateli e distillatene l’essenza con un solo filtro. Avrete uno spaccato di avventure verticali che si riflettono nelle singole vite orizzontali di donne e uomini americani, spagnoli, baschi, francesi, britannici, tedeschi, austriaci, tirolesi, polacchi, sloveni, cechi, slovacchi, russi, ucraini, nepalesi. Questo filtro è la dote sovrumana di un solo individuo che comunque di umanità normale ne ha da vendere.

In questo libro c’è tutto ciò che rende grande l’alpinismo planetario: solo gli italiani mancano. Perché? Perché il filtro è quello del più grande traduttore vivente, che di solito vive e lavora in Italia e traduce per i suoi compatrioti. Qui gli italiani dunque fanno da sfondo o da coro, vengono citati quando necessario al racconto, ma non sono mai i protagonisti. E’ proprio questo che secondo me getta una luce del tutto nuova sulla portata enorme di informazioni ed emozioni che normalmente non vengono mai sdoganate nel nostro paese, sulla bellezza delle sfumature destinate a risultare appunto lost in translation. Con una lingua così forte come la nostra, della quale siamo tutti innamorati e un po’ succubi, è raro che succeda. E quando avviene difficilmente è in un teatro, alla presenza fisica del protagonista: le rare volte capita seduti su un divano a leggere un libro ben scritto ma soprattutto ben tradotto. Per Luca Calvi "Tradurre qualche articoletto, tutto sommato, è paragonabile a scalare qualche via semplice in falesia. Tradurre un libro equivale a salire una bella via di roccia. Tradurre un alpinista dal vivo, invece, può essere paragonabile ad una prima assoluta su una via alpinistica che presenta un po’ tutte le difficoltà su roccia, ghiaccio e neve che chiunque frequenti la montagna riesce ad immaginarsi."

La traduzione, con Luca Calvi, diventa lavoro di team a due, a volte perfino di equipe multilingue, come avrete modo di leggere. E pensare che c’è ancora chi pensa che di un qualunque testo o di un qualsiasi discorso esista LA traduzione, quella cui il bravo traduttore deve avvicinarsi tendendo alla perfezione oggettiva. Già nella stessa lingua, quando vi è passaggio tra scrittore e lettore, tra chi parla e chi ascolta, non esiste oggettività. Sarebbe come dire che un cantico di Dante Alighieri letto da Roberto Benigni e lo stesso cantico letto dall’alunno più bravo della scuola media facciano lo stesso effetto perché le parole sono le stesse.

Per realizzare la sprovincializzazione del pubblico italiano medio occorre passare attraverso filtri soggettivi: e per Lost in translation questo non è un obiettivo da raggiungere, bensì semplicemente una normale partenza, un processo acquisito e fondante. Riflettiamo: stiamo leggendo il libro di un traduttore, i ricordi di chi ha fatto spettacolo in team dal vivo, e non in playback come succede con gli articoli, con i libri e anche con i film e video sottotitolati o, peggio, doppiati. Siamo perciò a un livello davvero superiore. Perché è in teatro che può avvenire il vero scambio, l’osmosi che tutti ricerchiamo quando ascoltiamo od osserviamo le performance di un protagonista che non parla la nostra lingua.

C’è poi un segreto di Luca Calvi, che però è dote più da scrittore che da traduttore: l’umorismo. Potente, leggero, crasso o sfumato si adegua come un camaleonte all’umorismo più o meno latente dell’interlocutore. L’umorismo è come la musica: unisce ed è universale. Non bisogna avere paura di “rubare” la personalità altrui e di regalarla alla platea: quando ci si unisce nella risata, non c’è mai crudeltà o mancanza di rispetto.

di Alessandro Gogna

Il volume Lost in Translation di Luca Clavi può essere reperito sul sito della casa editrice www.edizionidelgransasso.it o presso i punti vendita fiduciari. Codice ISBN 9791281387003

LUCA CALVI
(Jesolo, 1962), linguista poliglotta, scrittore e storico, già docente universitario, è autore di pubblicazioni accademiche e libri sull’alpinismo. Ha tradotto libri e conferenze dei massimi rappresentanti dell’alpinismo mondiale ed è coautore di documentari dedicati al mondo della montagna e dell'alpinismo.




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