Free solo. La vita nelle mani il romanzo di Roberto Vaiana
E' uscito in libreria “Free Solo. La vita nelle mani” romanzo d'arrampicata di Roberto Vaiana edito da Idea Montagna e con la prefazione di Manolo. La recensione di Vinicio Stefanello.
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E' uscito in libreria “Free Solo. La vita nelle mani” romanzo d'arrampicata di Roberto Vaiana edito da Idea Montagna e con la prefazione di Manolo
"Free solo. La vita nelle mani" è un romanzo breve. O meglio, è un racconto lungo. Di quelli che non sai bene se prevalga la suspense, il lato psicologico dei personaggi o l'azione. Quello che so è che l'ho iniziato quasi titubante, curioso e un po' scettico che un "romanzo" d'arrampicata potesse prendermi davvero, e… non sono più riuscito a staccarmi. L'ho letto tutto di un fiato, pagina dopo pagina, appiglio dopo appiglio mi verrebbe da dire, fino alla fine. Non so perché sia successo. Non so bene come spiegarmelo. Ma, evidentemente, questo libro di Roberto Vaiana funziona. Semplicemente ti prende. Ti cattura dall'inizio alla fine.
In "Free solo” tutto sembra perfetto per avvolgerti e trasportarti in parete. Tutto sembra farti rivivere quei sogni, o "fantasticherie", da cui i climber si fanno (spesso) trasportare. E tutto, se non proprio vero, sembra verosimile appunto come nei migliori racconti. Segno che l'autore sa di cosa parla e scrive. Anzi sa cos'è la passione per l'arrampicata. Non sarebbe stato possibile altrimenti descrivere così bene i sogni, le paure e quelle ansie che ben presto diventano ossessioni dei protagonisti. Né sarebbe stato possibile far vivere e ri-vivere così intensamente quella strana, e a volte folle, passione assoluta che prende chi scala.
Mauro, la guida alpina altoatesina baciata dall'arte dell'arrampicata. Ed, l'ascetico scozzese che ha fatto della scalata solitaria il suo essere. L'affascinante Lauren, stella americana del climbing. Matt il campione mondiale che ha dedicato la sua vita ad essere il primo, il più forte. Tutti affrontano l'intensa e impossibile avventura di un reality show che subito diventa l'arena, virtuale ma del tutto reale, in cui si confronteranno con le loro passioni ma anche con il loro modo di essere vivi, di vivere la loro vita e la loro avventura.
E' un'arena in cui dovranno, come sempre in parete, fare delle scelte. Decidere della loro vita anche aldilà dell'arrampicata e del pauroso vuoto che affrontano senza alcuna protezione. Dovranno fare i conti con la realtà ma anche con i loro sogni. Quegli stessi sogni che come scrive Manolo nella sua intensa prefazione: “possono naufragare a pochi metri dalla riva semplicemente perché non sanno nuotare”.
In "Free solo” tutto sembra perfetto per avvolgerti e trasportarti in parete. Tutto sembra farti rivivere quei sogni, o "fantasticherie", da cui i climber si fanno (spesso) trasportare. E tutto, se non proprio vero, sembra verosimile appunto come nei migliori racconti. Segno che l'autore sa di cosa parla e scrive. Anzi sa cos'è la passione per l'arrampicata. Non sarebbe stato possibile altrimenti descrivere così bene i sogni, le paure e quelle ansie che ben presto diventano ossessioni dei protagonisti. Né sarebbe stato possibile far vivere e ri-vivere così intensamente quella strana, e a volte folle, passione assoluta che prende chi scala.
Mauro, la guida alpina altoatesina baciata dall'arte dell'arrampicata. Ed, l'ascetico scozzese che ha fatto della scalata solitaria il suo essere. L'affascinante Lauren, stella americana del climbing. Matt il campione mondiale che ha dedicato la sua vita ad essere il primo, il più forte. Tutti affrontano l'intensa e impossibile avventura di un reality show che subito diventa l'arena, virtuale ma del tutto reale, in cui si confronteranno con le loro passioni ma anche con il loro modo di essere vivi, di vivere la loro vita e la loro avventura.
E' un'arena in cui dovranno, come sempre in parete, fare delle scelte. Decidere della loro vita anche aldilà dell'arrampicata e del pauroso vuoto che affrontano senza alcuna protezione. Dovranno fare i conti con la realtà ma anche con i loro sogni. Quegli stessi sogni che come scrive Manolo nella sua intensa prefazione: “possono naufragare a pochi metri dalla riva semplicemente perché non sanno nuotare”.
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