Wu Wei in Val Nuvola / Intervista a Riccardo Scarian e Alessandro Zeni
Il 16 agosto scorso Alessandro Zeni ha liberato 'Wu Wei', aperta insieme a Riccardo Scarian sulla Sud Ovest del Picco delle Aquile, Monte Coppolo (Val Nuvola, Vette Feltrine). Composta da 6 tiri aperti dal basso dal 2016 in poi, con difficoltà fino a 9a max ed un obbligatorio di 8a questa via si colloca come una delle multipitch più dure al mondo. Ecco tutti i dettagli.
Riccardo tu avevi visto la linea già anni fa. Parlaci di quello che avevi visto.
Sky: "Wu Wei" la linea dei sogni. La immaginai e la sognai nell’ormai lontano 2011 durante l’apertura e la successiva libera di "Shakti", la prima via aperta in Val Nuvola.
Ricordo che durante quelle giornate di permanenza in parete, spesso il mio sguardo cadeva su quel muro liscissimo che correva alla mia sinistra e costantemente mi chiedevo: "chissà se è possibile o semplicemente impossibile!" La cosa certa era che ci volevo almeno provare e solo un grande team poteva avere una qualche speranza su quella placca davvero liscia.
Nel 2016 avete iniziato. Era come ve lo eravate immaginato?
Sky: Il 20 maggio 2016 iniziammo questa grande avventura, c’è da dire che per Alessandro era la prima esperienza di apertura di una via dal basso, ma ormai il nostro team era super collaudato e non ci spaventava nulla. Già dal basso della parete avevamo intuito che i primi tre tiri potevano essere fattibili, la grande incognita era il quarto tiro, quello stesso muro che spesso intravedevo da "Shakti". Beh, col senno di poi quel tiro era proprio come ce lo eravamo immaginato: estremamente liscio e difficile!
Ale: Sicuramente non ci aspettavamo grandi appigli quando abbiamo osservato per la prima volta dal basso la parete. In particolare sul quarto tiro speravamo ci fosse qualche goccia per poter piazzare gli sky-hook cosa che in realtà non fu possibile, rendendo tutto molto più difficile di quanto si pensava originariamente. Abbiamo dovuto correggere la linea in base alle possibilità che offriva la roccia, fortunatamente arrivando sempre in punti in cui era possibile continuare a salire in arrampicata libera senza dover ricorrere all’artificiale.
Con che stile avete affrontato l'apertura?
Per "Wu Wei" era impensabile un’apertura con friends o materiale tradizionale quali chiodi etc, vista la compattezza di quella roccia. Il nostro stile consisteva nell'arrampicare in libera usando il minor numero di spit possibile. I cliff sarebbero stati usati solo per posizionare le protezioni, dovevamo spingerci al nostro limite senza mai ricorrere all'artificiale.
Quando l’avete finita? Com'è andata l’apertura?
Sky: "Wu Wei" significa "azione senza sforzo" ma di sforzi credo che ne abbiamo fatti parecchi in certe giornate! …Anche senza risultato! Ci sono state giornate nelle quali non siamo riusciti ad andare avanti, in cui facevamo solo tentativi finiti costantemente inghiottiti dal vuoto sottostante! Ma non ci siamo mai persi d'animo e con molta serenità abbiamo sempre accettato la sconfitta, pensando solo a tornare più pronti. "Wu Wei" la volevamo salire con uno stile pulito, se ci sono voluti sei anni è stato solo perché era il tempo necessario per tutto questo. Questa via è stata per noi un bellissimo e in certe giornate estenuante viaggio.
Ale: Abbiamo terminato la via nel 2021. L’apertura è stata un susseguirsi di emozioni contrastanti. Momenti di gioia profonda uniti ad attimi di pura adrenalina quando in diverse occasioni sono volato con il trapano in mano sul quarto tiro o nei momenti in cui non potendo utilizzare gli sky-hook ero costretto a piantare lo spit tenendomi a delle piccole prese… In quei casi spesso finiva prima la batteria del mio avambraccio rispetto a quella del trapano e su una placca appoggiata si sa che prima o poi trovi della dura roccia a fermare la tua caduta e non era sempre così divertente…
Un altro passaggio particolarmente difficile che ci ha bloccato per diverso tempo è stato l’obbligatorio che dall’ultimo spit del secondo tiro conduce fino alla sosta. Per riuscire a superare qual tratto ho fatto davvero molta fatica, ma arrivato in sosta la felicità è stata immensa! Di certo le giornate passate in apertura assieme sono state bellissime, abbiamo rincorso un bellissimo sogno e nel momento in cui abbiamo piazzato l’ultima sosta eravamo davvero fieri di quanto eravamo stati in grado di fare.
8a obblig, persino S5. Raccontateci un po’
Sky: 8a obbligatorio perché crediamo sia la giusta gradazione su certi tratti, specie su L.4 dove per poter raggiungere la protezione successiva devi avere questo grado.
S5 perché c’è una sessione dove sei a circa 8 metri dall’ultima protezione (in un tratto non banale) e un’eventuale caduta potrebbe essere davvero pericolosa.
Cosa vuol dire 9a di placca? Tra l’altro, non in falesia ma dopo un 7c, un 8a+ e un 7c+!
Ale: Significa un muro liscio, anche leggermente appoggiato in alcuni tratti. Siamo arrivati a dare questa difficoltà al tiro basandoci come sempre su altri tiri da noi saliti su questo stile. Si tratta di un tiro molto complesso e altamente aleatorio: i primi dieci metri sono verticali e necessitano di buone dita, poi arrivano tre boulder consecutivi dove oltre ad avere dita forti bisogna soprattutto avere una particolare sensibilità di piedi per farli stare là dove c’è il "nulla". Certo, si arriva al quarto tiro dopo aver già fatto tre tiri non proprio banali, diciamo che per gestire l’intera salita in libera queste prime tre lunghezze si devono affrontare come se fossero il riscaldamento per quello che viene dopo.
Poi c'è stata la libera di ciascun tiro, uno alla volta, giusto?
Ale: Sì. Sapevamo che era impossibile salire la via in poco tempo, quindi abbiamo deciso di affrontarla un passo alla volta, cercando di capirne i segreti. I primi 3 tiri sono riuscito a risolverli in libera velocemente. Poi ci siamo spostati sull’ultimo tiro che sono riuscito a risolvere al secondo tentativo. Da lì in avanti abbiamo iniziato a provare a liberare il quarto tiro che ha richiesto più tempo ed energie per venirne a capo. Il quinto tiro invece ero riuscito a salirlo al primo tentativo.
Sky: Essendo il nostro un team dovevamo fare delle scelte. Su una multipitch del genere sarebbe stato davvero difficile e dispendioso scalare entrambi da primi quindi, visto che Alessandro aveva più chance di riuscita, abbiamo scelto che sarebbe toccato a lui tentare da primo di cordata e io lo avrei seguito da secondo durante tutti i tentativi. Ad agosto Alessandro era riuscito a liberare L4, completando la libera di ogni singolo tiro: a quel punto mancava solo la salita di tutta la via in unica soluzione che è arrivata il 16/08/2023. Per quanto riguarda me sono riuscito a salire in top rope L2-L3 e L5. L1, che consiste in un lungo jump, sono riuscito a salirla due volte ma non in continuità. Su L4 sono arrivato in continuità fino al terzo Boulder e su L6 ho fatto un resting.
Quando avete capito che era fattibile?
Ale: Salire le prime tre lunghezze senza cadere è stato abbastanza facile, ma in diverse giornate di tentativi sul quarto tiro, la famosa placca appoggiata, non sono riuscito nemmeno a raggiungere la sosta visti i tratti obbligatori che io stesso mi ero imposto tra una protezione e la successiva.
Questa quarta lunghezza è davvero unica perché richiede una fusione perfetta tra precisione e sensibilità di piedi, da usare su appoggi per lo più svasati e sfuggenti, e forza di dita da imprimere su prese appena accennate. Era per me stranissimo quanto riuscivo ad acciaiarmi nonostante si trattasse di una placca appoggiata! Questo tiro era un vero rebus e per decifrarlo ci sono volute diverse uscite ma alla fine, per quanto complesso e aleatorio, sono riuscito a risolvere i singoli movimenti, capendo così che era possibile. Nel corso delle nostre uscite abbiamo pensato di dare un nome ad ogni singolo tiro, e questo l’abbiamo soprannominato per ovvi motivi: "pibe de oro".
Alessandro, pochi giorni prima della rotpunkt, tu eri andato vicinissimo con un tentativo pazzesco che si era fermato a soli 10 metri dalla cima…
Sì, c’era mancato davvero un soffio! Ma nonostante l’amaro in bocca è stata una giornata davvero fantastica perché ero riuscito a superare in libera non solo i tiri "più facili" ma anche il tiro chiave che, preso singolarmente, credo si tratti del monotiro più tecnico e complesso che io abbia mai scalato finora.
Non perdere mai la concentrazione e mantenere una precisione di mani e piedi per tutti quei metri è davvero difficile e tutto può sfumare anche a pochi metri dalla riuscita. Sul tiro chiave l’11 agosto qualcosa è cambiato e quasi per miracolo la gomma è rimasta incollata alla parete e sono riuscito così a salire in libera anche questa incedibile lunghezza. Il tiro successivo è filato liscio e in un attimo mi sono ritrovato ad affrontare l’ultima lunghezza di 8b. Quel giorno l’avevo già tentata per ben 3 volte senza riuscirci.
Bisogna ammettere che è stato davvero frustrante accettare la sconfitta arrivati ad un passo dalla fine. Purtroppo però la scalata in placca non è fatta solo di lettere e numeri ed anche un 8b può diventare paralizzante. L’arrivo del sole non mi ha permesso ulteriori tentativi così ho accettato, mio malgrado, di non poter fare di più; felice comunque di aver capito di poter realizzare questo sogno e grato dell’ennesima giornata fantastica passata in compagnia di un grande amico.
Poi però la libera in giornata…
Ale: Tutto è successo il 16 agosto. La giornata non prometteva bene, notte non avevo dormito forse a causa di troppa agitazione, le temperature erano davvero alte e già l’avvicinamento alla parete sembrava non finire mai. Alla base della via non avevo alcuna fretta di partire, faceva talmente caldo che avevo quasi dato per scontato che sarebbe stato impossibile riuscire.
Ho guardato Sky e gli ho detto: "Oggi è un po' come quel film di Roberto Benigni e Massimo Troisi "Non ci resta che piangere!". Ho presto il telefono e abbiamo riso a crepapelle riguardando la ormai celebre scena del doganiere che con insistenza chiedeva: "Un fiorino!".
Lentamente abbiamo poi iniziato a prepararci, scarichi completamente di aspettative, già pensando a quando saremmo potuti tornare la volta successiva. Appena ho toccato la roccia però, qualcosa è cambiato in me: ho sentito una voglia irrefrenabile di scalare. Conoscevo ormai perfettamente ogni appiglio e, appena lo afferravo, istintivamente il piede era già sull’appoggio per andare al successivo. Metro dopo metro mi sono lasciato alle spalle le prime 3 lunghezze della via e senza mai cadere ero arrivato alla sosta del terzo tiro.
Condizioni?
Quando Sky mi ha raggiunto abbiamo, come di consuetudine, parlato delle sensazioni che avevamo avuto. Per entrambi il grip era davvero pessimo e ci siamo resi conto che ora, sul quarto tiro, sarebbe stata probabilmente già un’impresa arrivare in sosta. Nonostante tutto, appena ho iniziato a scalare sono entrato in un flusso davvero particolare. Ogni appiglio lo stringevo solo il necessario ed affidavo tutta la responsabilità alla gomma delle scarpette. Inconsapevolmente mi stavo immergendo pienamente nel "Wu Wei": quando serviva l’azione le dita stringevano, quando ero più stanco lasciavo piena fiducia alla gomma e riposavo.
Come l’acqua che scorre e prende la forma del recipiente che incontra, mi adattavo alla parete e diventavo parte di essa. Arrivato agli ultimi metri, tra appigli e appoggi estremamente svasi, ho trovato un modo per passare. Ho lanciato alla banca buona che conduce alla sosta e appena l’ho afferrata un mio urlo liberatorio si è propagato nella valle assieme a quello dell’amico Sky che esultava con me.
Ero davvero incredulo di esserci riuscito nonostante le temperature a dir poco proibitive! "Tiro el fià" è il nome che abbiamo dato al tiro successivo, così chiamato proprio perché permette di riprendere il respiro dopo una lunghezza come quella appena superata. Sono riuscito a salirlo senza sbavature, un tiro di puro divertimento su roccia perfetta!
Poi l'ultimo tiro, dove non eri riuscito a passare la vota prima…
Esatto, il tiro soprannominato da Sky "non dire gatto finché non ce l’hai nel sacco!". La prima parte del tiro è fantastica, una miriade di piccoli buchetti, difficile da leggere perché tra tutti ce n’è sempre solo uno che ti permette di salire verso l’alto. Sono salito rilassato e preciso, il sole non era ancora arrivato e finalmente soffiava una termica fresca e costante, che salendo da valle creava condizioni perfette per scalare.
In un groviglio di appoggi e appigli mi sono compresso, allungato e lentamente avvicinato al boulder più difficile di questo tiro. Quelle piccole prese sono come dei rasoi che affondano e tagliano i polpastrelli. Ho accettato il dolore e ho stretto i denti, ho alzato i piedi e ho cercato la presa successiva che fa talmente male alle dita da farmi rimpiangere "l’appiglio rasoio" appena abbandonato. Ero esausto e volevo solo andarmene da quella situazione, ho stretto forte e con un urlo ho afferrato l’ultimo piccolo bidito che mi ha condotto fuori dal passaggio chiave. Per la sosta mancavano ancora 7 metri per nulla scontati, ma che permettono di decontrarre. Ero stanco ma non potevo mollare!
Gli ultimi metri della via
Mentre li salivo ripensavo a tutto ciò che è stato "Wu Wei", da quando tutto è iniziato fino a questo momento magico. Un’avventura che ha spinto due amici di generazioni diverse ad unire le forze per creare qualcosa di bello. Ho passato la corda in sosta e per la seconda volta abbiamo liberato assieme i polmoni in un urlo di gioia vera! Nessuna sbavatura, tutti i tiri sono entrati in giornata e al primo tentativo. "Wu Wei" è stata domata, è diventata realtà, è stata liberata! Questa via non è stata solo difficile ma per noi rappresenta quanto di meglio ci possa essere a livello tecnico e mentale. Un vero e proprio marchio di fabbrica.
Riccardo, anche tu tra l'altro stai tentando di salirla in libera. Che chance ti dai?
Il mio obiettivo al momento è di riuscire a liberare tutti i singoli tiri. Di chance, nonostante le mie 55 primavere, me ne dò ancora. Sul "pibe de oro" ho buone sensazioni e sono consapevole di poterci riuscire, sull’ultimo tiro di 8b ci ho fatto solo due giri, non credo ci siano grossi problemi. Nonostante non sia più un teenager, lo stimolo e le energie sono ancora alti e ci terrei davvero tanto a chiudere questo cerchio. Le dita stringono ancora e i piedi stanno, quindi è possibile!
Alla fine, cosa rappresenta per voi questa via?
Sky: Questa via è stata per noi un bellissimo viaggio anche interiore ma non solo, fatto di una grande amicizia e condivisione di esperienze e di un continuo stimolarci a vicenda dove abbiamo dato il meglio di noi stessi. Alessandro su L4 ha fatto qualcosa di veramente straordinario riuscendo a mettere in più di un'occasione lo spit con il trapano a tracolla tenendosi con una mano al nulla e spalmando i piedi sul niente, su quel tiro dove i cliff non volevano proprio stare, probabilmente il primo 9a aperto dal basso su una via di più tiri.
Sicuramente ci ricorderemo il 16/08/23: la chiusura di quel cerchio iniziato a maggio 2016. Noi che siamo in cima, ci abbracciamo, esultiamo e pensiamo a tutte le giornate passate insieme lassù su queste lisce placche argentate tra vittorie e sconfitte, laddove Ale e Sky non si sono mai arresi, ma semplicemente hanno saputo aspettare. Questa è Wu Wei!
Ale: A livello personale "Wu Wei" rappresenta per noi l’unione di forza, esperienza ed amicizia. Credo che ci sia un grande valore nel riuscire a trasmettere da una generazione alla successiva le proprie competenze, al pari di mettere a disposizione le proprie forze per spingere il limite un po' più in là. "Wu Wei" per noi è stato soprattutto questo, la ricerca costante dei nostri limiti fisici e mentali.
In definitiva "Wu Wei" è sicuramente la nostra via più bella e difficile, che speriamo diventi presto un riferimento per l’alta difficoltà in montagna su vie multipitch! Un in bocca al lupo e buon divertimento a tutti coloro che vorranno avventurarsi su questa bella via!