Nives Meroi, la montagna, gli 8000 e la fantasia

Intervista a Nives Meroi, l'alpinista italiana con tre 8000 all'attivo.
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Nives Meroi sul K2
Romano Benet
6/06/2000. Nives Meroi sarà già in Himalaya quando leggerete quest'intervista. Insieme al marito Romano Benet ed al solito affiatato gruppo di amici-alpinisti della spedizione Karakorum 2000, tenterà di salire l'inviolata parete del Gasherbrum II.

Così, a pochissimi giorni dalla partenza, l'unico modo di raggiungerla è stata una rapida intervista via e-mail.

Alpinista professionista, Nives viene presentata come l'italiana 'più alta'. Al suo attivo, infatti, oltre a molte altre salite nelle Alpi, soprattutto quelle Giulie, conta 3 vette oltre gli 8000m: Nanga Parbat, Shisha Pangma e Cho Oyu, quest'ultimi due realizzati nel giro di soli tre mesi e sempre senza ossigeno.

Un alpinismo interessante quello di Nives, per lei è estremamente importante il gruppo, la passione, agire secondo il proprio istinto, la fantasia non costretta da troppe regole e la semplicità...


Allora Nives, sei in partenza per un altro ottomila…
Si, ormai mancano pochissimi giorni. Il 7 giugno partiremo alla volta del versante nord del Gasherbrum II.

Facciamo un passo indietro, le Alpi Giulie, le montagne da dove hai cominciato, come le presenteresti a chi non le conosce e quali sono i tuoi ricordi (salite e non) più belli?
Sono montagne che per diversi motivi: storici, geografici, sono rimaste a lungo poco conosciute e frequentate. Ambienti affascinanti e ancora relativamente integri, che possono offrire un alpinismo quasi esplorativo, e non di semplice "consumo".
Difficile fare un elenco dei ricordi più belli; mi piace molto arrampicare sul Piccolo Mangart di Coritenza, mi piace andare in montagna d’inverno… proprio non saprei fare un elenco.

Poi i tuoi orizzonti si sono ampliati, Dolomiti, Sud America… com'è stato l'impatto con le 'altre' montagne e con le tue prime esperienze extraeuropee?
Un impatto naturale. Forse perché, abituati ad esplorare qui nelle Giulie, confrontarsi con ambienti nuovi e dimensioni diverse non ha cambiato il nostro modo di andare in montagna.

Per te, cosa c'è di bello e da salvare nell'alpinismo, quali gioie ti da?
Innanzitutto la mia idea di alpinismo è piuttosto ampia: spazia dagli ottomila alle Alpi, dalle arrampicate estive e invernali alle escursioni, fino ad una semplice corsa nei boschi. Mi piace pensare che possa anche essere un modo di esprimersi: libero e aperto alla fantasia.

C'è qualcosa invece che non sopporti? c'è mai stato un momento in cui volevi mollare tutto?
No, non ci ho mai pensato. Quando deciderò di non fare più spedizioni, continuerò ad arrampicare qui, quando smetterò di arrampicare, farò passeggiate. Se decidessi di mollare tutto vorrebbe dire che sono cambiata io.

Quanto conta il gruppo, il compagno di cordata?
Nelle nostre spedizioni non ci sono alpinisti di punta o alpinisti gregari. Siamo un gruppo di alpinisti che, insieme, opera per la realizzazione della salita. Ma siamo prima di tutto un gruppo di amici.
Io in più, ho la fortuna di poter condividere questa passione con Romano, mio marito, e così l’alpinismo diventa un aspetto della nostra vita insieme.

Ritornando al tuo percorso alpinistico, com'è cominciata la tua 'storia' con gli 8000?
E’ iniziata per caso e nel modo migliore che mi si potesse presentare: nel 1994 con una spedizione al versante nord del K2. Anche qui, un versante poco conosciuto e frequentato, dove siamo riusciti a salire fino a 8450 metri seguendo una via parzialmente nuova.

La tua prima volta in vetta ad un 8000 è stata al Nanga Parbat… quali sono le sensazioni che provi per questa montagna?
Non diverse da quelle che provo per il K2, o per l’Everest, o per le altre montagne. Certo la cima è importante, ma non è l’unica cosa che ricordo di una spedizione.

Tu non usi ossigeno e portatori d'alta quota, perché? Quanto conta per te lo stile con cui affronti una montagna e qual è, se c'è, il tuo modo di affrontare la montagna?
Innanzitutto cerchiamo di rispettare gli ambienti, i paesi e le genti di cui siamo ospiti. Per il resto non usiamo ossigeno, né portatori d’alta quota, lasciamo i campi sempre puliti ( per quanto la presenza umana possa non sporcare); ma non per questo siamo degli "integralisti": quando ci muoviamo solo in due, Romano ed io, possiamo anche partire dal campo base con il materiale nello zaino e salire la parete in stile alpino, ma quando siamo insieme ad altri l’integrità del gruppo è la cosa più importante e se questo vuol dire mettere giù qualche spezzone di corda fissa, va bene (peraltro il minimo indispensabile, un giusto compromesso fra la necessità di sicurezza e quella di non esaurire tutte le energie prima del tentativo per la cima).

Credi che l'alpinismo debba avere delle regole?
Ciascuno vive l’alpinismo, come ogni attività umana, dall’interno del proprio orizzonte psicologico, emotivo, culturale ed è evidente quindi che ciascuno va in montagna con un diverso atteggiamento e una diversa finalità.
Un labirinto di regole sempre più ferree (e alla fine sempre meno rispettate) non farebbe altro che far perdere di vista quella che è l’essenza stessa dell’alpinismo: la fantasia.

Quando una salita rappresenta un'exploit alpinistico, puoi farmi qualche esempio…
La prima salita del Broad Peak di Buhl e Diemberger, la traversata dell’Annapurna di E. Loretan, il concatenamento del GI e del GII di Messner e Hans kammerlander, la solitaria di Messner all’Everest… Grandi imprese nate da grandi idee, o meglio da grandi sogni, che hanno aperto nuove strade e dato nuove possibilità allo sviluppo dell’alpinismo.

Come è nata l'idea di salire in successione velocissima lo Shisha Pangma e il Cho Oyu?
Per caso. Come ogni volta, un giorno ci è balenata l’idea e da lì abbiamo provato a realizzarla.

E' stato un 'periodo magico' o cosa…
No, perché?! E’ stato un periodo normale, come tutti gli altri.

Una o due cose assolutamente da non fare quando si affronta un 8000?
Non sottovalutarlo.

Ti alleni in maniera particolare per affrontarli?
No, l’acclimatamento lo puoi fare solo là, quindi qui il mio allenamento consiste semplicemente nel continuare ad andare in montagna.

Non volevo fartela, ma tanto perché tu non perda l'abitudine a questa domanda: com'è la 'vita' di una donna alpinista?
Uguale a quella di un uomo alpinista, se l’uomo alpinista non ha bisogno di (ri)marcare il territorio per segnalare il suo predominio. La mia esperienza è positiva, condivido questa passione con Romano e con un gruppo di amici con i quali, senza perdere tempo ed energie in sfide e beghe di campo base è possibile concentrarsi esclusivamente sulla salita.
Siamo ovviamente diversi: fisicamente, psicologicamente, ma la meta e la passione sono le stesse.


SCHEDA NIVES MEROI
nata a Bergamo nel 1961
alpinista professionista

Le principali salite degli ultimi anni
Attivita’ extraeuropea
1989
Ande Peruviane, salita al Nevado Chopikalqui m.6400
1994 K2 versante N-O, via nuova fino a quota 8450 quota più alta per una donna italiana
1995 Garwal Indiano, Bhagirathi 2 m.6450, via nuova alla parete N, via normale alla parete E
1996 Everest m.8848 versante N, via Mallory fino a quota 8000 ca., rinuncia per il maltempo
1998 Nanga Parbat m.8125, via Kinshofer, prima donna italiana
1999 Shisha Pangma mt.8046
1999 Cho Oyu mt. 8202

Attività nelle Alpi
Mangart
cima Ponza Grande
via ‘si pensava’ diff.5 m.200 con Romano Benet - via nuova
cima Ponza
via ‘Aina’ diff.7- m.350 con Romano Benet - via nuova
cima Veunza
via ‘Piussi al pilastro’ diff.6 m.600 con Romano Benet
via ‘Lello’ diff.6+ m.650 con Romano Benet - via nuova
cima Coritenza
via ‘Mihelic’ diff. 6 m.800 con Romano Benet
via ‘Piussi al pilastro’ diff.6+ m.800 con Romano Benet e prima invernale con Romano Benet e Alberto Busettini
via ‘Lomasti’ diff.6+ m.800 con Romano Benet
via ‘Flamingo’ diff.6 m.800 con Peter Podgornik - via nuova
via ‘Herzog’ diff. 6+ m.800 con Romano Benet
via ‘Mazzilis Vuerich’ diff.7- m.900 con Romano Benet
cima Veunza
via ‘Piussi alla parete" diff. 6+ m.500 con Romano Benet
via ‘Croce bianca’ diff.5+ m.500 con Romano Benet

Velebit
cima Anica Kuk
via ‘Forma Viva’ diff. 7 m.300 con Romano Benet
via ‘Angel’s route’ diff.6 m.300 con Romano Benet
via ‘Velebit’ diff.6 m.350 con Romano Benet
via ‘Klin’ diff.8- m.350 con Romano Benet
via ‘Funkcija’ diff. 6+ m.350 con Romano Benet
via ‘Albatros’ diff. 7+ m.350 con Romano Benet
via ‘Bears on Toast’ diff.8 m.200 con Romano Benet
via ‘Rayna’ diff.8 m.350 con Romano Benet
via ‘Welcome … ’ diff.9- m.350 con Romano Benet
via ‘Living legend’ diff.9- m.250 con Romano Benet
via 'Subara' diff.6c/ A1 mt.350 con Romano Benet
via 'El condor pasa' diff. 7-/A1 mt.350 con Romano Benet

Jof Fuart
Ago di Villaco
via Piussi diff.6° m. 200 con Romano Benet
cima di Riofreddo
via ‘Comici’ diff.6- m. 600 con Romano Benet
Madre dei Camosci
via ‘Deye Peters’ diff.6 m.500 con Romano Benet
via ‘Angelina’ diff.7+ m.250 con Romano Benet - via nuova
Cengia degli Dei
lunghezza 7km disl. 1000 mt 1^ invernale

Riobianco
cima della Scala
via Sud diff. 5+ m.250 con Romano Benet - via nuova

Cavallo
cima Pricot
via ‘Lomasti Vuerich’ diff.6 m. 250 con Romano Benet
via ‘Di Marco’ diff.6- m.400 con Romano Benet

Tricorno
Osebenik
via ‘Gorska Roza’ diff.8+ m.400 con Romano Benet
via ‘Arlecchino servitore di due padroni’ diff.8 - m. 400 con Romano Benet

Traunik
via ‘Aschembrenner’ diff.6+ m.700 con Romano Benet

Avastolt
via ‘Enza e Fabio’ diff.7- m.600 con Romano Benet

Tauri
Grossglokner
via ‘couloir sudvand’ diff. 4 – 60° m.500 con Romano Benet
Glocknervand
via ‘Nives’ diff. 60-70° m.500 in solitaria

Civetta
Torre di Valgrande
via ‘Carlesso’ diff.7+ m.500 con Romano Benet
via ‘Delle guide’ diff.7- m.250 con Romano Benet
Torre Venezia
via ‘Da Pozzo’ diff.5+ m260 con Romano Benet

Bosconero
Rocchetta alta
via ‘Strobel’ diff.7 m.600 con Romano Benet

Tofana di Rozes
Pilastro
via ‘Costantini Apollonio’ diff.7 m.600 con Romano Benet
via ‘Costantini Ghedina’ diff.5+ m.400 con Romano Benet

Fanes
Scotoni
via ‘Lacedelli Ghedina’ diff.8- m.400 con Romano Benet

Tre Cime di Lavaredo
Cima Ovest
via ‘Hasse Brandler’ diff.8+ A3 m.500 con Romano Benet
Cima Piccola
via ‘Spigolo Giallo’ diff.6+ m.350 con Romano Benet

Pomagagnon
Punta Fiammes
via ‘Paolo Redaelli’ diff.7 A1 m.400 con Romano Benet

Pale di S.Martino
Pala del Rifugio
via ‘Frisch - Corradini’ diff. 6 m.700 con Romano Benet

Valle di Sarca
Colodri
via ‘Zanzara e Labbradoro’ diff.8 m.250 con Romano Benet

Monte Bianco
via ‘Innominata’ diff. D m.1350 con Romano Benet
varie salite di cascate ghiacciate con difficoltà fino al 6°
Note: Le Giulie
Ambienti affascinanti e ancora relativamente integri, che possono offrire un alpinismo quasi esplorativo, e non di semplice "consumo".

Alpinismo
Innanzitutto la mia idea di alpinismo è piuttosto ampia: spazia dagli ottomila alle Alpi, dalle arrampicate estive e invernali alle escursioni, fino ad una semplice corsa nei boschi. Mi piace pensare che possa anche essere un modo di esprimersi: libero e aperto alla fantasia.

Il gruppo
Nelle nostre spedizioni non ci sono alpinisti di punta o alpinisti gregari. Siamo un gruppo di alpinisti che, insieme, opera per la realizzazione della salita. Ma siamo prima di tutto un gruppo di amici. Io in più, ho la fortuna di poter condividere questa passione con Romano, mio marito, e così l’alpinismo diventa un aspetto della nostra vita insieme.

Le regole
Ciascuno vive l’alpinismo, come ogni attività umana, dall’interno del proprio orizzonte psicologico, emotivo, culturale ed è evidente quindi che ciascuno va in montagna con un diverso atteggiamento e una diversa finalità.
Un labirinto di regole sempre più ferree (e alla fine sempre meno rispettate) non farebbe altro che far perdere di vista quella che è l’essenza stessa dell’alpinismo: la fantasia.

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