Il sogno di Ueli Steck
A volte ciò che è stato, ciò che siamo, e ciò che sarà si palesano allo stesso tempo. O meglio forse è la nostra natura profonda che alle volte, superando i limiti di tempo, si mostra qual è, senza veli. E’ per questo che vi riproponiamo la nostra intervista a Ueli Steck in occasione del Piolet d’Or 2005. Allora la piccozza d’oro fu assegnata agli statunitensi Steve House e Vincent Anderson - Ueli l’avrebbe ricevuta successivamente nel 2009 per la salita del Tengkampoche insieme a Simon Anthamatten e poi nel 2014 per la salita della sud dell’Annapurna - quella volta invece Ueli era stato nominato per la sua straordinaria corsa sul Cholatse (6440m), Tawoche (6505m) e Ama Dablam (fino a 5900m). Già all’epoca, l’allora 30enne alpinista svizzero era straordinariamente veloce. Anche quella volta era emerso per una solitaria - anzi, tre solitarie - assolutamente fuori dalle righe. Sono passati oltre 10 anni da quell’incontro, ma a nostro avviso questa testimonianza racchiude per certi versi tutti gli aspetti che hanno fatto di Ueli la persona e l’alpinista che abbiamo conosciuto. Ueli, come tutti sanno, è scomparso domenica scorsa sul Nuptse. E a noi sembra importante ricordare quel magnifico sogno di cui ci aveva parlato molti anni fa…
Grenoble, 10 febbraio 2006
Ha occhi intensi, intelligenti e guizzanti, Ueli Steck. E' uno "scricciolo" ma, chissà perchè, mi dà l'impressione di potenza, di forza. Non nasconde il lato "egoista" dell'alpinismo, Ueli. Ma la sua è una passione che vale tutta la vita: non può proprio fare a meno di salire (ma anche di "vivere") le montagne, non può rinunciare a farlo. E ama salire da solo: dà il meglio di sé quando deve badare a se stesso. E' egoismo questo? Forse, ma a guardare i suoi occhi, da come ti sorride, è qualcos'altro che colpisce... Ueli è energia pura, simpatica e coinvolgente energia!
Ueli cos'è stata la cosa più bella del tuo Kumbu Express?
L'essere solo a dover fare le scelte, questo mi ha dato concentrazione e ha dato peso alle mie azioni. Quando sei con un compagno scarichi su di lui parte della responsabilità. Quando sei solo non puoi farlo. A me piace questa condizione di decidere di me stesso.
Non è una posizione egoista?
Sì, in parte lo è, ma l'alpinista è un egoista!
Spiegati meglio...
Per fare le cose, le salite, che ti impegnano al massimo devi volerle in modo forte, sopra ogni altra cosa… altrimenti non le fai, non le farai mai.
Tu sei così?
Sono una testa dura: quando mi pongo un obiettivo vado dritto per la mia strada e niente può fermarmi. Almeno questo è l'atteggiamento che tengo.
Questo in montagna, ma nella vita di tutti i giorni come funziona?
La montagna e l'alpinismo sono la mia vita. Capisco magari che non è facile vivere con me… ma è una passione troppo forte: è la montagna la mia vita…
Hai un sogno ricorrente, parlo di sogni veri quelli che si fanno a letto?
Certo, molte volte prima di addormentarmi spesso “sogno” una parete di 4000 metri, su un ottomila… Una parete dove c'è tutto: roccia, misto, ghiaccio, e sogno di salirla all'infinito, arrampicando e muovendomi in maniera perfetta, con piacere. E' bellissimo…
Ma la motivazione di tutto questo è essere/diventare l'alpinista più forte?
No, sicuramente no. L'alpinista più forte del mondo non esiste! Certamente ci sono tanti alpinisti bravi, forti, certo più di uno… ed è anche sicuro che a me fa piacere essere considerato tra questo gruppo.
Una domanda d'obbligo per un “solitario”: qual è il tuo rapporto con il rischio, la paura?
La paura, temere una parete o una salita, può essere una condizione del prima, dell'attesa. Ma poi, quando attacchi, quando sali non devi avere più dubbi ed esitazioni. Quando sali devi fare le scelte giuste e credere nelle tue scelte. Se cominci ad essere dubbioso o metti in discussioni le tue scelte quello è il momento di scendere, di rinunciare alla salita e anche questa è una decisione in cui devi credere e accettare come la più giusta per te in quel momento.
Ti è mai successo di rinunciare perché hai messo in dubbio le tue capacità di riuscire?
No, per fortuna per ora no…
Sei felice? Ti dà felicità questo totalizzante modo di vivere la montagna e l'alpinismo?
Moltissimo, ripeto: per ora è tutta la mia vita.
Che musica associ a questo tuo stare in montagna?
Nessuna, quando arrampico la sola musica è quella della natura, della montagna che mi sta attorno. Amo ascoltare musica, ma mi piace farlo nei momenti di relax…
Cos'è importante nel tuo alpinismo?
Per me è molto importante scegliere il modo con cui si va in montagna. Devi cercarlo e sceglierlo. E deve essere “giusto” per te, insomma. E poi è importante stare lì, su quella scelta sperimentarla e praticarla.
KHUMBU EXPRESS, Nepal.
Ueli Steck (CH).
Concatenamento in solitaria: parete nord del Cholatse (6440m) per una via di 1600m e difficoltà M6; parete est del Tawoche (6505m) per una via di 1500m; parete nord ovest dell'Ama Dablam (fino a 5900m).
di Vinicio Stefanello (traduzione Betta Gobbi)