Fabio Meraldi, di corsa sulla montagna più alta
Everest speed expedition: intervista a Fabio Meraldi, prima della partenza per l'Everest.
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Everest speed expedition
Ufficio Stampa Everest Speed Expedtion
Dal Campo base e ritorno passando per gli 8850m del tetto del mondo in meno di 24 ore. La prima salita e discesa in giornata, naturalmente senza ossigeno supplementare. Questo è l’obiettivo di Fabio Meraldi, a 50anni esatti dalla prima salita di Norgay Tenzing e Edmund Hillary. Un progetto semplice e grande. Ambizioso e difficile. Basta dire che la tabella di “marcia” prevede la discesa, dagli 8850m della cima ai 5350m del Campo base, in 6 ore! Con lui ci sarà anche Manuela Di Centa, un nome che non ha bisogno di presentazioni. Anche l’olimpionica dello sci di fondo ha un grande obiettivo: ancora nessuna italiana è arrivata in vetta all’Everest.
Dalla loro avranno un team di 5 alpinisti e 5 sceltissimi sherpa. Materiali leggerissimi e all’avanguardia. Scarpe “spaziali”, mai viste a 8000 metri. Ma, si sa, parlare “prima” di una spedizione, con la cima ancora lontana, è sempre difficile. E questi sono (solo) numeri…
Certo avranno bisogno di un grande “motore”, e sappiamo che entrambi ne sono stati generosamente dotati da madre natura. Sono dei “campioni”, è fuor di dubbio. Ma anche a loro “l’aria sottile” degli 8000 richiederà molto di più. Avranno bisogno di tenacia, passione, dovranno saper “soffrire”. Avranno bisogno di “sentire” la montagna. Dovranno mettere in gioco quel grande “cuore” di alpinista di cui ci ha parlato Fabio Meraldi in quest’intervista.
Fabio, salita e discesa dell´Everest in 24 ore, senza ossigeno, da quando ti frulla per la testa quest'idea?
Potrei dire da quando sono nato, a Madonna dei Monti. Un piccolo paese di montagna nel Parco nazionale dello Stelvio, in alta Valtellina. Da bambino ero uno dei tanti pastorelli della valle. Allora la fatica si concepiva solo come lavoro. Non era pensabile salire la montagna per divertimento, sarebbe stato "sprecare" fatica inutilmente. Ma qualcosa lì in alto mi attraeva. Così ho cominciato a salire per curiosità, per vedere cosa c’era oltre il dosso. Mi sporgevo dal precipizio per scoprire cosa c'era sotto. Salivo in cima per guardare dall’altra parte. E l’Everest lo vedevo sui libri. Era irraggiungibile, era la montagna più alta. E’ stato questo l’inizio della mia passione.
Poi la storia è continuata…
Sì, a vent'anni, come Guida alpina, la montagna è diventata la mia passione e insieme il mio lavoro. E' così che finalmente ho cominciato ad apprezzarla e capirla. Adesso abito in montagna, e ci vado perché lo voglio e mi dà gioia. Prima era solo il lavoro di un ragazzo, e quasi un’imposizione: le pecore, le capre, le mucche dovevano per forza mangiare tutti i giorni.
Ritorniamo al tuo progetto, all'Everest
Partiamo per questa spedizione come si parte per un sogno. Il mio sogno di salire e scendere dalla cima in 24 ore, ma anche quello di Manuela Di Centa che si è lasciata conquistare dall'Everest e tenterà la vetta. Manuela è un personaggio unico, mi ha aiutato tantissimo. Insieme agli altri alpinisti del team, documenterà la mia avventura e la sua avventura. Un’avventura vera, visto che nessuna italiana è mai salita in cima all’Everest.
Quanto è importante questo tentativo...
Sull’Everest c’è quello che ho sempre sognato da bambino, ma è anche la montagna più “comunicativa”, un simbolo. Per questo il nostro obiettivo più grande, oltre a raggiungere la cima, è di far parlare delle nostre montagne, della mia Valle, attraverso il tetto del mondo.
Proprio quest’anno si festeggiano i 50 anni dalla 1a salita di Tenzing e Hillary e i 30 dalla prima salita italiana…
Per questo lassù ci sarà tutto il mondo. E noi, anche se mi aspettavo il contrario, saremo gli unici italiani.
Insomma ci sarà un gran "traffico" di alpinisti
Moltissimi! Il governo nepalese ha dato il permesso di salita a 35 spedizione, e 13 sono già arrivate al campo base. C’è anche un alpinista americano che tenterà di salirla come me, il più velocemente possibile. Ci confronteremo e spero che diventeremo amici. Da alpinista sono felice di esserci. Sarò di fronte a tutti. Così tutti potranno documentare quello che succederà. Saranno due mesi di montagna e di vita vera.
Spedizioni commerciali, rifiuti, l’Everest è nell’occhio del ciclone e delle polemiche
E’ vero. Ma si deve essere sinceri, si deve anche dire chiaramente che per andare su un 8000 o si è miliardari o bisogna farsi aiutare dagli sponsor. Noi siamo sponsorizzati. Ma questo non influenza la nostra “etica”. Anzi, ci dà l’opportunità di comunicare un modo e un’etica di andare in montagna, anche sugli 8000, in maniera “pulita”, con un impatto sull’ambiente minimo. Pur con un grande obiettivo, infatti, siamo una mini-spedizione: 7 alpinisti e 4 sherpa straordinari (uno è stato in cima all’Everest per ben 8 volte mentre un altro 5). Porteremo circa 600 kg di carico, l’essenziale, per portare via tutto e non lasciare segni sulla montagna. Il nostro campo base usufruirà di energia alternativa: eolica e solare.
La montagna più alta di "corsa"… non è un controsenso
E’ l’istinto che mi ha portato verso la “corsa”, è la mia natura. Per questo, anche sull’Everest, la cosa più giusta per me è salire e scendere in velocità. Cinquant’anni fa sarebbe stato impossibile salire senza ossigeno, poi è arrivata la grande rivoluzione di Messner e Habeler che hanno dimostrato il contrario. Voglio tentare la mia salita e discesa in meno di 24 ore non per lasciare un “segno”, ma perché sento che questa è la mia evoluzione.
Come è nata questa tua passione per la "velocità in montagna"
Negli anni ‘90; me l’ha trasmessa Marino Giacometti una persona che aveva una mentalità diversa di salire le montagne. Lui credeva veramente ad un progetto di evoluzione: andare in montagna correndo. Così ho cominciato a salire di corsa sulle nostre montagne della Valtellina, poi sulle grandi montagne italiane come il Monte Bianco e il Monte Rosa, ma anche in Sud America, Africa, Tibet…
In montagna sempre di corsa?
Se devo essere sincero preferisco andar “piano”, perché… non mi devo allenare. Con i clienti ad esempio, mi piace salire ad un ritmo “normale. Ma la libertà che provo quando vado veloce è una cosa veramente straordinaria. E’ difficile spiegarlo… E’ un benessere totale, dentro ad un mondo grandissimo che mi fa sentire piccolo.
Come ti sei allenato per questo progetto
Potrei dire che mi alleno tutti i giorni, due volte al giorno, parlare dei cicli di “ripetute”… ma queste cose si sanno. In realtà l’allenamento vero è essere nato e vissuto in una montagna semplice, normale. Poi per avvicinarsi all’alta quota bisogna avere soprattutto la modestia di capire che noi siamo di passaggio in questo mondo, tanto più in montagna e soprattutto in alta quota. Siamo un numerino, un niente…
Cosa vuol dire “correre” a 8000 metri
Correre sarà molto difficile, anzi sarà impossibile. Preferisco parlare di salire in velocità. Ho corso fino ai 6000 metri, e a 7000 metri in discesa. Ma in realtà correre a quelle quote, oltre che molto difficile, non è conveniente. Quello che cercherò di fare sarà salire senza fermarmi. Senza i “classici” dieci passi e riposo degli ottomila metri, un obiettivo semplice a dirsi… ma “terribile” da mettere in pratica.
E le sensazioni della “velocità” in quota…
Andare in velocità dopo gli 8000 metri vuol dire sentire il cuore e la testa che ti portano verso l’alto. Non devi essere il più forte, non è l’allenamento, non è essere atleti: è solamente la testa, la montagna, te stesso che ti lasciano andare verso l’alto. Possono averti fatto tutti i test del mondo ma non c’è niente da fare: sopra gli 8000 metri è solo la “genetica” che uno ha che ti fa proseguire. La testa porta veramente verso l’alto il corpo. Io mi lascio portare, mi lascio trascinare verso l’alto e, neanche a farlo apposta, tante volte riesco ad andare anche veloce…
Cosa ti aspetti?
Sarà solo l’Everest, se vorrà, a lasciarmi salire. Non si può dire: “vado, salgo, scendo in 24 ore”, questo è solo il mio progetto, ma poi sarà la montagna a lasciarmi salire e scendere con questa velocità. Quando sarò lì lo sentirò: la montagna parla, basta saperla ascoltare. E’ l’unica cosa di cui sono sicuro, perché le parole delle persone sono belle ma sono parole, la montagna invece non ha bisogno di parole bisogna solo sentire quello che ci dice. Alla fine sarà lei che deciderà tutto.
Psicologicamente come affronti quest’impegno?
Non provo paura, né ho la sensazione di fare una cosa straordinaria. Mi sento una persona tranquilla; non solo semplice: di più. Un professionista che ha sempre cercato di salire le montagne nel modo più naturale. Pur preparato, pur affrontandola con la migliore attrezzatura mi avvicino all’Everest come un principiante, con rispetto..
Prova ad immaginarti in vetta: girerai subito i tacchi per scendere entro le 24 ore?
Mia nonna mi diceva sempre: “Segui l’istinto, le cose si fanno da sole se devono nascere”. Se ci arriverò in cima all’Everest, non so proprio cosa farò. Sicuramente penserò alla discesa, perché la cima non è mai la fine di un’ascensione. Poi magari starò lassù un’ora, o 10 minuti, non lo so.
A pochi giorni dalla partenza cosa desideri di più
Fino ad ora sono stato immerso nei preparativi, e la montagna è stata lontana. Solo adesso, a pochi giorni dalla partenza, comincio a sentirla, a pensare all'Everest. Sinceramente non vedo l’ora di “staccare” da questo mondo di parole. Ho voglia di tornare alla tranquillità dei miei pensieri, di esprimermi fisicamente, e ritrovare la montagna.
Fabio Meraldi
Guida alpina. fortissimo skyrunner e scialpinista. Nato a Valfurva (SO) nel 1965.
Va ricordata la sua salita in 12 ore dello Shisha Pangma (8013m - Tibet) e il record di salita e discesa dell’Aconcagua (6963m - Argentina), in 4h50’. La salita e discesa del Monte Bianco da Courmayeur in 6h45'. il Monte Rosa da Alagna in 4h24' (6.720m di dislivello); L'Adamello da Temù in 5h05’. Cima Tofane e ritorno da Cortina in 3h08’. Le pareti nord di Tresero-Pedranzini-Dosegù-S Matteo in 6h. Tra le sue vittorie nelle competizioni di scialpinismo: Pierra Menta (10 vittorie), Trofeo Mezzalama, Sellaronda Skimarathon (6 vittorie).
Manuela di Centa
Conduttrice TV, giornalista, olimpionica di sci di fondo; 14 medaglie; 2 coppe del mondo; 22 titoli italiani; dirigente sportiva MAZ; membro della giunta CONI; membro della Commissione atleti CIO (Commissione Internazionale Olimpica).
Team
Fabio Meraldi alpinista, Manuela Di Centa alpinista, Manuel Lugli alpinista capo spedizione, Oskar Piazza alpinista capo cameraman, Silvano Odasso alpinista cameraman, Dave Rasmussen alpinista cameraman/regista, Filippo Sala alpinista responsabile progetto Energia, Pino Leoni regista, Paola Pozzi logistica campo base. Staff 1 Medico, 5 Sherpa di alta quota, 1 cuoco, 1 aiuto cuoco, 1 sirdar capo sherpa, Everest speed expedition
Dalla loro avranno un team di 5 alpinisti e 5 sceltissimi sherpa. Materiali leggerissimi e all’avanguardia. Scarpe “spaziali”, mai viste a 8000 metri. Ma, si sa, parlare “prima” di una spedizione, con la cima ancora lontana, è sempre difficile. E questi sono (solo) numeri…
Certo avranno bisogno di un grande “motore”, e sappiamo che entrambi ne sono stati generosamente dotati da madre natura. Sono dei “campioni”, è fuor di dubbio. Ma anche a loro “l’aria sottile” degli 8000 richiederà molto di più. Avranno bisogno di tenacia, passione, dovranno saper “soffrire”. Avranno bisogno di “sentire” la montagna. Dovranno mettere in gioco quel grande “cuore” di alpinista di cui ci ha parlato Fabio Meraldi in quest’intervista.
Fabio, salita e discesa dell´Everest in 24 ore, senza ossigeno, da quando ti frulla per la testa quest'idea?
Potrei dire da quando sono nato, a Madonna dei Monti. Un piccolo paese di montagna nel Parco nazionale dello Stelvio, in alta Valtellina. Da bambino ero uno dei tanti pastorelli della valle. Allora la fatica si concepiva solo come lavoro. Non era pensabile salire la montagna per divertimento, sarebbe stato "sprecare" fatica inutilmente. Ma qualcosa lì in alto mi attraeva. Così ho cominciato a salire per curiosità, per vedere cosa c’era oltre il dosso. Mi sporgevo dal precipizio per scoprire cosa c'era sotto. Salivo in cima per guardare dall’altra parte. E l’Everest lo vedevo sui libri. Era irraggiungibile, era la montagna più alta. E’ stato questo l’inizio della mia passione.
Poi la storia è continuata…
Sì, a vent'anni, come Guida alpina, la montagna è diventata la mia passione e insieme il mio lavoro. E' così che finalmente ho cominciato ad apprezzarla e capirla. Adesso abito in montagna, e ci vado perché lo voglio e mi dà gioia. Prima era solo il lavoro di un ragazzo, e quasi un’imposizione: le pecore, le capre, le mucche dovevano per forza mangiare tutti i giorni.
Ritorniamo al tuo progetto, all'Everest
Partiamo per questa spedizione come si parte per un sogno. Il mio sogno di salire e scendere dalla cima in 24 ore, ma anche quello di Manuela Di Centa che si è lasciata conquistare dall'Everest e tenterà la vetta. Manuela è un personaggio unico, mi ha aiutato tantissimo. Insieme agli altri alpinisti del team, documenterà la mia avventura e la sua avventura. Un’avventura vera, visto che nessuna italiana è mai salita in cima all’Everest.
Quanto è importante questo tentativo...
Sull’Everest c’è quello che ho sempre sognato da bambino, ma è anche la montagna più “comunicativa”, un simbolo. Per questo il nostro obiettivo più grande, oltre a raggiungere la cima, è di far parlare delle nostre montagne, della mia Valle, attraverso il tetto del mondo.
Proprio quest’anno si festeggiano i 50 anni dalla 1a salita di Tenzing e Hillary e i 30 dalla prima salita italiana…
Per questo lassù ci sarà tutto il mondo. E noi, anche se mi aspettavo il contrario, saremo gli unici italiani.
Insomma ci sarà un gran "traffico" di alpinisti
Moltissimi! Il governo nepalese ha dato il permesso di salita a 35 spedizione, e 13 sono già arrivate al campo base. C’è anche un alpinista americano che tenterà di salirla come me, il più velocemente possibile. Ci confronteremo e spero che diventeremo amici. Da alpinista sono felice di esserci. Sarò di fronte a tutti. Così tutti potranno documentare quello che succederà. Saranno due mesi di montagna e di vita vera.
Spedizioni commerciali, rifiuti, l’Everest è nell’occhio del ciclone e delle polemiche
E’ vero. Ma si deve essere sinceri, si deve anche dire chiaramente che per andare su un 8000 o si è miliardari o bisogna farsi aiutare dagli sponsor. Noi siamo sponsorizzati. Ma questo non influenza la nostra “etica”. Anzi, ci dà l’opportunità di comunicare un modo e un’etica di andare in montagna, anche sugli 8000, in maniera “pulita”, con un impatto sull’ambiente minimo. Pur con un grande obiettivo, infatti, siamo una mini-spedizione: 7 alpinisti e 4 sherpa straordinari (uno è stato in cima all’Everest per ben 8 volte mentre un altro 5). Porteremo circa 600 kg di carico, l’essenziale, per portare via tutto e non lasciare segni sulla montagna. Il nostro campo base usufruirà di energia alternativa: eolica e solare.
La montagna più alta di "corsa"… non è un controsenso
E’ l’istinto che mi ha portato verso la “corsa”, è la mia natura. Per questo, anche sull’Everest, la cosa più giusta per me è salire e scendere in velocità. Cinquant’anni fa sarebbe stato impossibile salire senza ossigeno, poi è arrivata la grande rivoluzione di Messner e Habeler che hanno dimostrato il contrario. Voglio tentare la mia salita e discesa in meno di 24 ore non per lasciare un “segno”, ma perché sento che questa è la mia evoluzione.
Come è nata questa tua passione per la "velocità in montagna"
Negli anni ‘90; me l’ha trasmessa Marino Giacometti una persona che aveva una mentalità diversa di salire le montagne. Lui credeva veramente ad un progetto di evoluzione: andare in montagna correndo. Così ho cominciato a salire di corsa sulle nostre montagne della Valtellina, poi sulle grandi montagne italiane come il Monte Bianco e il Monte Rosa, ma anche in Sud America, Africa, Tibet…
In montagna sempre di corsa?
Se devo essere sincero preferisco andar “piano”, perché… non mi devo allenare. Con i clienti ad esempio, mi piace salire ad un ritmo “normale. Ma la libertà che provo quando vado veloce è una cosa veramente straordinaria. E’ difficile spiegarlo… E’ un benessere totale, dentro ad un mondo grandissimo che mi fa sentire piccolo.
Come ti sei allenato per questo progetto
Potrei dire che mi alleno tutti i giorni, due volte al giorno, parlare dei cicli di “ripetute”… ma queste cose si sanno. In realtà l’allenamento vero è essere nato e vissuto in una montagna semplice, normale. Poi per avvicinarsi all’alta quota bisogna avere soprattutto la modestia di capire che noi siamo di passaggio in questo mondo, tanto più in montagna e soprattutto in alta quota. Siamo un numerino, un niente…
Cosa vuol dire “correre” a 8000 metri
Correre sarà molto difficile, anzi sarà impossibile. Preferisco parlare di salire in velocità. Ho corso fino ai 6000 metri, e a 7000 metri in discesa. Ma in realtà correre a quelle quote, oltre che molto difficile, non è conveniente. Quello che cercherò di fare sarà salire senza fermarmi. Senza i “classici” dieci passi e riposo degli ottomila metri, un obiettivo semplice a dirsi… ma “terribile” da mettere in pratica.
E le sensazioni della “velocità” in quota…
Andare in velocità dopo gli 8000 metri vuol dire sentire il cuore e la testa che ti portano verso l’alto. Non devi essere il più forte, non è l’allenamento, non è essere atleti: è solamente la testa, la montagna, te stesso che ti lasciano andare verso l’alto. Possono averti fatto tutti i test del mondo ma non c’è niente da fare: sopra gli 8000 metri è solo la “genetica” che uno ha che ti fa proseguire. La testa porta veramente verso l’alto il corpo. Io mi lascio portare, mi lascio trascinare verso l’alto e, neanche a farlo apposta, tante volte riesco ad andare anche veloce…
Cosa ti aspetti?
Sarà solo l’Everest, se vorrà, a lasciarmi salire. Non si può dire: “vado, salgo, scendo in 24 ore”, questo è solo il mio progetto, ma poi sarà la montagna a lasciarmi salire e scendere con questa velocità. Quando sarò lì lo sentirò: la montagna parla, basta saperla ascoltare. E’ l’unica cosa di cui sono sicuro, perché le parole delle persone sono belle ma sono parole, la montagna invece non ha bisogno di parole bisogna solo sentire quello che ci dice. Alla fine sarà lei che deciderà tutto.
Psicologicamente come affronti quest’impegno?
Non provo paura, né ho la sensazione di fare una cosa straordinaria. Mi sento una persona tranquilla; non solo semplice: di più. Un professionista che ha sempre cercato di salire le montagne nel modo più naturale. Pur preparato, pur affrontandola con la migliore attrezzatura mi avvicino all’Everest come un principiante, con rispetto..
Prova ad immaginarti in vetta: girerai subito i tacchi per scendere entro le 24 ore?
Mia nonna mi diceva sempre: “Segui l’istinto, le cose si fanno da sole se devono nascere”. Se ci arriverò in cima all’Everest, non so proprio cosa farò. Sicuramente penserò alla discesa, perché la cima non è mai la fine di un’ascensione. Poi magari starò lassù un’ora, o 10 minuti, non lo so.
A pochi giorni dalla partenza cosa desideri di più
Fino ad ora sono stato immerso nei preparativi, e la montagna è stata lontana. Solo adesso, a pochi giorni dalla partenza, comincio a sentirla, a pensare all'Everest. Sinceramente non vedo l’ora di “staccare” da questo mondo di parole. Ho voglia di tornare alla tranquillità dei miei pensieri, di esprimermi fisicamente, e ritrovare la montagna.
Fabio Meraldi
Guida alpina. fortissimo skyrunner e scialpinista. Nato a Valfurva (SO) nel 1965.
Va ricordata la sua salita in 12 ore dello Shisha Pangma (8013m - Tibet) e il record di salita e discesa dell’Aconcagua (6963m - Argentina), in 4h50’. La salita e discesa del Monte Bianco da Courmayeur in 6h45'. il Monte Rosa da Alagna in 4h24' (6.720m di dislivello); L'Adamello da Temù in 5h05’. Cima Tofane e ritorno da Cortina in 3h08’. Le pareti nord di Tresero-Pedranzini-Dosegù-S Matteo in 6h. Tra le sue vittorie nelle competizioni di scialpinismo: Pierra Menta (10 vittorie), Trofeo Mezzalama, Sellaronda Skimarathon (6 vittorie).
Manuela di Centa
Conduttrice TV, giornalista, olimpionica di sci di fondo; 14 medaglie; 2 coppe del mondo; 22 titoli italiani; dirigente sportiva MAZ; membro della giunta CONI; membro della Commissione atleti CIO (Commissione Internazionale Olimpica).
Team
Fabio Meraldi alpinista, Manuela Di Centa alpinista, Manuel Lugli alpinista capo spedizione, Oskar Piazza alpinista capo cameraman, Silvano Odasso alpinista cameraman, Dave Rasmussen alpinista cameraman/regista, Filippo Sala alpinista responsabile progetto Energia, Pino Leoni regista, Paola Pozzi logistica campo base. Staff 1 Medico, 5 Sherpa di alta quota, 1 cuoco, 1 aiuto cuoco, 1 sirdar capo sherpa, Everest speed expedition
Note:
La "tabella di marcia"
16,00 Partenza CB
02.00 Colle Sud 7950m
10.00 Vetta 8850m
16.00 Campo Base
16,00 Partenza CB
02.00 Colle Sud 7950m
10.00 Vetta 8850m
16.00 Campo Base
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