Dave Graham

Dagli States a Fontainebleau: intervista a Dave Graham, uno dei climbers più forti della nuova generazione.
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Dave Graham in arrampicata a Fontainebleau
Roberto Fioravanti

Al Maxximo
Fontainebleau. Avevamo un appuntamento per il giorno successivo, per cui venerdì sono andato a fare un giro tra le magnifiche strutture del “Cul de Chien”, il magnifico prosciutto conficcato nella sabbia, il tetto, poi mi avventuro verso “l’altro tetto” e chi ci incontro? Proprio Dave Graham, in piena sessione di tentativi su un link futuristico: “In to the maxx”. “The maxx” è un 8a+ molto duro che parte da una sospensione a metà del tetto. Dave tenta di arrivare a questa presa partendo dal fondo del tetto! I movimenti sotto il tetto sono molto duri e richiedono un utilizzo astuto di tutti i possibili agganci. Dave alla fine della giornata ha le punte delle scarpe bucate e le nocche delle dita dei piedi sanguinanti. Oggi il problema resta aperto, perché non fare un altro viaggio Dave?

Ritratto
Nato nel 1981 nel Maine, uno degli stati più piatti degli U.S.A, Dave Graham, ha cominciato ad arrampicare nel ‘97 con un suo compagno della squadra di sci. “Lui scalava già, e mi ha chiesto di andare con lui al muro della nostra città. Per due settimane ci sono tornato tutti i giorni. Ho capito immediatamente che arrampicare mi piaceva un sacco. Poi i miei amici hanno cominciato a dirmi che ero bravo. Dopo due mesi ho fatto il mio primo 5.12a, dopo cinque mesi sono arrivato al 5.13a e dopo un anno sono arrivato al 514a, allora anch’io ho cominciato a pensare che ero abbastanza forte”.

In quattro anni Dave è diventato uno degli arrampicatori più forti degli States. E conta al suo attivo 26 vie dall’8b+ al 9a. Tra queste alcune vie famose come “Hasta La Vista” 8c\8c+, “To Bolt Or Not To Be” 8b+, “Facile” 8b+ e “The Fly” 9a. Dave forse è il prototipo del nuovo modello di arrampicatore: uscito da una palestra sintetica, superdotato, ipermotivato e già capace di passare dove la nuova generazione ha trovato il suo limite.

“Quando ho cominciato facevo solo boulder, perché non sapevo usare la corda e perché i blocchi sono la cosa piu vicina a casa, a due ore di viaggio. Poi ho imparato a usare i nuts e i friends, così ho cominciato a fare un po’ di ‘traditional climbing’. Solo dopo sono passato alle vie sportive. Ma la mia attività preferita continua a essere il bouldering, solo lì riesco ad esprimermi al massimo. Infatti boulder o vie corte e ‘boulderose’, queste sono le cose più dure che ho fatto dalle mie parti.”

L’arrampicata negli States
“Negli U.S.A. le cose funzionano come qui in Europa, la nostra federazione non è molto attiva, il nostro stato non fa nulla a favore degli arrampicatori. L’arrampicata per noi (giovani, N.d.R.) è considerata come una attività ricreativa alla stregua dello skate-board o dei videogiochi. Quando devo spiegare ai miei professori che ho bisogno di due settimane di break per andare a scalare mi fanno un sacco di problemi, se dovessi andare a giocare a baseball, invece, non ce ne sarebbero.

“Riesco a vivere con i soldi che mi danno i miei sponsor (5-10, Prana, Pusher, Cordless, Sterling, Metolius), ma questo perché non mi concedo nessuna spesa extra, ci sto dentro al pelo. Quindi adesso che ho finito il Liceo penso che m’iscriverò all’Università. Mi piacerebbe fare qualcosa come architettura o design. In ogni caso voglio un lavoro che mi consenta di continuare a scalare, e anche una facoltà universitaria che me lo consenta. Ma all’università l’arrampicata non dà punti, (negli States gli studenti guadagnano dei voti se praticano uno sport, N.d.R.) quindi per guadagnare un po’ di punti dovrò mettermi a giocare a baseball.

I professionisti
“È difficile stabilire chi è un professionista e chi no. Conosco dei non professionisti che scalano tanto quanto dei professionisti, o magari di più. Poi c’è in giro un sacco di gente che si dà delle grandi arie e che, perché viaggia su gradi dove gira poca gente, si sente legittimata a dare dei gradi assurdi. Io prima di affermare che una delle mie vie è 8c devo sudarmela veramente.

I gradi
“Non posso viaggiare molto, ma da noi ci sono delle intere falesie che sono sovragradate, anche di un grado. Qui a Fontainebleau ho avuto la conferma che i gradi che do, almeno nel boulder, corrispondono a quelli europei. In America ci sono tanti posti di boulder che sono gradati giusti, ci sono meno errori che sulle vie.”

“Prima di dire che “the Fly” è 9a ho esitato molto, poi mi sono deciso, è l’unica via che mi è costata tanto, è sicuramente più difficile di tutto il resto che ho fatto. All’inizio quando ho visto la linea pensavo che fosse impossibile. Poi ho cominciato a lavorarla e tutti mi dicevano: “non perdere il tuo tempo”, ma sapevo che potevo farcela. È una via stile boulder, sarà alta 18 metri e alla fine devi anche fare un ristabilimento… Mi sono anche allenato per un moschettonaggio, è abbastanza alto e se cadi ti sfracelli sui massi sotto. Quando la provavo non potevo sbagliare.”

Il futuro
“Credo che si possa arrivare al 9b sulle vie e all’8c\8c+ boulder. Sulle vie è piu facile, esistono molti progetti che sono realizzabili e ci sono molte itinerari che possono essere prolungati fino a che diventino di un grado più alto. Purtroppo la maggior parte delle vie di alto livello sono scavate. Non ho mai scavato una presa. Però ho ripetuto delle vie dure scavate e penso che l’arrampicata di questo tipo è molto meno interessante di quella naturale. Si potrebbe magari passare in un altro modo, ma chi ha chiodato non se ne è neanche accorto…

Per il boulder è diverso, lì, credo che sia universalmente non accettato scavare, anche se purtroppo ci sono delle tristi eccezioni. Il problema delle linee dure è trovarle. Trovare cioè una linea possibile e tanto dura. Io ho provato un passaggio che potrebbe essere 8c e un altro che potrebbe essere 8c+ ma non so se riuscirò a farli. Fino ad ora sono arrivato al massimo all'8b+ con un mio passaggio che ho chiamato “Nothing But Sunshine”. “The Mandala” che ho ripetuto velocemente penso che sia 8b, è una delle linee piu belle che abbia mai ripetuto.

Pizzicando qua e là
“Quando provo qualcosa magari mi consigliano di riposare di più tra un tentativo e l’altro. Io me ne frego, a me piace scalare e voglio farlo come piace a me. Chi se ne importa se alla sera mi sento sfasciato! Non mi succede quasi mai!”

“I miei siti preferiti sono quelli tipo Napster, dove puoi scaricare musica gratis. A me piace la musica rap e punk, anche se la scena americana è infettata da band che propongono uno stile popunk che mi dà la nausea. Suonavo la chitarra in una band punk, adesso non riesco piu sono sempre in giro.”

“Qui in Europa posso andare in un bar e ordinare una birra. Negli States le leggi sono molto repressive e non possiamo bere alcool fino a 21 anni e comunque non per strada. Qui ho provato a ubriacarmi, non mi era mai successo prima, è stato interessante, non è un percorso che mi interessa seguire ma almeno ho potuto fare una esperienza. Quello che mi dà fastidio è che nei locali si possa fumare. Ho provato anche a fumare ma le sigarette mi danno troppo fastidio. Comunque le serate a Fontainebleau terminavano tutte al “Glasgow” la gente qui è simpatica abbiamo fatto un sacco di amicizie.”

I Fantastici Quattro
Chi è già stato a 'Font 'sa che non sto parlando dei supereroi della Marvel. Sto parlando della quaterna “Big Boss, Tristesse, Big Golden, Fourmis Rouge” i quattro pilastri del mondo, quattro passaggi mitici, su quattro enormi massi che se ne stanno immobili a aspettare una nuova preda, un altro esserino capace di salirli e se la ridono di gusto quando, abbacchiato dopo una giornata di tentativi, l’esserino se ne torna a casa con in mano un pugno di mosche. Ma questa volta gli è andata male. “Non era neanche una giornata eccellente, aveva piovuto tutto il giorno prima, ma sono andato sotto i blocchi con addosso una grande energia”. “Uno alla volta, dolcemente, tutti i passaggi hanno ceduto.” Non sono difficoltà ipergalattiche, un 7b+, un 7c, due 7c+, tutti in giornata però, è una cosa veramente difficile da vedere. Anche per chi, come i fantastici quattro, è abituato a frequenti visite da parte dei big di tutto il mondo.

Un’ipotesi?
Siamo a Bas Couvier, una specie di piazzetta con un blocco conficcato al suo centro. Tutto intorno la storia di Fontainebleau. Bas Couvier sta a Fontainebleau come Rimini all’Italia. Iperfrequentato, standardizzato, ottimizzato ma, contrariamente a Rimini, conserva il suo fascino antico. Senza dovere neanche cercare troppo si possono scorgere dei magnifici gioielli, tacchettine arrotondate, svasi riverberanti, buchi sgommati. Di che stimolare al meglio i tuoi tendini. Qui Dave ha trovato il suo riscaldamento ideale. Quattro giri su “Coromaltese” 7a, senza neanche scendere, loopizzandola dal piattone scendendo a sinistra. Un paio di giri su “Carnage” 7b, e per completare l’opera quattro o cinque volte “Hipotese” 7c non solo per scaldarsi: “perché è proprio un gran bel passaggio, alla fine del mio soggiorno l’avrò ripetuta, non so, sessanta volte o giù di lì”.

Sarà domani
"L’8a flash l’hanno già fatto, non a Fontainebleau però. Ero con i miei amici e stavamo cercando dove era “Fatman” sapevo che li in giro c’erano altri mostri sacri ma non mi aspettavo di trovare una linea così pura. Appena l’ho vista mi è venuta voglia di provarla, cosi mi sono preparato. Non avevo bisogno di scaldarmi ancora, mi sentivo pronto, cosi ho infilato le scarpette, ho studiato un poco la linea e sono partito. Mi sono sentito subito dentro i movimenti, tutto mi veniva spontaneo, mi sono veramente dato al massimo, ho fatto un grande sforzo, non penso di avere mai provato nulla di simile, ma sono riuscito, questa è stata una grossa soddisfazione."

Karma
La leggenda della foresta è stata affrontata da Dave in una delle ultime uggiose giornate della sua permanenza. Pioveva, smetteva, pioveva, smetteva. Il POF era stato messo sopra l’ultima presa per non farla bagnare. In giro ci sarà stato il 98% di umidità. La roccia era verde, la luce mancava, in giro nessuno.
I tentativi si seguivano infruttuosi, uno dopo l’altro, Dave arrivava sempre a scivolare alla presa chiave, oramai ci provava più per divertimento che per convinzione. A un certo punto dopo un paio d’ore di tentativi consecutivi dice: “Basta, la farò la prossima volta con delle condizioni migliori.” Si toglie le scarpette e va a fare un giro. Torna dopo poco e dopo un paio di tentennamenti sortisce: “ci riprovo!, un'ultima volta.” Era la sessantesima volta che diceva: “un'ultima volta”, oramai nessuno lo prendeva seriamente, invece Dave parte, arriva all’intermedio e lo tiene, rilancia allo svaso e lo tiene, tallona e la mano sullo svaso tiene, si tira su e la mano continua a tenere, esce… un altro 8a.





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