Climbers against cancer, l'intervista a John Ellison

Intervista a John Ellison, l’ideatore di Climbers against Cancer – arrampicatori contro il cancro – un’iniziativa per promuovere e raccogliere fondi.
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Shauna Coxsey, Tom Randall, John Ellison, Alex Puccio, Andy Turner e Pete Whittaker.
Climbers against Cancer - Lukasz Warzecha

Forse le avete già notate quelle magliette, in tutti i strabilianti colori dell’arcobaleno, indossate dai climbers di tutto il mondo. Stiamo parlando delle T-shirt di Climbers against Cancer – arrampicatori contro il cancro – l’iniziativa ideata dal climber inglese John Ellison che sta coinvolgendo a macchia d’olio tutto il popolo verticale. Ma dietro a queste bellissime magliette che ispirano gioia c’è un storia seria: alla fine del 2011 a John è stato diagnosticata una forma di cancro grave e, dopo un periodo iniziale comprensibilmente difficile, ha deciso di reagire in maniera del tutto personale, investendo tutte le sue energie nella creazione e promozione dell’iniziativa Climbers against Cancer. L'iniziativa ha due scopi principali: aumentare la nostra consapevolezza verso questa malattia e raccogliere fondi da destinare alle varie istituzioni che lottano contro il cancro. Vista la posta che è in ballo, non potevamo che proporvi questa intervista, diretta, personale ed illuminante, nella certezza assoluta che ancora una volta i climbers sapranno esattamente cosa fare.

John, a te è stato diagnosticato un cancro. Ci puoi raccontare qualcosa di quel giorno?
La storia è iniziata nell’ottobre 2011, giovedì 6 per l'esattezza. Me lo ricordo bene. Ero in una riunione quando ho sentito uno strano dolore alla gamba destra. Fino a qui niente d’insolito, sono d'accordo, ma questo dolore era diverso, veniva dal profondo, dall'interno dell'osso ed era diverso da tutto ciò che avevo sentito prima. Non era un dolore estremo, soltanto inusuale. La mattina seguente, dopo una notte piuttosto brutta mi sono svegliato con il dolore che persisteva ancora, anzi cresceva. Qualcosa non andava bene, così sono andato dal mio dottore, un amico e uno sportivo anche lui, la persona perfetta visto che mi conosceva bene. Dopo un lungo esame anche lui era perplesso, non era riuscito a trovare nessun motivo per questo dolore. L'opzione migliore era di prendere alcuni campioni di sangue ed andare a fondo alla questione.
Il nostro successivo contatto è arrivato solo tre giorni dopo, quando, il lunedì mattina mi ha chiamato per spiegarmi che qualcosa non andava; uno dei marcatori era molto elevato e dovevo andare a fare una biopsia! Riuscivo a capire dalla sua voce che era preoccupato e la parola stessa “biopsia” mi ha subito fatto pensare.
Già in questa fase iniziale sapevo che si trattava di qualcosa di serio ed è stato in quel momento che, per la prima volta, ho pensato ad un cancro. Dopo 3 settimane di esami molto intensi e invadenti sono finalmente stato chiamato ad un incontro con l'urologo per leggere i risultati. Venerdì 28 ottobre, un giorno che rimarrà con me per sempre e un giorno nero per non dire altro. Erano passati soltanto 3 settimane dal primo dolore e dovevo ascoltare la notizia che credo tutti vogliono non sentire mai, quelle parole che tutti temono. E' come essere colpiti da una mazzata, è l'unico modo per descrivere la sensazione che ho provato quando l'infermiera mi ha detto: "mi dispiace dirtelo John, ma i risultati non sono buoni e hai un cancro". Se ciò era difficile da assorbire, il peggio doveva ancora venire! "Mi dispiace di dirti anche che si tratta di un tipo molto aggressivo, ed in più hai anche un cancro secondario". Wow, anche se ero già preparato al peggio, questo mi ha colto di sorpresa, è stato uno shock. Poi l’infermiera mi ha colpito con la mazza per la terza volta! "Purtroppo non esiste una cura". Incredibile, in appena 3 settimane ero passato da estremamente sano, o almeno così pensavo, a sentirmi dire che in realtà stavo MORENDO!

Cancro è una parola che molti preferiscono non dire, ma è importante saperne il più possibile. C'è qualcosa che hai imparato e che vuoi condividere?
CANCRO! Una parola molto grande, spesso indicato come il grande C, ma ancora una parola che la gente ha paura di pronunciare, soprattutto in pubblico. Questa è stata una delle prime cose che ho notato dopo quel venerdì nero. A nessuno piaceva dire la parola cancro e pochissimi volevano fare una conversazione che includeva questa parola.
Sin dai primi momenti dopo la mia diagnosi avevo deciso che c'era soltanto un modo per affrontare questa situazione e che doveva essere un modo positivo, aperto e felice! Sì felice! Anche l'infermiera è stata colpita dalla mia reazione e colta di sorpresa quando le ho detto "ora voglio che tu mi dica tutto, senza tralasciare niente. Posso far fronte a questo soltanto se mi metti tutte le carte in tavola." Cercare di spiegare cos’è il cancro è difficile in quanto ci sono tante forme e varianti. Non sono un medico e questo compito dovrebbe essere lasciato agli specialisti, quindi. Tuttavia, l’essere stato molto aperto ed onesto circa la mia situazione, rispondendo ad ogni domanda apertamente ha sicuramente aiutato la mia famiglia e i miei amici a capire la situazione. Non importa se era un bambino o un adulto, ho visto un reale cambiamento di atteggiamento intorno a me e un reale desiderio di parlare del "cancro". Se davvero vogliamo sconfiggere questa malattia, dobbiamo in primis parlarne, portarlo allo scoperto ed esporlo per quello che è, un piccolo c!

Parlaci invece del tuo progetto CAC, di com’è nato?
L’idea è nata durante il Campionato del Mondo di arrampicata di Bercy a Parigi. Ero seduto tra alcuni buoni amici provenienti da tutto il mondo, arrampicatori, allenatori, funzionari, tracciatori. Erano tutti lì, di ogni nazione, con background diversi, culture diverse, lingue diverse, eppure tutti erano amici. Facevano il tifo l'un l'altro, nonostante la loro diversa nazionalità, gridando ad alta voce mentre una via era salita a-vista o un boulder chiuso flash. Quasi come una grande famiglia allargata, eravamo tutti lì riuniti sotto un'unica bandiera a sostenere lo sport che amiamo. L'arrampicata è davvero uno sport speciale. Come nessun altro! E' stato proprio in quel momento che ho capito che come gruppo di amici avevamo così tanto da offrire. Questo è stato il momento in cui il CAC ha visto la luce!

E quali sono gli obiettivi?
Gli obiettivi di Climbers against Cancer non sono soltanto quelli di raccogliere fondi per aiutare a combattere il cancro attraverso la ricerca ma anche, e questo è altrettanto importante, di aumentare la consapevolezza sulla malattia e mettere in evidenza i problemi che non solo i malati di cancro hanno, ma anche quelli delle famiglie e gli amici.

Ecco allora la T-shirt e il suo messaggio
L'idea dietro la t-shirt era di progettare un capo che non fosse soltanto bello e comodo da indossare, ma che veicolasse un messaggio molto forte. La parola CAC si distingue molto bene e spinge la gente a porsi la domanda: cos’è questo CAC? Spiegare immediatamente le ragioni con le tre parole climbers against cancer apre la discussione e questa, a sua volta, aiuta ad aumentare la consapevolezza globale. Un tocco unico al design è il logo sul retro della T-shirt. Volevo un logo che nel tempo sarebbe stato riconoscibili da solo, senza alcun testo, e ruotando la C del logo abbiamo raggiunto un risultato perfetto. Perfetto nel senso che assomiglia ai miei occhiali, portando così un tocco molto personale. Credo che questa aggiunta non solo lascerà una mia eredità personale, ma rappresenti anche tutte le altre persone là fuori che lottano contro il cancro o qualsiasi altro male o avversità.

Sai già dove andranno i fondi raccolti?
Quando il sistema sarà perfettamente funzionante e si inizierà a raccogliere grandi somme di denaro, l’idea è di dividere il ricavato tra varie strutture di ricerca sul cancro in tutto il mondo. Per esempio se raccogliamo £ 100.000 li distribuiremo tra 5 strutture scelte in tutto il mondo, e poi i successivi £ 100.000 andranno divisi tra 5 altre strutture in altri 5 paese. In questo modo credo che tutti potranno avvertire un legame ed un beneficio, ovunque vivano.

Quanto costa la T-shirt?
Ho deciso di rendere i costi equi in tutto il mondo, cioè che il prezzo sarebbe stato più o meno lo stesso ovunque. Così per esempio il prezzo di £15 nel Regno Unito equivale a circa € 20 in Europa o $ 25 negli Stati Uniti d’America. Il prezzo comprende anche le spese di spedizione e in media un minimo del 50% sarà destinato alla raccolta di fondi, in alcuni casi ancora di più, dipende dove viene inviato il pacco. Vorrei a questo punto sottolineare il fatto che nessuno, in qualsiasi momento, farà alcun profitto con il CAC. La realtà è proprio il contrario, ho già molte persone che aiutano ed offrono i loro servizi gratuitamente.

Dove si compra?
La T-shirt è disponibile online da ieri sul sito www.climbersagainstcancer.org, oppure in vendita nelle palestre di arrampicata e altri posti che fungono da magazzino e ci aiutano in questa maniera.

Dì la verità, ti aspettavi una reazione cosi forte da parte dei climbers?
Devo ammettere che anche se sapevo che i climbers sono un gruppo di persone speciali - e lo dico perché conosco un sacco di arrampicatori in tutto il mondo - sono estremamente onorato e piccolo dalla risposta finora ricevuta. Sin da subito ho sentito una grande forza in tutti i climbers che hanno offerto il loro supporto e sono orgoglioso del fatto che tutti abbiano reagito in questa maniera. Per me questo conferma quello che sentivo a settembre a Parigi e dimostra chiaramente quanto l’arrampicata sia orientata verso le persone e la famiglia.

Qual è stato l'ostacolo più grande che hai fino ad ora incontrato? Ed il momento più bello?
Credo che il più grande ostacolo sia stato trovare la forza dentro di me per spingere CAC mentre dovevo lottare contro lo stress e le tensioni che il cancro terminale porta con sé. Sono determinato a continuare il più a lungo possibile e mettere Climbers against cancer in una posizione in cui, quando lo scenario peggiore arriverà, potrà andare avanti per molto tempo anche quando dovrò lasciare l’ufficio, per così dire! Per quanto riguarda invece il momento migliore, beh, è difficile trovarne uno, li tratto tutti allo stesso modo e li vedo tutti uguali. Ho incontrato alcuni climber fantastici ed alcune stelle enormi del nostro sport, ma sono altrettanto emozionato quando leggo una lettera di sostegno da un giovane climber che non conosco o se vedo un giovane climber sorridere quando indossa la sua CAC T-shirt per la prima volta. Può sembrare una cosa strana da dire data la mia situazione, ma sono veramente felice.

John auguriamo a te, e la tua iniziativa tutto il bene possibile
Grazie! Vorrei cogliere l'occasione dal profondo del mio cuore e ringraziare tutti per il loro amore e il sostegno.





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