Charles Dubouloz, Les Grandes Jorasses e la solitaria invernale di Rolling Stones
Dal 13 al 18 gennaio 2022 la guida alpina francese Charles Dubouloz ha salito in solitaria invernale Rolling Stones, una delle vie di misto più famose della parete nord delle Grandes Jorasses nel massiccio del Monte Bianco. Aperta nel luglio del 1979 dai cechi Thomas Prochaska, Jroslav Rutil, Ludek Schlechta e Jiri Svejda a sinistra della storica e mitica via Cassin, Rolling Stones era stata salita in inverno per la prima volta dal 13 al 17 febbraio 1984 dai francesi Benoît Grison e Eric Grammond, mentre la prima libera risale al marzo 2014 per mano dagli sloveni Luka Krajnc e Luka Lindič. Per coronare il suo "sogno a lungo custodito" fino in cima allo Sperone Walker, Dubouloz ha impiegato cinque bivacchi, sopportando temperature fino a -30°C
Charles, prima domanda che viene spontanea dopo aver visto le tue foto: come stanno le dita delle mani e dei piedi?
La dita delle mani sono OK. Durante la salita avevo avuto due giorni di vento forte da nord, circa 50 km/h, quindi è stato durissimo per la mani ed i piedi. Per le mani i problemi sono solo superficiali, mentre l’alluce destro ha sintomi di congelamento. Avrà bisogno di tempo per riprendersi, ma non dovrà essere amputato :-)
Buona notizia! Allora partiamo dall’inizio del tuo viaggio. Da dove nasce questo sogno?
Molti anni fa, forse nel 2019 quando ho provato a salire Rolling Stones in inverno. Non abbiamo fatto altro che raggiungere la base della parete, poi non abbiamo salito la via a causa dei venti forti. Nella mia testa cominciavo a pensare che forse un giorno sarei riuscito a salire la via in solitaria ed in inverno.
Cosa rappresenta la via per te?
Personalmente la considero una della vie più difficili nel massiccio del Monte Bianco. Molto lunga, all’ombra, con roccia di brutta qualità… una ricetta perfetta per una grande avventura.
Hai fatto molte solitarie in passato? Grandi vie come questa?
Provengo da una generazione di alpinisti a cui piace salire in modo veloce e leggero. Amo essere il più efficiente possibile, con un amico in montagna. Ma amo anche le solitarie, sono una parte integrale dell’alpinismo. Anche se non sono di moda, sono una parte importante del mio alpinismo. Per essere versatile, bisogna provare a fare tutto. Quando sei da solo tutto è più difficile, devi pensare come per due persone, devi arrampicare in maniera fluida, avere sempre il focus giusto, sia per la gestione della corda, sia per trovare la via giusta!
E perché in inverno?
Perché le condizioni sono più difficili, fa freddo, c’è poca luce. L’anno scorso ho salito la Voie Pierre Allain sulla nord dei Drus. In solitaria ed in tre giorni. Era più facile, ma è servita come buona introduzione…
Sulle Grandes Jorasses sei già salito diverse vie. Cosa rende questa montagna così speciale ai tuoi occhi?
La montagna è un bellissimo “parco giochi”, ricca di storia alpinistica, anche tragedie, insomma è una montagna leggendaria. La nord è molto lunga, all’ombra, austera. Un posto perfetto per un alpinista! Ah sì, è anche la parete nord più grande che ho vicino a casa mia!
Quindi Rolling Stones…
Non avevo molte informazioni sulla via, avevo sempre sentito parlare di quanto fosse lunga, della sua roccia marcia. Volevo vivere un’avventura particolare e difficile, e devo dire che la salita è stata una grande sfida per me
A cosa andavi incontro?
Ad una sfida. Una grande avventura. Il dover mettermi alla prova.
Cosa non ti aspettavi?
Quei due giorni di vento freddo!
Parlaci allora della salita
La condizioni erano molto secche, specialmente nella parte bassa della via. Quello che ho trovato io, rispetto alle foto di altri alpinisti che sono saliti in passato, era completamente diverso. Roccia marcia e condizioni secche nei primi 4 tiri… non mi hanno fatto sentire a mio agio per i giorni successivi! Poi in realtà non sono stato così lento, 6 giorni in totale. Quando Patrice Glairon-Rappaz e Cédric Périllat l’hanno salita nello stesso periodo, ne hanno impiegato 5. Credo quindi che i miei 6 giorni in solitaria siano stati una salita onesta.
Cos’è stata la cosa più difficile?
Direi il primo giorno. È stato difficile entrare nella via, le condizioni non erano buone, faceva paura.
Poi ad un certo punto hai anche perso il telefono. Cos’hai pensato?
Beh che non era una cosa positiva, nel caso avessi avuto bisogno di chiamare i soccorsi. Non buona anche perché sul cellulare avevo la relazione della via… E usavo il cellulare anche per ascoltare della musica ;-( È stato difficile perdere tutte queste cose.
In parete c’erano anche altri alpinisti, su altre vie. Quanto da solo ti sentivi, fisicamente e mentalmente?
Completamente. Gli altri hanno finito la via tre giorni prima di me, quindi per gli ultimi tre giorni ero da solo. Li ho visti, Hélias Millerioux e Julien Curvellier de Luze sulla Gousseault - Demaison, soltanto una volta all’inizio della via. Poi non ho più visto nessuno per cinque giorni. Ma era OK, ero pronto per tutto questo
Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Da quando sono sceso a valle non ho avuto tempo per pensare alla via e a ciò che ho vissuto in parete a causa del grande interesse mediatico. Sono onorato che così tanta gente sia interessata alla mia salita, quindi sto cercando di rispondere a tutti ma anche di badare alla mia famiglia. Quindi ho ancora bisogno di tempo per rispondere bene a questa domanda, scusate!
Ma certo! Allora poniamo la domanda in altri termini. La puoi paragonare ad altre salite che hai fatto in passato?
Innanzitutto è stato un momento importante. Difficile, ma importante. Poi lo scorso autunno mi ero detto che qualsiasi salita che sarebbe venuta dopo il Chamlang in Himalaya con Benjamin Védrines, sarebbe stata un "bonus", perché credo di aver già vissuto delle belle avventure in montagna. Ovviamente questo è un punto di vista molto personale, può darsi che ci siano delle persone che credono che io invece non abbia fatto niente di che. Ma per me personalmente Rolling Stones, in inverno e in solitaria, è stato un bonus davvero molto buono!
Charles Dubouloz ringrazia Mammut