Grandes Jorasses: Luka Lindic e Luka Krajnc liberano Rolling Stones
Per certi versi la recente libera di Lindič e Krajnc è avvenuta per caso: l'intenzione originale era di ripetere la Gousseault – Desmaison però prima di partire sono venuti a sapere che altre due cordate avevano lo stesso obiettivo, da qui la veloce decisione per la più difficile Rolling Stones. Dopo un giorno di avvicinamento e il bivacco in tenda alla base della parete, la mattina del 12 marzo i due partono presto verso l'ignoto. "A partire dalla seconda lunghezza di corda, la via diventa estremamente ripida e avanziamo più lentamente del previsto" racconta Lindič e la sera, dopo 13 tiri, ricavano una piccola cengia dal ghiaccio per il primo bivacco. Il secondo giorno salgono non senza difficoltà "ci sentiamo affaticati proprio quando ci aspetta la parte più ripida della parete. Dopo un traverso delicato che ci conduce su un terreno più verticale, ci ritroviamo completamente assorbiti dal percorso di scalata. Le lunghezze difficili si susseguono l'una dopo l'altra fino al tardo pomeriggio." Dopo 8 tiri scovano una buona cengia per il secondo bivacco.
Il terzo giorno in parete si rivela essere quello chiave: dopo due lunghezze "decisamente ripide" aspetta loro la sezione più difficile, una tiro delicato e pericoloso gradato A2/A3. Racconta Luka Lindič: "Il terreno non sembra così terribile, e la cosa mi permette di calmare i nervi e di continuare senza eccessivi patemi d'animo. La prima parte della lunghezza si rivela relativamente semplice, e dispone di tutto ciò che serve per proteggersi bene. Appena al di sopra di un chiodo arrugginito, d'improvviso tutto si raddrizza. Ad aggiungere un po' di pepe alla situazione, ci sono tre grossi blocchi instabili nel bel mezzo del tiro: una situazione molto delicata, considerando il fatto che stiamo utilizzando una corda singola. Un po' intimorito, cerco di muovermi con dolcezza e fluidità intorno ai blocchi di roccia, scegliendo di non piazzare ancoraggi per diversi metri. Al minimo movimento, i massi emettono strani rumori. Alcuni passi delicati e mi ritrovo al nuovo punto di sosta sosta. Yuppie, è fatta!" Il terzo bivacco, alcuni difficili tiri più in alto, li vede con un sorriso stampato in viso.
Fino ad adesso tutto è filato liscio: tutti i tiri sono stati saliti a vista, il tempo è stato perfetto. Ma poi improvvisamente arriva un cambio brusco, la mattina successiva si svegliano in mezzo a una tempesta di vento mentre "un muro di nuvole si sta avvicinando velocemente da nord." Tutto ad un tratto la nord delle Jorasses si trasforma completamente, in meno di un'ora i due sono avvolti dalla nebbia mentre la roccia viene rapidamente tappezzata dal ghiaccio. "D'improvviso ci troviamo in una situazione davvero impegnativa e senza margini di manovra, nel caso in cui qualcosa andasse storto" spiega Lindic. Inizia quindi una lotta contro il freddo e il tempo, e solo poco prima del tramonto arrivano in vetta. I due Luka scendono velocemente sul versante sud per fuggire dal vento, poi decidono per un'ultimo, quarto bivacco invece di rischiare di perdersi durante la discesa nella nebbia. La mattina seguente il massiccio del Monte Bianco si presenta benigno, nuovamente con cielo blu, e i due scendono a Courmayeur.
Sei giorni totali per un'avventura, bellissima e pulita. "Ancora una volta abbiamo liberato una bellissima via nel nostro stile preferito: semplice e leggero. In questa prima salita in libera abbiamo concatenato tutte le lunghezze salendo "a vista". Proponiamo una quotazione di M8 per la lunghezza più difficile, che comprende uno spaventoso tratto caratterizzato da grandi blocchi di roccia instabili. La via presenta almeno tre lunghezze di M7, e diversi tiri di M6. Tuttavia, come sempre, il livello delle difficoltà racconta solo una parte della storia."
INTERVISTA CON LUKA LINDIC
Luka, les Grandes Jorasses. Cosa evoca in te questo nome?
Avventura! Alpinismo puro.
Rolling Stones non era il vostro progetto iniziale. Cosa sapevate di questa via?
Da cinque anni sogno di salire in libera Rolling Stones. L'idea mi è stata data da Silvo Karo, che aveva effettuato la seconda ripetizione nel 1985 assieme a Janez Jeglič e Slavc Svetičič. Ma sì, adesso il nostro obiettivo era la Gousseault Desmaison subito a destra, dalla quale pensavo sarebbe stato possibile dare un'occhiata a Rolling Stones: pensavamo infatti che forse avevamo bisogno di condizioni più calde per salire i tiri chiavi in scarpette d'arrampicata. Ma quando abbiamo realizzato che ci sarebbero state altre due cordate, abbiamo cambiato rotta. Su vie come queste ci piace essere da soli e vivere delle vere avventure.
Quanto siete stati da soli allora? Vedevate gli altri?
Abbiamo visto gli altri team il primo giorno, ma una cordata è stata soccorsa con l'elicottero, mentre l'altro è poi tornato in dietro. Quindi eravamo totalmente da soli in parete. Era una sensazione bellissima.
Siete saliti con soltanto una corda... quanto incide essere leggeri e quanto materiale avete portato con voi?
Si, abbiamo portato una corda singola ed una mezza corda. La mezza corda era per tirare su i nostri zaini sui tiri difficili, mentre la singola ci serviva come corda principale, per la nostra protezione. Il peso è indubbiamente molto importante. Non abbiamo portato molto e siamo quindi riusciti a salire quasi tutti i tiri con lo zaino in spalla.
C'era materiale sulla via?
Non molto. Uno spit arrugginito sul tiro chiave.
Parlaci delle parete, come l'avete trovata?
Le condizioni erano abbastanza buone. Abbastanza calda per essere inverno. Questo è il motivo per il quale siamo riusciti a salire tutto in libera. Soltanto l'ultimo giorno è stato una grande sfida per il forte vento.
Raccontaci di più
Ci siamo resi conto che ci trovavamo in una situazione molto seria, ma siamo rimasti calmi, con il focus giusto. Arrampichiamo assieme da ormai 10 anni, sin dai nostri inizi, ci conosciamo molto bene. In una situazione come questa devi avere un compagno di cui ti puoi fidare completamente. Sapevamo con dovevamo continuare a muoverci, e con gli ultimi raggi di luce siamo giunti in cima. Felici!
Il momento più bello?
Gli ultimi metri, camminando a piedi per raggiungere la macchina. Sapevamo che era finita.
Leggendo il vostro report, sembra che la vostra salita sia stata quasi "normale"...
Certamente abbiamo dovuto spingerci, ma eravamo andati li in cerca di questo. Abbiamo trovato quello che volevamo, tutto li.
Allora come la valuti, questa salita?
Credo che sia una delle mie migliori salite di sempre. Al giorno di oggi M8 non è più estremo, ma per noi era certamente un buon livello perché avevamo l'incognita, non sapevamo se fosse possibile salire la via in libera. Questa incertezza è una spezia che regala all'alpinismo puro il gusto giusto.
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