Melloblocco di lotta e passione
"Ma non vedete nel cielo quelle macchie di azzurro e di blu. E' la pioggia che va... e ritorna il sereno." Rieccoci, il Melloblocco mi ha fottuto ancora una volta. Me ne stavo andando dalla Valle, quando quell'antica canzone dei Rokes (sempre gloria sia a Shel Shapiro) ha cominciato a girarmi dentro. In quel momento, proprio ai bordi della strada lungo il torrente, quattro irriducibili si preparavano per il loro piccolo boulder. Più in là, nell'affollatissima palestra del Centro Polifunzionale, si stava ancora consumando il rito dell'addio collettivo al Melloblocco. Attorno tutto ricordava il diluvio degli ultimi due giorni... Ed ecco che il cielo comincia a macchiarsi di blu. La Val Masino s'illumina. E, lassù, la neve brilla sulla mitica Val di Mello. A giochi ormai conclusi la pioggia se n'era andata e ritornava il sereno... Insomma c'era di che sentirsi un po' presi in giro, per non dirla meglio con un francesismo. Eppure, perché mi sembra di aver vissuto un bel Melloblocco, anzi uno dei migliori?
Forse perché tutto è finito, dirà qualcuno. O forse perché sei troppo vecchio per queste cose, rincarerà qualche altro mio caro amico serpente. Tutto vero e sacrosanto. Com'è vero che quest'anno il Melloblocco è stato una lotta. A tratti anche una sofferenza. E, ripeto, è stato bellissimo. Intenso, anzi quasi struggente, come non mai. Sarà che per fortuna le speranze dei ragazzi sono le ultime a morire. Ma è stato commovente vederli star lì nonostante tutto. Sabato, per esempio, ai già 1.800 Melloblocchisti che s'erano goduti due giorni di sole, se ne sono aggiunti altri 300. E quello era già il giorno del "lasciate ogni speranza di arrampicare voi che arrivate o voi che restate". Ora, chi li ha bazzicati un po' sa che a volte (o meglio sempre, obietteranno i bene informati) i climber venderebbero anche l'anima pur di attaccarsi alla roccia o a qualcosa di simile. La legge è: se là piove, io vado altrove, là dove si può arrampicare. Al Melloblocco non è successo. Tantissimi sono rimasti. Anzi in molti sono arrivati anche la domenica, quando ormai era chiaro che questo sarebbe stato di gran lunga il Melloblocco più bagnato della storia.
Perché l'abbiano fatto bisognerebbe chiederlo a loro. Forse qualcuno avrà pensato che gli spiriti della Valle volessero metterlo alla prova, magari per vedere quanto amore e forza avesse nel cuore. Comunque sia la risposta c'è stata, forte e chiara. Simone Pedeferri ha ragione: "questi ragazzi" ha detto il folletto artista della valle, nonché artefice, anno dopo anno, di tutti i boulder del Melloblocco "c'hanno davvero messo il cuore". Un cuore grande e sorridente che non può essere sfuggito al dio, sempre ci sia, della Valle. La butto là: è come se quei 2.000 e più boulderisti, senza consultarsi, avessero deciso che no, nulla poteva rovinare la loro festa. Nessuno gliel'ha chiesto ma loro hanno resistito, mettendoci tutta l'energia che avevano, soffrendo anche. Pensate, per esempio, a quel migliaio, o forse più, che sabato, sotto una pioggia maledetta, hanno passato la notte in tenda. Saranno anche giovani e giovanissimi, ma un po' avranno patito, o no? E' come se tutti si fossero stretti attorno al Melloblocco per difenderlo. Per dire: noi ci siamo e resistiamo. Vogliamo la nostra festa! Perché, sia chiaro, la festa, la felicità e tutto il resto ci sono state. Eccome se ci sono state!
A questo punto, visto che di zucchero ne ho sparso fin troppo, qualcuno si aspetterà l'aggettivo epico. Oppure che mi metta a parlare di eroi. State tranquilli, non mi azzardo, non è il caso. Anche se ho sempre pensato che gli eroi, quelli veri, devono essere anche un po' pazzi, per non dire fuori di testa. E un po' di pazzia c'è sicuramente stata in questo Melloblocco. La chiamerei una piccola, sana e solidale pazzia che ha illuminato tutti, dai big climber, ai boulderisti normali, agli organizzatori. Come spiegare altrimenti una super star come Adamino Ondra che non fa a tempo ad arrivare ed è già lì, rigorosamente "in the rain", a compiere una delle sue magie su un signor boulder come "Bestiale" (nomen omen). Come spiegare che non è stato il solo ad arrampicare in condizioni critiche, se non impossibili. Ci saranno ben state anche delle ragioni per quel raggio di sole che sabato, nell'unico respiro dato dalla pioggia, ha illuminato il top di Barbara Zangerl. E, domenica, qualcosa oltre la normalità ci sarà ben stato in quel boulder "in ammollo" acciuffato da Alexey Rubtsov. Come dev'essere stata una questione, che ha unito il cuore alla generosità, quell'applauditissima passeggiata di Ramon Julian Puigblanque e di Sasha DiGiulian sul soffitto della Palestra del Centro Polifunzionale. Sì, qualcosa dev'essere successo.
Di certo si sono viste cose difficili da descrivere. Ad esempio quella piscina di acqua e fango dove si è ballato e pogato nel concertone del sabato (a proposito bravi i Vallanzaska!). Oppure quella sessione di boulder indoor organizzata, ad un'ora imprecisata della stessa notte nella hall del Centro Polifunzionale, da un'improbabile liaison di boulderisti bresciani e romani. Basti dire che bisognava traversare tra due spigoli. Aggiungere che a provarlo sono stati chiamati a gran voce alcuni dei climber più forti del mondo. Precisare che, tra questi, si è distinta una Sasha DiGiulian insospettabilmente casinista. E poi lasciare il resto alla vostra immaginazione. Chissà che non riusciate a vedere quelle macchie di azzurro e di blu conquistate, con il cuore, sul cielo del prossimo Melloblocco, quello dei 10 anni... "È la pioggia che va, e ritorna il sereno."
di Vinicio Stefanello
PS: Per chi volesse fare un salto nel passato: “E' la pioggia che va” interpretata da Shel Shapiro con i Rokes. “E' la pioggia che va” nell'interpretazione di Fiorella Mannoia
Dove: Val di Mello / Val Masino (Valtellina, Sondrio)
Cos'è: il più grande raduno internazionale di arrampicata sui massi (Bouldering)
Chi c'è: i più appassionati boulderisti provenienti da tutto il mondo
Cosa si fa: si arrampica sui numerosissimi massi della Valle
Organizzazione: Associazione Operatori Val Masino
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