52° Film Festival di Trento, i premiati e la Serata-K2
Touching the void” di Kevin MacDonald premiato con la “Genziana d’Oro - Gran Premio “Città di Trento”. La serata K2, Messner per la "ri-conciliazione"
Davanti a tutti il film “Touching the void” dello scozzese Kevin MacDonald - tratto dal celeberrimo “La morte sospesa” di Joe Simpson - premiato con la “Genziana d’Oro - Gran Premio “Città di Trento”. Poi, “Au sud des nuages” di Jean Francois Amiguet, Genziana d’oro - Premio della Città di Bolzano, come miglior film di montagna. Quindi “Socialmente inutile” (la bella novità!) di Andrea Frigerio e “Dolomites Trance“ di Ride the Planets, vincitori (ex aequo) della Genziana d’Argento per il miglior film di sport e avventura sportiva. E ancora: Genziana d’argento per il miglior film di esplorazione a “Alone across Australia” di Jon Muir e Ian Darling, e la Genziana d’argento al miglior film di ambiente montano e di promozione dello sviluppo sostenibile a “Papuas” di Marco Preti. Ed infine, premio speciale della Giuria a “Ergy”, del kirghizo Marat Sarulu, e il (“nuovo”) premio assegnato dal pubblico per “Kukushka” del russo Alexander Rogozhkin. Cala così, con la premiazioni dei migliori film in concorso, il sipario anche sul FilfmFestival n° 52, ovvero (anche) il Festival del giubileo K2 a cui è stata dedicata la serata speciale di venerdì 7 maggio. Naturalmente un’attesissima gran serata (Auditorium strapieno), naturalmente con un Reinhold Messner calato, ancora una volta, nella veste di storico-divulgatore dell’alpinismo. Touching the void, allora, gran successo del 52° Festival della montagna di Trento, tanto che la Giuria, presieduta dal regista Maurizio Nichetti, gli avrebbe assegnato anche la Palma del miglior film di alpinismo (il Premio del CAI, insomma), se il regolamento gliel’avesse consentito… Una genziana d’oro, quest’ultima, che la Giuria addirittura non ha assegnato proprio perché non poteva essere di Touching the void. In effetti, la pellicola sull’incredibile (e allucinante) vicenda accaduta a Joe Simpson durante la discesa dalla vetta del Siula Grande, ha riscosso moltissimi consensi anche nel pubblico. E, non a caso, la Giuria l'ha definita come un vero capolavoro: “un film originale che combina la tecnica di un film a soggetto con quella del documentario, che segna uno standard e diventerà un esempio e un paragone per i futuri film di montagna”. Con queste premesse, è chiaro che chi a Trento non c’era dovrà segnarsi questo titolo, per l'annunciata uscita nel “grande circuito” dei cinema nazionali. Da segnalare, tra le altre pellicole in concorso, anche la “bella novità” di “Socialmente inutile” il film di Andrea Frigerio, che prende spunto dalla salita in libera di Simone Pedeferri su “Socialmente inutile” (appunto), alla parete del Pesgunfi, in Val Masino, per parlare dei giovani e del “mondo” dell’arrampicata attuale. E, già dal titolo, non si può non ricordare quel “I conquistatori dell’inutile” di Lionel Terray... ancora adesso stupenda metafora della vita (degli alpinisti) e dell'alpinismo. Di alpinismo&alpinisti (e delle loro straordinarie-inutili conquiste) trattava naturalmente anche la serata-evento K2, condotta da Messner. Dalla spedizione del Duca degli Abruzzi, alle (stupende) foto di Vittorio Sella, attraverso molti dei protagonisti della storia (e delle controversie) della prima salita in vetta al K2-Chogori, Messner ha condotto la serata speciale di venerdì con estrema attenzione: per dire tutto sul K2, “slalomando” tra fatti e misfatti senza scontentare (troppo) nessuno. Così Ardito Desio - sul palco a ricordarlo c’era la figlia Emanuela - è stato presentato come il padre (il primo) della spedizione: senza di lui l’enorme macchina organizzativa della spedizione del ’54 non sarebbe mai arrivata al Campo Base. Cosi Walter Bonatti, aiutato da Mahdi, Gallotti e Abram, è stato l'autore di un’enorme impresa: senza il “suo” ossigeno la vetta non ci sarebbe mai stata (applauso lunghissimo del pubblico). E ancora su Bonatti: il suo bivacco a oltre 8000m è stato un miracolo (altro lungo applauso). Per Messner, insomma, Bonatti: “è stato il secondo “padre” di quella spedizione vincente. Ma poi dal IX° e ultimo campo si doveva andare in cima, non era facile, anzi! E Lacedelli e Compagnoni risolsero alla grande l’ultimo problema: la cima, appunto. Lungo il suo viaggio nella storia del K2, Messner ha ospitato sul palco Achille Compagnoni, Lino Lacedelli, Eric Abram, Ugo Angelino e Bruno Zanettin, ma anche il simpaticissimo Charles Houston (alpinista-capo-spedizione che fu l’autentico apripista dello Sperone Abruzzi) vera sorpresa e sollievo della serata: è stato fantastico il suo sorriso mentre, divertito, si pavoneggiava sotto l’ombrellino rosso della spedizione americana del 1953 al K2. Sul K2, Messner ha cercato di dire tutto quello che data la “circostanza” gli era possibile dire, e l’ha detto con l’animo del conciliatore. Ha cercato, dopo 50 anni da quella salita, di indicare (anche con la sua grandissima competenza ed esperienza del mondo sottile ed estremo - in tutti i sensi - dell’altissima quota) una strada d’uscita alla querelle, una strada che desse il giusto merito all’impresa e a tutti i suoi protagonisti. Ma le “verità” a 8000m sono sempre vaghe, soprattutto dopo 50anni. Allora, suggerisce ironicamente Messner, una strada d’uscita potrebbe essere quella di riprendere gli alpinisti con il satellite... A 60 anni, ha concluso Reinhold, vorrei “portare a casa le verità di tutti noi, le verità dell’alpinismo”. Compito difficilissimo (lo sa bene anche lui), perché come dicevamo questa è da sempre materia sfuggente, come le motivazioni degli alpinisti. E lo sa bene anche il pubblico che la sua scelta sembra averla fatta con i tre lunghissimi applausi, in tre diversi momenti della serata, tributati a Bonatti: chissà cosa sarebbe successo se, su quel palco, fosse comparso proprio lui, Walter Bonatti... Chissà... Speranze per il prossimo Festival!
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