30a Ciaspolada, senza neve
Si è disputata domenica 5 gennaio la 30esima edizione della Ciaspolada della Val di Non. Un'edizione particolare… senza ciaspole e senza neve.
Vincitori sia in campo maschile sia femminile due atleti keniani: Benson Cherono e Vivian Cheruyot. Il podio maschile è completato, nell'ordine, dal marocchino Said Mor Boumhamdi e dallucraino Olexander Kuzin. Quarto, e primo degli italiani, è Ruggero Pertile. In gara femminile alle spalle della Cheruyot si piazzano al 2° posto la polacca Marzena Michalska e al 3° lazzurra Flavia Gaviglio. Intanto gli operatori si interrogano sul futuro della montagna invernale, in un Convegno chiuso, da par suo, da Patrick Berhault. Strano 30° anniversario per la Ciaspolada, la famosa manifestazione di corsa con le racchette da neve della Val di Non, questo del 2003. Per la prima volta, si è corso senza neve. A causa delle alte temperature, non e stato possibile neanche far funzionare gli impianti di innevamento artificiale di cui Fondo, centro principale della valle, si era dotato, anche con grande battage pubblicitario. Niente ciaspole quindi, ma scarpe da corsa campestre e pantaloncini per gli oltre 6.500 partecipanti di questanno. E, un po sgomenti dal fenomeno, che sembra ormai diventare duraturo e che rischia di mettere in crisi gran parte del turismo invernale, operatori del settore, esperti e giornalisti si sono confrontati nel convegno: "Sport e montagna dinverno: non solo sci, non solo spettacolo", a Malosco, altra località della valle. Nel corso del convegno, alcuni dati interessanti sono stati forniti da Ernesto Rigoni, presidente dellAPT del Trentino. Innanzi tutto, cè una stagnazione nel numero degli sciatori che si riscontra in tutti i paesi dellarco alpino. Nel nostro paese, in particolare, il numero degli sciatori dovrebbe essere pari a 4,2 milioni di unità. Ma se si restringe il campo a chi ha sciato negli ultimi 2 anni, la cifra si dimezza. Sono ex sciatori che non frequentano più le località sciistiche, perché demotivati, spaventati dagli alti prezzi o dalle code agli impianti. Si giunge così ad una sorta di polarizzazione tra le località che possono permettersi grandi investimenti in impianti e innevamento artificiale e quelle minori, che finiscono per andare in crisi. La cosa è gravissima, sostiene Rigoni, perché le stazioni minori sono una sorta di incubatrice per gli sciatori del futuro, essendo frequentate soprattutto da famiglie e bambini. Questione anche di marketing, hanno sostenuto molti operatori del settore, e di comunicare meglio limmagine della montagna, anche tra i grandi tour operator che preferiscono invece puntare sulle destinazioni balneari. Ma molti non si fidano troppo di questo affidamento alle strategie di marketing più spinte, ed alcune frasi dette (ad esempio: dobbiamo copiare le città darte e le località di mare) hanno suscitato le critiche di molti. Tra questi, Sergio Masciadri del Gruppo Giornalisti di montagna che ha tuonato: stiamo attenti a non esportare la città in montagna. Cerchiamo invece di comunicare meglio le caratteristiche ed i valori - della montagna in quanto tale, anche a costo di rischiare un ritorno al vecchio, alla polenta e agli scarponi. La tendenza di oggi è che se manca il centro fitness, la piscina o almeno due discoteche, il centro montano è considerato quasi di serie B. Siamo molto indietro su questo, e lo stesso Anno Internazionale della Montagna è stata unoccasione sprecata, passata sotto silenzio presso tutti i media e in cui i comunicatori della montagna non sono riusciti a dare della stessa unimmagine più positiva. Un solo esempio: la valanga della Val Brembana ed i titoli dei giornali, tutti adagiati sul solito clichè della "neve killer". Ma la miglior conclusione del dibattito sono state forse le poche parole dette da Patrick Berhault, che ha parlato brevemente delle motivazioni che lo hanno spinto a frequentare la montagna. "Non ci sono solo valori commerciali ha detto Berhault ma anche valori umani. Solo in montagna sono riuscito a trovare quel calore umano che altri ambienti non mi hanno dato ". Aldo Frezza |
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