Trofeo Mezzalama 2017 dentro l’azione

Il Mezzalama, la grande gara mito dello scialpinismo sul Monte Rosa, raccontata da dietro le quinte da Marco Spataro, guida alpina e fotografo.
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discesa tecnica dal Naso del Lyskamm per Annie e Katrin Bieler
Marco Spataro

Il trofeo Mezzalama è il modo migliore per noi guide alpine e per gli atleti per finire in bellezza la lunga stagione invernale di sci. Tante giornate di lavoro in compagnia dei colleghi delle valli ai piedi del Monte Rosa. Preparare il percorso in quota con condizioni molto difficili: vento forte e temperature  basse, anche inferiori ai meno 20 gradi! Posizionare le oltre mille paline per segnalare il tracciato di gara e le eventuali vie di fuga verso valle, in caso di maltempo.

Anche quest’anno le scarse precipitazioni invernali ed il forte vento degli ultimi giorni, hanno fatto affiorare molto ghiaccio. Necessarie svariate ore a zappare e scavare gradini. Addomesticare la difficile parete Ovest del Castore. Tracciare un percorso adeguato alla competizione sulla traversata del Naso del Lyskamm.

Difficile lavorare in quota con il piccone in mano. Fiato corto e muscoli indolenziti. Per fortuna, la grande passione fa dimenticare la stanchezza. Andare avanti a colpi di zappa un gradino dopo l’altro. Allargare la cresta, sempre troppo affilata e ghiacciata. Un lavoro che sembra non avere fine, ma quando le forze vengono meno o l’altitudine si fa sentire, il cambio da parte di un collega permette di recuperare energie.

Posizionare le corde fisse nei passaggi più impegnativi. Mettere due scale metalliche per superare la terminale poco sotto la vetta del Castore. Segnalare i crepacci ed i passaggi più pericolosi per rendere questo percorso di alta montagna più sicuro. Sistemare i bivacchi nei punti strategici, con all’interno tutta l’attrezzatura di emergenza. Sacchi a pelo, fornelletto, alimenti ed un toboga per trasportare infortunati in caso di maltempo.

Il tutto grazie all’utilizzo dell’elicottero pilotato dalla guida e pilota Gressonaro Alex Busca. Volo in quota difficile con vento a raffiche. Condizioni estreme. Necessaria grande freddezza ed abilità. Depositare persone e materiale nei punti più irraggiungibili. Il tutto sotto lo sguardo attento dell’instancabile direttore di gara Adriano Favre, anche lui guida alpina di Champoluc nonché direttore del Soccorso Alpino Valdostano.

Finalmente alla vigilia tutto è pronto per la gara: meteo ottima, con temperature non troppo basse, ma ahimè previsto vento moderato. Il venerdì tutto il personale di servizio viene elitrasportato in quota. Guide alpine, militari, forestali, finanza, personale del soccorso alpino, medici, cronometristi e tanti volontari. Ultimi aggiustamenti del percorso. Poi nottata nei vari rifugi in quota per essere pronti per il grande evento.

Il sabato mattina sveglia in piena notte per salire con le pelli e/o con i ramponi nei punti prefissati. Io ho dormito al Quintino Sella. Punto d’appoggio ideale per la salita al Castore (uno dei quattromila più frequentati delle Alpi). Difficile preparare lo zaino e decidere cosa prendere. Per finire scelgo di portare le mie due fedelissime Nikon. Il vento forte rende poco pratico il cambio di obiettivo! Un grandangolo fisso da 20mm ed il pesantissimo teleobiettivo da 300 mm.

Verso le sei, mentre gli atleti stanno già correndo a passo spedito verso il colle del Breithorn, salgo con le pelli diretto al Castore. Lo zaino, sempre troppo pesante, mi fa sentire goffo e rallenta la mia salita. Devo cercare di evitare di sudare. Per non congelarmi nei lunghi momenti di attesa. Abbandono gli sci a metà del Felik e proseguo con i ramponi fino alla vetta. Poi aspetto pazientemente il passaggio dei primi concorrenti. Il vento soffia forte e le mani sono già intorpidite dal freddo. Non facile scattare con queste condizioni.

Poco dopo le otto vediamo la prima cordata sbucare a metà parete Ovest del Castore. Nemmeno il tempo di posizionarsi e la squadra di Killian e compagni sono già in vetta! Seguiti a poca distanza dalla squadra dell’esercito: Boscacci, Eydallin e Lenzi. Ed a pochi minuti dalla terza squadra. Impressionante pensare che sono partiti da Cervinia alle cinque e mezza di stamattina!

A seguire tante altre cordate sfilano veloci sulla cresta del Castore. Difficile scegliere la posizione migliore per scattare foto. Occhio stanco dalle passate edizioni. Ricerca dell’inquadratura meno banale. Il freddo rallenta ulteriormente i miei pensieri, già confusi dalla quota.

Aspetto il primo team femminile, che sale con eleganza, gli ultimi metri di cresta prima della vetta. Poi corrono veloci in discesa e superano una squadra di maschietti alle prese con i soliti ramponi che non vogliono stare attaccati. Dopo una trentina di squadre inizio a spostarmi verso il bivacco. Qui gli instancabili volontari, coordinati dal recordmen di velocità sugli sci Yvan Origone, preparano il tè caldo ai concorrenti. Bello vederli fare il tifo e supportare gli atleti ed i tanti amici in questa grande corsa.

Più avanti vedo la terza squadra femminile delle sorelle Bieler di Gressoney, sempre sorridenti nonostante la grande fatica. Salutano e scendono veloci con i ramponi ai piedi. Con grande difficoltà riesco a superarle in discesa in un tratto tecnico e gelato. A metà pendio del Felik metto gli sci e scendo rapidamente verso il Quintino Sella. Voglio fare alcuni scatti di discesa. Poco dopo intravedo dei capelli biondi sfrecciare a tutta velocità. Non facile sciare su questa neve crostosa e gelata legati in cordata. Poi prendo la scorciatoia diretta verso il Naso del Lyskamm.

Calzo nuovamente le pelli e salgo, con grande fatica dietro ai concorrenti che sembrano non accusare la stanchezza. Nei pressi della seraccata sotto l’imponete parete sud dei Lyskamm Alex mi recupera. Poi atterra con grande maestria, nonostante il forte vento, in vetta al Naso! Ne approfitto per immortalare gli atleti su questo tratto tecnico, che ha richiesto tante ore di lavoro ai miei colleghi di Gressoney ed Alagna. Saluto il “lungo”, Michele Cuchi guida Valsesiana, con la barba gelata dal freddo che assieme ai finanzieri, ed ai tanti volontari supporta con tè caldo e tifo i concorrenti. Qui incontro anche la dottoressa valdostana dell’elisoccorso Roby che aiuta i volontari nella preparazione di bevande. Pronta ad intervenire in caso di necessità.

Aspetto la cordata di Annie, Katrin e Dimitra, sempre sorridenti. Supportate dai compaesani che sono saliti con i campanacci fino a qui per incoraggiarle. Poi scendo l’ultimo tratto tecnico con i ramponi ai piedi, agevolato da una corda fissa. Finalmente, soprattutto per i concorrenti, è tempo di calzare gli sci per scendere diretti al rifugio Mantova. Ultimo tratto in cordata su questa neve davvero brutta che rende ancor più difficoltosa la discesa legati. Poi al rifugio si sciolgono i nodi e si ritirano le corde, aiutati dai tanti volontari presenti.

Numerosi i tifosi saliti da Indren per accogliere le quasi trecento squadre partite da Breuil Cervinia. Tempo di scendere liberi, senza l’impaccio della corda, attraverso il canalino dell’aquila, pieno di gobbe insidiose. Le gambe accusano la stanchezza. Posso solo immaginare, le prime squadre in questo tratto gelato e difficile, volare ad alta velocità alla volta del traguardo e della tanto meritata vittoria.

Poi via veloci fino all’Orestes Hutte e da qui, con grande sorpresa di tutti gli atleti, un ultimo tratto di salita (per le condizioni pericolose del solito traverso degli anni passati!) fino a raggiungere la pista dei Salati. Poi meritata discesa in pista fino al Gabiet. Nei pressi del Morgenrot la mancanza di neve obbliga a mettere gli sci in spalla. Ultimo tratto a piedi. Per i primi, di corsa fino all’arrivo, a Gressoney La Trinité.

Poco meno di quattro ore e mezza sono state necessarie alle prime squadre per completare l’intero percorso. In quota tutto fila liscio ed i concorrenti si susseguono all’arrivo senza sosta fino verso le 17. Qui ad accogliere gli atleti un pubblico caloroso, ed il solito instancabile speaker Silvano Gadin che incita vincitori e ogni finisher con lo stesso entusiasmo. Poco importa il risultato. Il trofeo Mezzalama è soprattutto passione. Una grande manifestazione sulle cime del Monte Rosa che unisce appassionati provenienti da tutto il mondo.

Solo quando l’ultima palina è stata tolta, e quando tutte le persone dislocate lungo il percorso sono a valle in sicurezza, Adriano Favre ed il presidente della fondazione trofeo Mezzalama Luca Bieler possono tirare un sospiro di sollievo. Complimenti a tutti: atleti e non, impegnati lungo tutto il percorso, per rendere questa giornata perfetta! Appuntamento tra due anni, per la XXII edizione, di questa grande maratona sul filo dei quattromila.

testo e foto di Marco Spataro




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