Trofeo Mezzalama 2011. Tutta la corsa, i vincitori e la gara rinnovata
Quello di ieri è stato un Trofeo Mezzalama rinnovato. Al passo coi tempi, più duro, più lungo (45 chilometri per 3000 metri di dislivello positivo) e più tecnico. Il cambiamento di percorso al Naso del Lyskamm ha introdotto elementi di modernità di cui si sentiva il bisogno. Ci riferiamo in particolare al canale di salita (45° di pendenza) che immette alla parte iniziale della Cresta Sella, da cui le cordate sono scese sul Naso e poi verso il pendio che porta dal Colle del Lyss ai rifugi Gnifetti e Mantova. Il tempo era bello ma la gara lo è stata ancor di più, con un’emozionante alternarsi di posizioni al vertice. A guardare i passaggi ai controlli non ci si accorgerebbe di nulla, perché la cordata internazionale dello spagnolo Kilian Jornet Burgada e dei francesi William Bon Mardion e Didier Blanc è sempre risultata in prima posizione. Ma chi, come noi di PlanetMountain, aveva molti occhi sul percorso, sa che ci sono stati almeno due tentativi di colpo di stato. E sarebbe stato davvero un gran ribaltone, se si pensa che mentre la cordata ispano-transalpina era fra le favorite, quella cospiratrice non era certo data dai brokers per il primo gradino del podio. Magari per uno più basso, per quello sì.
Intanto, la cordata italiana del Centro Sportivo Esercito, detentrice del trofeo, non è mai stata davanti, anche se ci ha creduto, almeno fino alla Ovest del Castore, quando il freddo (il versante in ombra e l’ora del mattino ci hanno messo del loro) e la fuga dei primi, ha tolto motivazione a Damiano Lenzi, Matteo Eydallin e Denis Trento, inducendoli al ritiro. Il tempo del C.S.E. nel 2009 non era più battibile, con un percorso più lungo, una neve più lenta e qualche tratto a piedi nel finale. Ma dalle parti di Courmayeur non sarebbe dispiaciuto vedere bissare il successo dei “loro” ragazzi.
Ma torniamo là davanti, nel cuore della cronaca: al primo controllo orario del Colle del Breithorn il team dei battistrada, poi vincitori, precedeva quello di Seletto, Pedrini, Lanfranchi di 45”. Sulla Ovest, mentre il freddo e la corsa allo spasimo cominciavano a lasciare segni sui volti dei protagonisti oltre che nella progressione incerta, l’ATK team prova il primo affondo: quando il sorpasso sta per consumarsi, ecco che un rampone si sgancia, ristabilendo le posizioni. Sul Castore (4226 m) il ritardo si è ridotto a 11”. Infine, dopo un’estenuante corsa per la vittoria, sui 2500 metri di dislivello della discesa finale, Alain Seletto (uno dei migliori sciatori del circo bianco in pelli di foca) ci prova. Per un attimo il sorpasso sembra cosa fatta. A questo punto lo spagnolo Kilian Jornet Burgada e i due soci francesi William Bon Mardion e Didier Blanc, con un’impennata d’orgoglio, tornano davanti.
Gli ultimi metri si svolgono così: nonostante le aspettative negative della vigilia in un anno di poca neve, il tratto finale da correre a piedi è di un solo chilometro. Però, quando oramai si è quasi a Gressoney, bisogna togliere e rimettere gli sci un paio di volte, così da sfruttare 500 metri di lingue di neve isolate che, percorse con gli assi ai piedi, si attraversano comunque più velocemente che a piedi. Poi, col cuore in gola e lo scalpiccio degli inseguitori nelle orecchie, Kilian, William e Didier tagliano il traguardo per primi. Nemmeno il tempo di girarsi per vedere. Una corsa a perdifiato e solo 18” di differenza, dopo 4h:33’:58” di gara. Un soffio insomma.
Con questa vittoria il francese William Bon Mardion stacca anche il biglietto di campione intermedio de La Grande Course (il campionato internazionale che unisce le 5 regine dello ski alp, la francese Pierra Menta, le italiane Adamello Ski raid, Trofeo Mezzalama, Tour du Rutor e la svizzera Patrouille des Glaciers). La regolarità delle sue prestazioni, insieme a questa vittoria, gli permettono di passare davanti a Giacomelli e Holtzknecht (secondi alla Pierra e primi all’Adamello) e a Kilian e Didier (vincitori alla Pierra ma ritirati all’Adamello).
Fra le donne il Trofeo Mezzalama è stato dominato dalle azzurre Gloriana Pellissier, Francesca Pedranzini, Roberta Martinelli che, con questo capolavoro, incorniciano forse più una carriera che una stagione (vissuta piuttosto in ombra). La 18ma posizione in classifica generale (considerando anche gli uomini) la dice lunga della marcia indiavolata intraprese dalle tre mamme più forti dello ski alp. La loro vittoria non è mai stata messa in dubbio dalla pur fortissima cordata internazionale di Mireia Mirò (Esp), Laetitia Roux (Fra) e Nathalie Etzensberger (Sui).
D’altronde la necessità di formare cordate da tre elementi (caratteristica unica del Mezzalama e della Patrouille desl Glaciers) spariglia spesso le carte e, in questo caso, il team Mirò – Roux, rodato con successo in questa stagione, non ha retto alla prova dell’abbinamento con l’elvetica campionessa mondiale a squadre e alla prova del freddo che ha fatto tremare come una foglia la spagnola sulla Cresta Castore. Il loro secondo posto è comunque lusinghiero e permette a Mireia e a Laetitia di portare a casa, ex aequo, almeno per tutta l’estate e l’autunno, il Trofeo Grande Course che, nel 2012, tornerà a passare di mano in mano fino alla Patrouille des Glaciers, quando saranno definitivamente designati i più forti scialpinisti delle grandi classiche delle stagioni 2011-2012.
Un’immagine emblematica di questo Mezzalama è quella del valdostano Jean Pellissier, il veterano pluricampione, che quest’anno si è legato in cordata con due più giovani di lui, i valtellinesi Guido Giacomelli e Lorenzo Holtzknecht. In pochi anni lo ski alp sta cambiando alla velocità della luce e lui comincia a sentire il peso del tempo che passa. Va sempre fortissimo, ma non basta. Restare là davanti è più difficile adesso. E stare al passo con chi ha meno primavere sulle spalle ancora di più. Così, scendendo dal Castore, esausto per il ritmo e per il freddo, Jean ci ha provato a fermarsi a bere un bicchiere di te caldo al punto di rifornimento. Ma l’esuberanza dei più giovani non poteva attendere: la loro partenza imbizzarrita gli faceva rovesciare tutto il tè caldo addosso. E lui, dolce e avvezzo alla sofferenza, ripartiva con quella faccia da buono, al gancio ma indistruttibile. Alla fine la loro squadra era comunque 7ma, a quasi 20’ dai vincitori.
Delle quasi 400 squadre partite, solo 254 sono arrivate al traguardo, le altre sono state fermate dai cancelletti orari e da qualche ritiro. Stavolta la falce dell’eliminazione di molte cordate è calata anche al Colle del Felik, dove era posizionato il secondo controllo. La presenza di centinaia di concorrenti, il freddo tagliente, i limiti alpinistici di alcuni scialpinisti atleticamente preparati ma tecnicamente fragili, faceva sì che, nella parte centrale e posteriore del lungo cordone, si formasse una lunga fila sulla Ovest del Castore, prima della strettoia della crepacciata terminale. Una coda spesso immobile che faceva perdere minuti decisivi a decine di team a cui gli organizzatori hanno intimato l’alt nei pressi del rifugio Quintino Sella.
In ogni caso anche il XVIII Trofeo Mezzalama è archiviato, epico e memorabile, come sempre. Per molti è già partita l’attesa al 2013.
Lorenzo Scandroglio - lorenzo.scandroglio@gmail.com
Le foto a corredo dell'articolo sono di Marco Spataro www.marcospataro.com
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