Dalla Pierra Menta alla Grande Course... come cambia lo ski alp?

Sta per cominciare La Grande Course, il primo campionato internazionale di scialpinismo paragonabile al Grande Slam del tennis. Giovedì 17 marzo in Francia, sulle nevi di Arêches-Beaufort - là dove si tennero le olimpiadi invernali di Grenoble – viene dato il via alla Pierra Menta, la classica francese di origini moderne nata nel 1985.
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Un momento della Pierra Menta 2010
arch. Pierra Menta - Jocelyn Chavy
Definire la “Pierra” una gara di scialpinismo è riduttivo. Potremmo chiamarla una competizione di “alpinismo con gli sci”, perché qui il “cramponnage” (la progressione con i ramponi), l’ingaggio sulle creste, la risalita di couloir, le discese ripide, l’esperienza contano come, anzi, talvolta di più, della salita a ritmo indiavolato con le pelli di foca di tanti neofiti approdati allo ski alp da mondi lontani quali la bicicletta e il running.

All’alpinista deve affiancarsi il buon corridore. Ma non basta essere un buon maratoneta con discrete capacità sciatorie che sa tenere il ritmo nei binari della traccia. E’ questa la caratteristica delle gare de La Grande Course: che sono più tecniche, più alpinistiche di altre. Cinque competizioni nell’arco di due anni, tutte a squadre, da due o da tre componenti. Alla Pierra sono due, al Mezzalama saranno tre, in ogni caso squadre, o cordate, come preferite. Che, a ben guardare, sono il retaggio della cordata alpinistica, in cui il reciproco aiuto, l’incoraggiamento, la sicurezza, dipendono dal fatto che non si è da soli.

Ma la Grande Course, in sé, è un campionato individuale, la cui classifica sarà stilata per singoli concorrenti. Il fatto che un alpinista dallo stile “fast & light” come Franz Nicolini, l’uomo da 82 quattromila delle Alpi (ovvero tutti i quattromila alpini) in 60 giorni, abbia deciso di mettersi in gioco in questo progetto è emblematico. Emblematico di una componente che il circo bianco in pelli di foca dell’ISMF stava mettendo in secondo piano e che qui torna prepotentemente in primo piano. Lo ripetiamo: la componente alpinistica, appunto.

A completamento di quanto detto occorre aggiungere che qui ci sono la quota (ovunque, tranne alla Pierra, si superano i 3000 metri, se non i 4000 metri), i terreni impervi di montagna, le condizioni climatiche difficili. “E’ per questo motivo che un ‘vecchietto’ come me ha deciso di tentare. Dalla Pierra all’Adamello al Mezzalama, in queste gare quel po’ di esperienza che posso vantare conta sicuramente di più che altrove. Poi comunque bisogna essere allenati, in buone condizioni, veloci”, spiega Nicolini.

E se alla Pierra le quote saranno più basse, proprio per questo non mancheranno le creste di roccia e di misto, quelle da affrontare con gli sci in spalla, i ramponi, l’imbrago e la longe per assicurarsi alle fisse. La meteo però non sarà docile in questi giorni di pioggia e di neve, un ulteriore gradiente di difficoltà, tanto per gradire. Già, non è un errore se diciamo “giorni”, perché questa competizione transalpina si svolge come il Tour de France del ciclismo, a tappe (quattro, da giovedì 17 a domenica 20), con la sommatoria dei tempi. 400 scialpinisti divisi in 200 team dovranno totalizzare 10.000 metri di dislivello positivo in 4 giorni, un’altra bella mazzata sulle gambe…

Ma dove va lo scialpinismo con la nascita di questo campionato d’élite che, nonostante le caratteristiche “extreme”, sta seducendo anche il popolo delle notturne, la base dell’iceberg? Intanto ricapitoliamo: il campionato unisce 5 gare di tre paesi e si snoda su due anni per 6 tappe: la Pierra Menta (Francia, in corso di svolgimento in questi giorni, dal 17 al 20 marzo 2011), l’Adamello Ski Raid (Italia, in programma il 3 aprile 2011), il Trofeo Mezzalama (Italia, in programma il 30 aprile 2011), ancora la Pierra Menta (unica competizione annuale che, quindi, tornerà dal 15 al 18 marzo 2012), il Tour du Rutor (Italia, in programma dal 30 marzo al 1° aprile 2012), la Patrouille des Glaciers (Svizzera, in programma dal 25 al 28 aprile 2012).

“Sono contento che sia nato un campionato come la GC – sottolinea Matteo Eydallin, l’azzurro vincitore del Trofeo Mezzalama 2009 in cordata con i compagni del Centro Sportivo Esercito che alla Pierra si presenta con “il biondo” Denis Trento – ma mi chiedo se sia possibile seguire bene entrambi i “circuiti”, questo e la Coppa del Mondo. Non è facile. Io per capire cosa fare aspetto di conoscere quel che succederà proprio alla Pierra. Se starò bene e sarò in gara oppure no. In base a questo si deciderà il da farsi all’Adamello Ski Raid”.

Alla luce di quanto dice l’Eyda nazionale - opinione la sua per altro diffusa – viene da chiedersi: se l’unione fa la forza la divisione cosa fa? D’altronde è stata l’ISMF, a Salisburgo, nel 2010, a votare contro l’ipotesi di quella che, nei corridoi federali stava per nascere con il nome “english” di “Big Race”. I paesi esclusi hanno votato contro e l’Italia, che pure avrebbe vantato tre tappe, si è astenuta. Avrebbe potuto essere il circuito top delle gare di lunga distanza, o qualcosa del genere, con il plus valore di un’attenzione mediatica (altro vanto di queste cinque “regine”) senza pari per questo piccolo sport verticale le cui “vocazioni” crescono in modo esponenziale, tanto che le aziende hanno cominciato ad accorgersene e a trarne le debite conseguenze. E invece, come in quei giochi d’infanzia, capitano i passi da gambero, quelli all’indietro.

E se è vero che la GC è un deciso balzo in avanti perché le migliori organizzazioni e i teatri più blasonati di questo sport, unendosi, hanno emulato quel che succede nel grande slam del tennis, è altrettanto vero che la federazione internazionale resta al palo, per non dire che arretra, inevitabilmente. E questo non è un giudizio, ma la constatazione di un fatto: e cioè che senza nessuna delle cinque “regine”, l’ISMF ha perso il suo Roland Garroz. “Non saprei dire se quello che sta accadendo – conclude Eydallin – ci faccia avvicinare ai cerchi olimpici…”. Se però è vero che la concorrenza è l’anima del commercio, se è vero che da entrambe le parti ci sono dichiarazioni distensive se non reciproche strizzatine d’occhio, è possibile che il futuro dello scialpinismo sia atteso da una sintesi superiore.

Per ora concentriamoci sulla Pierra Menta, e seguiamola, perché qui ci sono tutti (o quasi) i migliori. Perché qui c’è da divertirsi, anche, se non soprattutto, per il grande pubblico che inneggia ai concorrenti fin sulle cime più alte, senza risparmiare applausi e scampanellate a nessuno. Dai primi agli ultimi. E allora “bòn courage” a tutti! I 10.000 metri sono là che vi aspettano…

Lorenzo Scandroglio
lorenzo.scandroglio@gmail.com

>> Pierra Menta e la nascita della Grand Course




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