Vacanza arrampicata a casa Hörhager per Mauro Calibani & friends

Mauro Calibani racconta la sua vacanza arrampicata con famiglia e amici a casa di Gerhard Hörhager, ovvero il paradiso di roccia dello Zillertal (Austria) visitato seguendo la storia e le tracce del grande Hörhager su Graceland 8b e Ganja 8a+ trad, due vie simbolo aperte da questo fortissimo climber a metà dei magnifici (per l'arrampicata ) anni '80.
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Mauro Calibani on 'Graceland', Zillertal
archivio M. Calibani

Spesso quando mi guardo allo specchio mi accorgo che i miei peli imbiancano sempre di più, il segno inequivocabile non della mia nuova grande capacità di cambiare colore, bensì della mia degenerazione, ed allora mi domando, li taglio o cerco di nasconderli? Ma siccome sono un tipo serio, me li tengo in bella mostra.

Da marzo, dopo l’operazione al crociato del ginocchio destro, la scalata l’ho sostanzialmente vista praticare dagli altri, bello eh... ma mi sento meglio quando sono io a combattere contro la gravità! A cinque mesi dall’intervento qualcosa finalmente è cambiato, e così sono pronto a ricominciare con il piede giusto, magari proprio con quel piede sotto quel ginocchio scricchiolante.

Agosto 2012. Si parte con un furgone pieno di bambini, cibo, motivazioni e qualche speranza, fuori le temperature ormai rasentano i 40°. Direzione la vallata dello Zillertal, dove un immenso Gerhard Hörhager ci aspetta a braccia aperte nella sua magnifica “Fattor-baita” di montagna a Ginzling, e dopo una transumanza durata circa 9 ore possiamo finalmente dire di essere arrivati.

Successivamente ecco arrivare il resto della banda. Ric, Davide, Ele, Gio’, Tommy, Giorgio, Angelo, Barbara, Roberta, Simone e Matteo, Lorenzo, Silvia, Giulia e Carlo, Barbara ed Hannes, tutti amici autoreclutatisi col passaparola, + me, Dani Diego e Dariotti. Tutt’insieme componiamo una bella squadra di pallone, con tanto di riserve fresche e piene d’energia… E la partita comincia…

Quando ci muoviamo sembriamo più invasivi di una mandria di vacche che vanno a pascolare, bambini sgridati, ginocchia sbucciate e troppe cose dimenticate per le troppe cose da ricordare, insomma questa è la nostra vacanza nello Zillertal. Nel caos generale, col passare dei giorni, Gerhard con i suoi dolci modi ci svela tutte le perle di granito a nostra disposizione e, piano piano, tutto il gruppo trova un suo equilibrio armonico e comincia il vero divertimento.

Un giorno a sera tarda dopo che i miei piccoli erano rientrati in casa prima di me, poiché uno era tutto bagnato dopo essere caduto per l’ennesima volta in una pozzanghera del fiume, mentre l’altro era sfinito dalla stanchezza, dagli amici mi viene concesso di rimanere con Gerhard a scalare…

E' così che diamo inizio agli assalti delle vie più belle e storiche da lui consigliate. Ad un tratto, sotto un pannellone strapiombantissimo, mi fa:
“Sai Mauro questa via una volta la facevo in libera tutte le volte che la provavo”.
“Ah sì? E come si chiama?”
“Graceland”
“Ah, e quant'è?"
“8b, o Ottoà di blocco…”
“Aaaahhhh, e in che anno l'hai fatta?
“Nell'ottanta6 o 80sette, i don't remember...”.

Poi Gerhard parte per un poderoso tentativo e solo per un pelo, cade… Curioso della storia del mio sport e profondamente attratto dal mio amico, comincio uno stillicidio di domande quotidiane, dopo aver capito che di fronte avevo un gran bel pezzo di storia dell'arrampicata.

Ho scoperto che Gerhard negli anni ottanta era un ragazzino con le sue 30 pecore ed aveva incominciato a scalare. Come spesso accade la sua passione gli fu trasmessa da suo padre, che purtroppo qualche mese fa lo ha lasciato mentre stava facendo una passeggiata in montagna con sua mamma. Il ragazzino sin da subito s’innamorò della sua Zillertal, dando inizio ad una impressionante serie di aperture kamikaze su vie di più tiri totalmente sprotette e su itinerari più corti, con sporadici spit. Qualche volta vendeva anche una delle sue pecore per comprarsi un po' d’attrezzatura per l’arrampicata!

Grazie al buon latte delle sue mucche, Gerhard crebbe forte e robustino… (Dopo aver saputo questo dettaglio, abbiamo consumato un’industriale quantità di latte pure noi, ma senza alcun risultato, solo a Ric gli è cresciuta un po’ di panzetta mentre a me è toccata un po' di dissenteria e niente più…). Poco dopo capì che il suo istinto lo stava proiettando verso l'alta difficoltà e così sulle rocce della sua valle arrivò a salire, nel corso degli anni '80, anche due importanti itinerari, forse la base, l'esempio di ciò che sarebbe poi stata l’evoluzione normale e graduale dell'arrampicata fino al giorno d'oggi.

Le due vie erano e sono “Ganja” un 8a+ trad e “Graceland” 8b, entrambe racchiudono l'energia e la lungimiranza di questo fortissimo scalatore che è Gerhard Hörhager. Per chi non lo sapesse il giovane ragazzino in quegli anni ad Erto liberava “Sogni di Gloria” ed effettuava la prima e velocissima ripetizione di “Jena” a Finale Ligure, due solidi e storici ottobbippiù. In Zillertal ed altrove liberava vie con tallonaggi ed agganci, difficilissimi piazzamenti d'equilibrio e lancioni brutali su appigli poco buoni, grazie al suo talento, alla sua motivazione e ad una non indifferente potenza muscolare.

Tornando a noi ed alla vacanza, mi sono accorciato le maniche dei miei vestiti E9 ( :) ) e sono andato a caccia di queste due salite. “Graceland”, è anche un bellissimo album di Paul Simon, intriso di sonorità etno africane, che ispirò Gerhard al tempo. Ci sono voluti tanto cuore e non molti tentativi, dovendomi calare nuovamente nei panni del boulderista alla ricerca del “ritmo giusto nella progressione”, per salire questo 8a di blocco con pochi spit, davanti agli occhi di tanti amici e di mio figlio Diego, con cui per la prima volta ho potuto condividere qualcosa di così bello per me, nonostante gli scricchiolii del mio ginocchio. Gerhard mi ha poi confessato che non la salgono in molti in così poco tempo…

Dopo un paio di giorni siamo andati sotto “Ganja” che non è per l’album di Paul Simon che si chiama così… Lì sotto i miei occhi sono impazziti per la sua magnifica fessura strapiombante che spacca il masso su, dritto nel centro, con intorno la roccia che riflette la luce del sole per la sua “liscezza”. Mentre sali i posizionamenti dei piedi risultano difficili e scivolosi, ma la magia della pietra rende ancora una volta tutto perfetto.

Una breve ricognizione, due piccole protezioni lontane, qualche dito disarticolato ed eccomi ancora qua, su in cima, con tanti figli e amici miei che mi acclamano da sotto, giù nel prato. Ancora una volta sono in cima ad un sogno di linea, salita con lo stile puro scelto da Gerhard Hörhager negli anni 80!

IN THE 80’s CLIMBING WAS COOL.
Mauro Calibani


Arrampicare nello Zillertal




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