Tre Cime: la Pellisier in libera per Bubu Bole
Mauro Bubu Bole ha realizzato la prima salita in libera della via Camillotto Pellesier sulla parete Nord della Cima Grande di Lavaredo (2999m).
Altro cantiere chiuso in Tre Cime di Lavaredo per Mauro Bubu Bole. Questa volta l'irrefrenebile triestino con la sperimentata tecnica di "lavoro a stadi" ha esplorato e quindi effettuato la prima salita in libera (e in giornata) della via "Camillotto Pellesier", sulla parete Nord della Cima Grande di Lavaredo (2999m). Una via aperta in artificiale dai fratelli Minuzzo nel 1967, e ora in libera valutata da Bole con difficoltà fino all'8b. Dopo la prima libera della Couzy, 8b, (1999) e la prima ripetizione di Bellavista sulla Cima Ovest, 8c, (2002), la storia di Bubu e le Tre Cime continua... E pare non sia finita qui: l'alpinista venuto dalla bora, infatti, annuncia - condizioni meteo promettendo - un'altra esplorazione peraltro già avviata... naturalmente sempre all'ombra delle Nord delle Drei Zinnen. Via "Camillotto Pellesier", Tre Cime, by Bubu "Già nell’estate del ‘99 quando stavo provando la Couzy, dalla cengia di partenza avevo dato un’occhiata a questa via, aperta da E. Mauro e M. Minuzzo nel 1967, in nove giorni trascorsi in parete, e da loro dedicata a Pellesier. Una via molto facile da trovare! Da tre metri dall’attacco parte una raffica verticale di chiodi a pressione fino al termine delle difficoltà, dopo circa trecento metri dalla base. E' sempre con il caro Riccardo Milani, reduce della scorsa estate passata nella cantina delle Tre Cime (la scomoda e fredda sosta sotto il grande tetto della Ovest da dove parte il tiro duro di Bellavista... posto perfetto per appenderci i salami e mantenere fresco del buon vino), che nei primi giorni di luglio partiamo per questa sequenza di trazioni tra un chiodo e l’altro. In due giorni ho riattrezzato le soste con due nuovi spit, mentre nei tiri ho lasciato la chiodatura originale. Una chiodatura abbondante, ogni 70-80 centimetri, ma quei chiodi, a volte, sono nella roccia solo per qualche millimetro, e tutti immancabilmente rivolti verso il basso. Buoni per appendersi ma non saprei se tengono dei voli, anche piccoli Fino al grande tetto avevo fissato una corda statica, da sosta in sosta, per poter scendere facilmente alla base, ma anche per provare i tiri in libera, da solo con un bloccante ventrale, vista la perfetta verticalità della via. Dopo alcuni giorni di sali e scendi passati da solo in parete per trovare le sequenze migliori per la libera, in compagnia del Ghin di Domegge che si è cortesemente offerto di assicurarmi, sono riuscito a liberare tutti i tiri da capocordata. Poi mancava l’assalto finale per la salita di tutta la via in libera e in giornata. Venerdì primo agosto, ormai una regola, parto alle quattro di mattina da Trieste per non pagare il pedaggio della strada che porta al rifugio Auronzo, ed in compagnia di Kurt Aster, come in un incantesimo riesco a salire tutta la via, nonostante le poche ore di sonno della notte prima… Ma per fortuna ogni tanto arrivano quelle giornate dove si sente quel “clik” dell’interuttore che si accende… e allora bisogna andare perché è il momento giusto. La gratificazione più grande però non è stato il decimo grado di conclusione, ma sicuramente la bellezza della via con roccia stranamente sana e con sequenze di movimenti quasi fossero disegnati... insomma una via di grande soddisfazione. Nelle scure e verticali pareti delle Tre Cime ho trascorso sempre dei periodi indimenticabili, tra amici, temporali, appigli che saltano via, grossi spaventi… Nonostante tutto amo questo posto e sento quasi di far parte di questa piccola-grande parentesi delle Dolomiti, però per tornarci devo sempre trovare qualche cosa che mi accenda come un “cerino”… Allora parto a “manetta”, anche se le possibilità della libera, piano piano, si stanno esaurendo. Ho appena terminato questa via, ma adesso ho già voglia di partire per un altro viaggio nel grande giallo… l’ho già binocolata… e sarà sicuramente un’altra storia di magia verticale. Mauro Bubu Bole
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