Torri di Canolo, nuova via per Failla e La Rosa
II 9 aprile 2012 Fabio Failla e Angelo La Rosa hanno aperto Via Aragorn, una nuova via sulle Torri di Canolo. Il racconto di Fabio Failla delle Dolomiti del Sud.
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Le Torri di Canolo nell'Aspromonte, Calabria, conosciute anche come Dolomiti del Sud.
Fabio Failla
La mia storia inizia nel lontano 1998 quando per motivi di lavoro fui mandato in Calabria. Già appassionato di alpinismo mi misi subito alla ricerca di compagni e di luoghi per arrampicare. Per puro caso un mio collega sapendo della mia passione mi parlò di un luogo dove vi erano delle pareti rocciose, che venivano chiamate "le Dolomiti del Sud". Eccitato dalla notizia, ma soprattutto incuriosito, presi informazioni sul luogo e mi andai subito alla ricerca di queste pareti.
Partito da Vibo Valentia presi l'autostrada SA-RC fino a Gioia Tauro, e uscito dall'autostrada continuai per la statale che porta a Cittanova. Qui chiesi dove fosse il paese di Canolo scoprendo che dovevo ancora salire verso la montagna fino al "Passo del mercante" in direzione "Zomaro", arrivare nei pressi del paese di Canolo Nuovo e riscendere sul versante Ionico, ove si trova il paesino di Canolo Vecchio. A pomeriggio inoltrato finalmente dalla strada intravidi dopo un tornante una parete rocciosa immensa e rimasi folgorato dalla bellezza di queste torri, con il sole che rifletteva quel colore rosso fuoco tipico delle Dolomiti. Me ne innamorai subito e cominciai subito a frequentare questi luoghi.
Cercai di sapere notizia su queste guglie calabresi, come si chiamavano, e se qualcuno era già passato da li. Scopri dopo poco tempo che le torri, “scoperte” dall'alpinista romano Fabrizio Antonioli negli anni '70, erano già state visitate nel 1980 dal famoso Alessandro Gogna, che le cita sul suo libro Mezzogiorno di Pietra. Iniziai così a ripetere le poche vie aperte e ad aprirne altre.
Trasferitomi definitivamente a Catania, e nonostante i tanti anni passati, il mio amore per questo luogo selvaggio ed incantato è rimasto immutato, per cui ho deciso di tornarci. Ne parlai con l'amico Angelo e decidemmo di andare a salire un nuovo itinerario. L'intenzione era di riuscire a completare la via in giornata e ritornare la sera a casa. Partito molto presto da Catania, passai a prendere Angelo a Messina all'imbarco dei traghetti. Caricato tutto in auto, dopo una rapida colazione ci imbarchiamo e, arrivati in terra calabra, affrontiamo la famigerata SA-RC. Per le varie immancabili interruzioni perdiamo circa un ora nella tabella di marcia che avevamo ottimisticamente previsto, ma finalmente giunti a Canolo, risaliamo i tornanti che ci portavano sotto le pareti. Sistemato il materiale ci avviamo all'attacco della linea prescelta.
Iniziata la salita in silenzio e con una concentrazione assoluta, senza accorgercene saliamo velocemente il primo tiro, poi il secondo e il terzo, sino a completare la via. In vetta guardo l'orario: erano appena le tre del pomeriggio! Entusiasti e soddisfatti, prepariamo velocemente le corde per le doppie, e via giù. Arrivati in macchina buttiamo dentro tutto il materiale alla rinfusa e stanchi ma felici scappammo verso casa.
Partito da Vibo Valentia presi l'autostrada SA-RC fino a Gioia Tauro, e uscito dall'autostrada continuai per la statale che porta a Cittanova. Qui chiesi dove fosse il paese di Canolo scoprendo che dovevo ancora salire verso la montagna fino al "Passo del mercante" in direzione "Zomaro", arrivare nei pressi del paese di Canolo Nuovo e riscendere sul versante Ionico, ove si trova il paesino di Canolo Vecchio. A pomeriggio inoltrato finalmente dalla strada intravidi dopo un tornante una parete rocciosa immensa e rimasi folgorato dalla bellezza di queste torri, con il sole che rifletteva quel colore rosso fuoco tipico delle Dolomiti. Me ne innamorai subito e cominciai subito a frequentare questi luoghi.
Cercai di sapere notizia su queste guglie calabresi, come si chiamavano, e se qualcuno era già passato da li. Scopri dopo poco tempo che le torri, “scoperte” dall'alpinista romano Fabrizio Antonioli negli anni '70, erano già state visitate nel 1980 dal famoso Alessandro Gogna, che le cita sul suo libro Mezzogiorno di Pietra. Iniziai così a ripetere le poche vie aperte e ad aprirne altre.
Trasferitomi definitivamente a Catania, e nonostante i tanti anni passati, il mio amore per questo luogo selvaggio ed incantato è rimasto immutato, per cui ho deciso di tornarci. Ne parlai con l'amico Angelo e decidemmo di andare a salire un nuovo itinerario. L'intenzione era di riuscire a completare la via in giornata e ritornare la sera a casa. Partito molto presto da Catania, passai a prendere Angelo a Messina all'imbarco dei traghetti. Caricato tutto in auto, dopo una rapida colazione ci imbarchiamo e, arrivati in terra calabra, affrontiamo la famigerata SA-RC. Per le varie immancabili interruzioni perdiamo circa un ora nella tabella di marcia che avevamo ottimisticamente previsto, ma finalmente giunti a Canolo, risaliamo i tornanti che ci portavano sotto le pareti. Sistemato il materiale ci avviamo all'attacco della linea prescelta.
Iniziata la salita in silenzio e con una concentrazione assoluta, senza accorgercene saliamo velocemente il primo tiro, poi il secondo e il terzo, sino a completare la via. In vetta guardo l'orario: erano appena le tre del pomeriggio! Entusiasti e soddisfatti, prepariamo velocemente le corde per le doppie, e via giù. Arrivati in macchina buttiamo dentro tutto il materiale alla rinfusa e stanchi ma felici scappammo verso casa.
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