Stefano Ghisolfi libera Dingo a Finale
La falesia di Monte Sordo, più precisamente il settore dell'Alveare, è considerata una delle perle dell'alta difficoltà dell'arrampicata sportiva italiana. Nel dicembre del 1985 l’allora 22enne Andrea Gallo aveva lasciato su questo muro di compatto calcare grigio e color miele il suo segno forse più grande, la via Hyaena, gradata inizialmente 8a+/8b per mancanza di altri riferimenti all'epoca, poi rivalutata verso l'alto dopo la prima ripetizione da parte dell'austriaco Gerhard Hörhager. Ed in effetti Hyaena oggi, a distanza di oltre 30 anni, è considerata un 8b+ che si fa rispettare, una tappa obbligatoria per chiunque voglia misurarsi con l'alta difficoltà degli albori della novella arrampicata sportiva.
Proprio accanto a Hyaena corre Dingo, una via chiodata nel 1992 sempre da Gallo che, dopo un corteggiamento iniziale, aveva deciso di spostare le sue attenzioni altrove. La via era rimasta incompiuta, tentata ogni tanto da altri climber ma senza successo, fino a sabato 13 febbraio quando Stefano Ghisolfi è finalmente riuscito a liberarla, gradandola “solo” 8c+.
Il climber di Torino aveva iniziato a provare il vecchio progetto a metà gennaio, quando il boulder Gioia a Varazze che sta provando era troppo bagnato, e nonostante il suo curriculum da 9b in falesia (Lapsus ad Andonno), la via Dingo non si è arresa facilmente.
"So che è una via di vecchio stile che non si adatta alle mie capacità" racconta Ghisolfi "ed è per questo che avevo deciso di iniziare questa battaglia." Una lotta che è durata diversi giorni, più giorni infatti di qualsiasi altro 8c+ salito da Ghisolfi finora, tanto che "nonostante il grado" la via rappresenta "una delle sfide mentalmente e fisicamente più difficili" che lui abbia mai fatto. Proprio come Gallo, viene da pensare, sulla stessa parete trent'anni fa.
Stefano Ghisolfi sull'ultimo movimenti difficile di Dingo, dove è caduto una volta
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