Punta Cucuttos, nuove vie alle Gole di Gorroppu in Sardegna
GOLE DI GORROPPU The dark (easy) side
di Corrado Pibiri
Quando, dopo le ultime due mie vie a Sa Forada e sa Ida, ho comunicato a Maurizio Oviglia che avevo realizzato un nuovo itinerario sulla vicina Punta Cucuttos, in modo molto sagace mi scrisse: "hai marcato il territorio, vero?" Avevo appena realizzato la bella e lunga "L'ultimo dei Mòcheni" e la settimana dopo, poco a sinistra, una bella via facile e non troppo lunga: "Pitzinnedda", appunto.
Ma certo, come era possibile lasciare quasi intonsa una parete così bella e accattivante? A ripensarci ora mi sembra quasi impossibile che una simile parete sia passata inosservata ai più per più di trent'anni. Dopo la prima via di Alessandro Gogna, infatti, ci furono altre due realizzazioni di Sarti e Scema. Ma vuoi perché si trattava di vie interamente non attrezzate, vuoi perché spaventava l'avvicinamento, il risultato quello era.
Mi sentirei invece di sfatare il problema dell'avvicinamento. Se si seguono per benino tutte le indicazioni, dall'ovile di Sedda Ar Baccas dove si lascia l'auto, ci vogliono poco più di 60 minuti per arrivare agli attacchi. Sicuramente si tratta di un percorso né banale né tantomeno intuitivo, però ben attrezzato nei punti impegnativi. Ma aldilà di questo, ciò che la fa da padrone, qui, è l'ambiente: a mio parere il più spettacolare e mozzafiato della Sardegna. Arrivare a Sa Giuntura, la confluenza dei tre fiumi Orbisi, Titione e Flumineddu, vale da solo la pena dell'essersi messi in cammino in un territorio così duro e affascinante al tempo stesso. Sa Giuntura e i vicini Nuraghe Mereu e Gorropu sono meta ogni anno di centinaia di escursionisti.
Sin da piccolo, trotterellando tra le gambe di mio padre, grande appassionato di archeologia, ammirando a naso per aria ciò che mi veniva proposto, ho sempre riflettuto sul senso estetico dei nostri progenitori di diversi millenni or sono.
Quando, ormai 36 anni fa e questa volta da solo, mi arrampicai sui massi sommitali di Nuraghe Mereu che svettava nel bel mezzo di una foresta primaria, rimasi senza fiato. Ebbi la definitiva e ineluttabile conferma di quanto già da piccolo pensassi sul senso estetico dei nuragici. Fatte salve ovvie e particolari esigenze strategiche o di culto, interveniva di prepotenza la scelta del luogo che appagasse anche le esigenze dell'occhio.
Ecco che quella che mi si parava di fronte da Nuraghe Mereu non era una semplice vista ma uno spettacolo di forte intensità emotiva. Con un sol colpo d'occhio si domina l'impluvio di Sa Giuntura. Sullo sfondo: le immani gole di Su Gorropu, originate dalle acque di questi fiumi. Uno spettacolo senza eguali. Un ambiente aspro, lontano, difficile, temibile, celato all’occhio dei più fino a pochi decenni fa.
Al camminare tra le acque cristalline dei laghetti di Sa Giuntura, nei pressi della "libreria", verrà difficile immaginare come un paesaggio così tranquillo e bucolico possa trasformarsi, in solo poche ore di pioggia, nel teatro più sconvolgente che la furia delle acque possa offrire. L’acqua si convoglia tutta in questo punto, raggiungendo anche i 20 metri di altezza, si incanala violentemente all’interno delle gole e defluisce con tutta la sua furia devastatrice nella Valle dell’Oddoene. Nell’ultimo decennio coloro che vivono e lavorano nella valle hanno dovuto fare i conti con un simile evento per ben tre volte. In primavera, per il fenomeno del carsismo, l’acqua scorre placida sottoterra per riaffiorare solo in alcuni punti originando piccole pozze cristalline, preziose riserve estive per gli animali.
La due vie corrono quasi parallele nei primi cinque tiri. Ma mentre Pitzinnedda si ferma alla stessa sosta comune, l'Ultimo dei Mòcheni prosegue ributtandosi in parete seguendo degli evidenti grandi diedri. E infine, giunti ormai alla fine della verticalità si devono fare i conti con una cresta affilata e aerea con circa 400 metri di vuoto su entrambi i versanti. Una sgroppata di quasi 800 metri. Vera montagna, insomma.
Avvicinamento alla parete W di P.ta Cucuttos e a Sa forada e sa Ida
Il punto d’ingresso al Supramonte di Urzulei si trova al Km 177,500 della SS125 in località Genna Croce. Da Genna Croce si imbocca, con l'auto, l'evidente strada secondaria che in direzione Sud costeggia le alte pareti di S'Azza Bianca. Dopo aver oltrepassato sulla sinistra un belvedere che si affaccia sull'abitato di Urzulei, si arriva in breve alla fine della strada asfaltata. Tralasciare l'unico bivio sulla sinistra e proseguire sempre dritti verso Nord sulla sterrata. Si attraversa il bellissimo altopiano di Planu Campu Oddeu al cui termine inizia la discesa verso la Codula Orbisi.
Giunti alla Codula (nella lingua locale la codula è la valle, l'alveo del fiume) la si attraversa per il vecchio guado. I resti del ponte crollato stanno lì a testimonianza della furiosa alluvione dell'anno scorso.
Si risale tra bellissimi lecci primari fino alla quota 960 e poi si inizia la lenta discesa, che transitando per l'ovile di Campos Vargios, porta all'ovile di Sedda ar Baccas dove si parcheggiano le auto. (A Campos Vargios, Km 10,000 da Genna Croce, si va sempre dritti tralasciando un grosso bivio sulla sinistra).
Km 12,500 da Genna Croce a Sedda ar Baccas.
Dall'ovile si segue, in piano, l'evidente tratturo in direzione Nord e si incontra, dopo poche decine di metri, un fantastico esemplare millenario di Tasso (Taxus Baccata). Un autentico monumento naturale! Ormai la stradina lascia il passo ad un ben marcato sentiero che dopo poche centinaia di metri sotto il bosco, si affaccia verso la vallata. Siamo alla sommità del crinale noto come S'Ischinale 'e s'Arreiga; una bella cresta affilata e panoramica compresa tra le gole del Flumineddu a sx e i salti del Rio Orbisi sulla destra. In breve si arriva al fondo, alla famosa confluenza dei tre torrenti, il cui toponimo è Sa Giuntura. Si prosegue verso le gole di Gorropu. Arrivati al primo lago lo si supera sulla sinistra grazie a dei cavi di acciaio in loco. Qualche altro passo, atletico aiutati da catene e da una corda fissa, e si è di nuovo nell'alveo del fiume. Si prosegue tenendosi sempre sulla sinistra idrografica. Quando il cammino viene nuovamente interrotto da un secondo lago ci sono ben tre alternative possibili. Le descriverò una per una a seconda della parete che si voglia raggiungere.
1) Per le vie a Sa forada e sa Ida, si sale sulla sinistra per una cinquantina di metri e si accede ad un caratteristico foro nella parete. Qui vi è un altro segmento di sentiero attrezzato con cavi e corde.
Si segue il corto percorso attrezzato e in breve ci si affaccia sulla ripida pietraia di Sa forada e sa Ida.
Andando a sx, verso monte, si arriva in pochi minuti all'attacco di "Los Compadres". Piegando giù a dx si arriva invece all'attacco dello spigolo, proprio sull'alveo del fiume, dove corre Lughe 'e vida mia.
Dalle auto 60/70 minuti.
2) Per le vie alla West di P.ta Cucuttos, si sale sempre sulla sx per una cinquantina di metri per accedere a quel caratteristico foro nella parete. Dall'ancoraggio dove partono i cavi d'acciaio una doppia da 55 metri porta direttamente sull'alveo del fiume. In pochi minuti si arriva all'attacco dell'Ultimo dei Mòcheni e di Pitzinnedda. Dalle auto 55/60 minuti.
3) Per le vie alla West di P.ta Cucuttos, durante la stagione asciutta, si prosegue lungo il secondo lago e quindi un terzo aiutandosi nei tratti esposti con dei cavi di acciaio. Pochi metri di arrampicata in discesa e dal fondo si risale veloci all'attacco delle vie. Dalle auto 55 minuti.
Nota: per le vie di Sa Foradada e sa Ida si veda: Lughe 'e vida mia e Los Compadres, nuova via di Corrado Pibiri e Vincenzo Carcangiu sulle Gole di Gorroppu.