Peak district: arrampicata trad sull’hard grit

Viaggio lampo di Erik Švab, Igor Zerjal, Stefano Staffetta (Staffo) e Klemen Premrl che ripetono diverse vie fino all'E6 sul mitico hard grit del Peak district, in compagnia dei local boys della banda di Sheffield.
1 / 19
arrampicata trad sull’hard grit
Klemen Premrl
I triestini Erik Švab, Igor Žerjal e Stefano Staffetta e lo sloveno Klemen Premrl in un 'weekend lungo', complice la Ryan air e 4 giorni di tempo 'arrampicabile', hanno esplorato le tantissime possibilità offerte dal Peak district, dalle vie di riscaldamento e 'no big' fino ad alcune pietre miliari della storia dell'hard grit.

Sul mitico hard grit del Peak district

di Erik Švab

Continua la mia ricerca personale nell’ambito dell’arrampicata tradizionale inglese con brevi visite nella patria dell’arrampicata tradizionale, dove paretine all’apparenza insignificanti nascondono vie mitiche del “real climbing” – la vera arrampicata. Oramai ho visto la Scozia d’inverno, il Galles in lungo e in largo e il Lake district in una mitica trasferta di bel tempo costante. Ho diversi amici che abitano a Sheffield e continuavano a dirmi che sarei dovuto venire nel Peak district prima o poi.

Avendo poco tempo tra il business e la famiglia, scegliamo un weekend lungo a fine settembre per avere almeno un po’ ti tranquillità con il tempo ma sperando che non faccia più troppo caldo: Ryan air + rent a car = 4 giorni effettivi di arrampicata al modico prezzo di 130 € a testa e la moglie continua ancora a rivolgermi la parola. La squadra in trasferta è la solita: Igor Zerjal, giovane compagno su roccia e ghiaccio, Stefano Staffetta – Staffo, mio compagno di cordata standard e Klemen Premrl, ghiacciatore d’elezione ma rocciatore per necessità.

Solito volo per Liverpool, rent a car, 2 ore e mezzo di macchina e arrivo di sera nell’appartamento di John Arran, uno dei protagonisti della scena del Peak, cn salite fino al E10 – Doctor Doolittle, una placca da spavento, e spedizioni in tutto il mondo, l’ultima per la salita in libera del Salto Angel. Lui e sua moglie Anne ci ospitano nella loro grande casa che da sempre è un porto di mare, infatti da loro vive anche una certa Lucy. Chiacchierando scopriamo che si tratta di Lucy Creamer, la più forte climber inglese con salite in arrampicata sportiva fino al 8a e in arrampicata tradizionale fino al E7 (quella volta).

Il primo giorno andiamo insieme ai nostri ospiti a Curbar, uno dei posti classici del Peak, sospeso sopra l’omonimo villaggio, dove dopo un breve riscaldamento scopriamo che il gritstone per noi è una roccia molto difficile da scalare, con prese piatte, protezioni allegre e il bisogno di tanta confidenza. Vediamo che già gli E4 che nel Lake district facevamo quasi per riscaldamento (ma li la roccia era molto più simile alla nostra), sono delle batoste, mi riesce uno in flash, ma poi su un bellissimo e classico E5 – Profit of Doom, mi devo ricredere e mi ritrovo a cercare le combinazioni vincenti. Staffo mi tira fuori dai pasticci trovando i passaggi e nonostante le protezioni sul passo chiave siano costituite da un micro-nut ballerino, mi lancio dal basso.

Il tempo non è granché e in uscita, su terreno facile, devo stare attento alle prese bagnate ma l’aderenza della roccia è incredibile e mi levo la mia prima soddisfazione sul grit. Intanto Lucy che era con noi stava provando una linea più a destra, non sapevo ancora che nelle settimane seguenti l’avrebbe fatta insieme anche ad altre di quel genere, veramente forte e brava!

Il secondo giorno andiamo a Froggatt e dopo una camminata lunghissima, dopo aver visto tutte le paretine di questo settore, dopo le delusioni sulla lunghezza e sul fatto che tante sono o troppo facili o bagnate, torniamo in uno dei primi settori con dei tetti e strapiombi e fedeli alle nostre origini saliamo prima la bellissima “Strapiombante” E1 e poi la strapiombantissima e moto fisica “Strapadictomy” E5 6a che a causa dei movimenti complessi e difficili mi ha richiesto 3 tentativi. Eh, questo gritstone proprio non fa per noi, ma l’esperienza è comunque bellissima, i posto molto ‘british’ e la sera la chiudiamo sempre in un pub diverso.

Nel frattempo è tornato a Sheffield il mio vecchio amico Ben Heason che era in giro per lavoro e ci siamo trasferiti a casa sua. Ben è uno dei migliori arrampicatori tradizionali in Inghilterra e nel mondo, ha fatto salite, soprattutto in solitaria e a vista, talmente pericolose che spesso mi chiedo come sia ancora vivo. L’ho conosciuto alcuni anni fa quando gli ho organizzato una serata a Lecco e abbiamo passato una settimana a fare boulder insieme a Cresciano anche con Steve Mc Clure e Ian Parnell. Da quella volta siamo restati in contatto e quando lui viene sul continente o io vado in Inghilterra ci vediamo. E’ un bravo ragazzo, tranquillo e ospitale. Non sembra uno fuori di testa e infatti ci ospita tutti e quattro a casa sua, anche se in realtà Staffo ha dormito in giro dopo una festa particolarmente ‘british’.

Il giorno seguente piove, nel peggiore stile locale, cerchiamo di dormire e ci muoviamo da casa appena alle 11h. Nonostante tutto decidiamo di andare a vedere il negozio di arrampicata migliore della zona e uno dei migliori caffè a Hethersage. Ci perdiamo per qualche ora e quando guardiamo fuori in cielo e blu e i colori sono di un verde acceso. Di corsa a Stanage, a vedere la lunga barra di arenaria, a provare i tiri ancora un po’ umidi, a prendere paura sulle vie facili ma sprotette. Alla fine è stata una bella giornata e pur avendo fatto ‘solo’ un E5 siamo lo stesso contenti.

Arriva l’ultimo giorno della nostra vacanza in UK e Ben mi consiglia di andare a vedere una placca a Curbar che secondo lui potrebbe fare al caso mio. Si tratta di un classico E6, un grado che sul grit vuol dire già impegno severo: un 7a boulder all’inizio, poi protezioni su micro-nut e fettucce incastrate, un muro verticale su prese piccole da arcuare intorno al 6c e poi via via prese più grosse ma anche protetto. Provo la via con la corda dall’alto, vedo che il boulder è difficile ma si fa, le tacche si stringono bene, ma una volta superato il tratto difficile si devono salire altri 3-4 metri dove è vietato cadere perché si cade sicuramente a terra. Non sono convinto, ma sistemo lo stesso le protezioni. Aspetto ancora un po’ perché quando devo provare una via psicologicamente impegnativa non mi va che ci sia troppa gente intorno.

Quando tutti se ne vanno e restiamo solo io e Staffo mi decido e parto. Ma il boulder è difficile, mi scivola un piede e rimango appeso all’unica protezione buona della via. Mi calo, riposo un attimo e riprovo: il boulder mi viene bene, poi mi fermo sull’ultimo riposo e quando parto sono tranquillo. Mi rendo conto che sto rischiando ma ho anche un senso di controllo totale: sento bene le tacche tra le dita, metto i piedi in maniera precisa e corretta. Non mi fermo a riposare e smagnesare ma arrampico tranquillo e deciso e sono fuori dalla sezione dove è vietato volare in un batter d’occhio. Poi moschetto le ultime protezioni ed esco tranquillamente, senza senso di vittoria o trionfo. Sono contento e me lo tengo per me.

Finiamo questa bellissima e perfetta giornata spostandoci in un altro settore dove entrambi con Staffo saliamo un altro E4 in flash, Moonwalk, una paretina con fessura e uscita in placca delicata in perfetto stile gritstone e per finire la nostra visita nel Peak district mettiamo la corda su una delle vie più mitiche di ‘hard grit’: la prua perfetta e improteggibile di End of the affaire E8 6c. La proviamo alternativamente con Staffo e gli equilibri sono così strani e precari che ci sembra impossibile salire, ma dopo mezz’ora a provare 10 metri riesci a capire piano come farla e anche se molto aleatoria la salita ti sembra possibile.

Al secondo giro di tentativi con la corda dall’alto mi sento molto più a mio agio e alla fine riesco a farla pulita in top rope. Per averla provata in tutto un’ora non è neanche male, ma pensare di farla da primo, con un’unica protezione che tiene solo se l’assicuratore salta giù dallo scalino sul quale ti fa sicura, mi fa venire i brividi. Non è il caso, almeno non per ora, ma nel futuro, chissà...

Erik Švab
CAAI – Club Alpino Accademico Italiano


Per info e serate sull'english style in estate e inverno e su altre pareti in giro per il mondo: erik.svab@servis.it
Per la collaborazione si ringrazia: La Sportiva, Montura, Grivel, Kong

Elenco salite in stile tradizionale nel Peak district:
Froggatt:
Strapiombante, E1 5c, onsight o flash salita da tutti
Strapiombo E1 5b, onsight e flash per Žerjal e Premrl
Strapadictomy, E5 6a, Headpoint in 3 try per Švab
Stanage:
The Link, E1 5b, onsight e flash per Žerjal e Premrl
The Guillotine ,E3 5c, headpoint per Žerjal e Premrl
Headless Chicken, E5 6b, headpoint in 2 try per Staffetta e Švab
Curbar:
L’Horla, E1, onsight o flash salita da tutti
Scroach, E2 5c, onsight o flash salita da Premrl, Žerjal e Staffetta
Usurper, E4 5c, flash per Švab
Moonwalk, E4 6a, headpoint per Premrl e Žerjal, flash per Staffetta e Švab
Profit of Doom, E5 6b, headpoint in 2 try per Švab
Linden, E6 6b, 25 m, headpoint in 3 try per Švab



Ultime news


Expo / News


Expo / Prodotti
Elbec berretti in lana 100% merinos
Realizzati uno ad uno in Dolomiti con lana merinos italiana.
Petzl Rocha - mochettone a ghiera
Moschettone con ghiera a vite, ultracompatto e ultraleggero con forma a pera
Imbracatura leggera da alpinismo e scialpinismo Singing Rock Serac
Imbracatura estremamente leggera per scialpinismo, alpinismo e tour su ghiacciaio.
HDry - Ferrino X-Dry 15+3
Ferrino X-Dry 15+3 è uno zaino da trail running. Grazie alla membrana HDry, lo zaino è completamente impermeabile.
Ferrino Full Safe E2 - zaino da freeride e skitouring
Zaino da freeride e skitouring, equipaggiato con 2 device di sicurezza in caso di valanga: Sistema Airbag Alpride E2 e Riflettore RECCO
La Sportiva Aequilibrium Speed GTX – scarponi alpinismo
Scarpone low-cut estremamente leggero e performante sviluppato per alpinismo tecnico.
Vedi i prodotti