Patxi Usobiaga, la vittoria dopo la sconfitta
L'ultima volta che abbiamo parlato di Patxi Usobiaga, il climber basco aveva appena vinto il Rock Master 2008. Prima però aveva stupito tutti centrando la prima libera e insieme il primo 8c+ a vista mondiale con Bizi euskaraz nella falesia di Etxauri - per la cronaca ripetuta un paio di mesi fa dal local Iban Larrion che ne ha confermato il grado.
Ora invece il 28enne, che considera la testardaggine come suo peggior difetto ma anche miglior virtù, si è messo nuovamente in luce con la vittoria nel Campionato Europeo Lead, e la rotpunkt della mitica Action Direct 9a in Frankenjura. Una salita arrivata nel suo secondo pellegrinaggio a Waldkopf, in un giorno in cui la colonnina di mercurio non superava i 5° C e l’aria era appesantita da un’umidità che toccava il 90%.
Ma più dei successi quello che ci interessa è entrare nella testa di Patxi. Capire come riesce ad affrontare i momenti meno felici come quello che ha attraversato tra la vittoria al Master di Arco e la conquista del titolo europeo Lead. Insomma, vogliamo partire proprio dal momento più critico della sua stagione agonistica 2008. Da quella disastrosa gara di Puurs, in cui ha perso la possibilità di vincere la sua terza Coppa del Mondo Lead consecutiva, per capire com’è riuscito a gestire la sconfitta per continuare e vincere ancora.
Ciao Patxi, spiegaci le difficoltà che hai incontrato dopo Puurs.
Ero davvero motivato per vincere anche quest'anno la Coppa del Mondo ma a Puurs, dopo che in precedenza avevo commesso due altri grandi errori, ho perso tutte le mie possibilità di vincere il circuito. Quindi ho perso qualsiasi motivazione, perchè era proprio questo il mio obiettivo primario di quest’anno… insomma mi sentivo giù.
Quanto importante è stata la vittoria del Campionato Europeo a Parigi un paio di settimane dopo?
Io vorrei vincere tutte le gare internazionali, il titolo europeo mancava nel mio palmares quindi sono contento, mi ha motivato nuovamente dopo tutto questo duro allenamento. Certo, la vittoria di Parigi è stata molto più importante di qualsiasi altra gara quest'anno, ad esempio più importante di quella di Berna, ma non la considero più importante della Coppa del mondo.
Dopo Parigi hai "festeggiato" con la salita di Action Direct ma anche con un 8b+ a-vista in Frankenjura. Avevi poco tempo a tua disposizione, sentivi la pressione come in gara?
Pressione in falesia? La falesia ci sarà sempre, ho tutta la mia vita per scalare, quindi no, niente pressione.
Ci sono tanti climbers che centrano performance di altissimo livello, sembrano essere capaci di abbattere la barriera del 9a con facilità. Cosa ne pensi?
Il livello degli arrampicatori sta salendo, è normale quindi. Ma se penso a quelli che come me gareggiano, devo dire che non abbiamo tempo da dedicare a questi obiettivi, per tentare tutte le vie che vorremmo. Le condizioni migliori ci sono in primavera e autunno, quando smetto con le gare vorrei provare altre vie in tutto il mondo... America, Asia, Africa... ma al momento è impossibile.
Parlando di limiti - quale via ti è sembrata più dura di tutte?
Dipende tutto dal momento. Mi ricordo nel 1998 quando tentavo il mio primo 8c, Mala Vidaa Araotz: ho dovuto fare tantissimi tentativi. Lo stesso vale per Honki Tonky o White Zombie: me li ricordo durissimi, ma ora la gente dice che sono degli 8c facili... dipende tutto dal momento.
Domanda di rito: le tue impressioni su Action.
Action Direct non mi è sembrata durissima. Sì, 9a, ma non super difficile, anche se non è adatta alle mie caratteristiche. Tutti i movimenti sono difficili, aleatori, dinamici, si può cadere ovunque. Quando l'ho provata per la prima volta a maggio sapevo di poterla chiudere in velocità, ma anche di rischiare di ritornare a casa a mani vuote. Ma questa è la via che tutti gli arrampicatori devono salire. Le mie congratulazioni a Güllich... davvero incredibile.
Ora hai salito quello che consideri una triologia top: Biographie 9a+ (2004), La Rambla 9a+ (2007) e Action Directe 9a (2008). Come mai queste vie?
Considero che ciascuna di queste tre vie abbia scritto la storia dell'arrampicata sportiva. Ciascuna poi è diversa dall’altra e questo è uno dei miei obiettivi: arrampicare al massimo, anche su vie che non si prestano alle mie caratteristiche.
Cosa sogni?
Sogno ogni via che provo. Nel 2006 vincere la mia prima Coppa del Mondo era un sogno. Ora tutto il resto è la realtà.
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