Meschia chiude al bouldering

Mauro Calibani ci spiega i motivi per cuiil proprietario del terreno dove sorge l'area boulder ha deciso, a malincuore, di non permettere più l'accesso.
Meschia, uno dei siti di bouldering più belli d'Italia e non solo, chiude. Il proprietario del terreno, a malincuore, ha dovuto infatti prendere questa drastica decisione. Una scelta dettata soprattutto dall'inciviltà di quegli arrampicatori che, in questi ultimi anni, non hanno prestato la seppur minima attenzione a quello che li circondava. Incuranti sia di essere ospiti in proprietà privata, sia della stupenda natura a loro offerta.

E' un discorso vecchio, un discorso di cultura ed educazione. Si è sempre detto che l'arrampicata, e il bouldering, sono belli perché si possono praticare in mezzo alla natura, fuori dalla folla… Ma, evidentemente questo non motiva abbastanza. Si preferisce usare il territorio senza alcun rispetto della natura e delle persone che, come in questo caso, ce lo mettono a disposizione.

Ma ecco come Mauro Calibani, uno dei primi a "scoprire" il tesoro di queste rocce ascolane, ci presenta la situazione:


Il paese di Meschia (ph M. Calibani)

"Quasi sei anni fa mettevo per la prima volta piede a Meschia. Un posto magnifico in cui, credetemi, la natura era veramente incontaminata. Non c'erano auto, né strade, a parte quella già esistente. Ma quel che più conta, non c'era nessuno. Ero entusiasta di condividere quello che avevo scoperto con altri. E finalmente, dopo un bel po', sono arrivati i primi visitatori, poi sempre di più.

Gli interi settori di Meschia Vecchia e Meschia Nuova sono di proprietà privata, ed in queste proprietà oltre ai magnifici massi, si trovano i castagni secolari, che per tradizione hanno, fino ad oggi, dato da vivere ai locali. Santino, un amico, proprietario del settore di Meschia Vecchia fin dall'inizio ci accolse a braccia aperte credendo che per lui fosse un lusso avere tanti appassionati arrampicatori sui suoi sassi.

Di anno in anno, però, quando lo rivedevo era sempre meno contento. Fino a quando, due settimane fa, con gli occhi pieni di lacrime mi ha detto: "Sono stufo di tutti gli arrampicatori, all'inizio eravate in pochi, ora non ce la faccio più a lavorare, raccolgo castagne o pulisco il terreno in mezzo ai vostri escrementi...". Infatti, nonostante le raccomandazioni nostre e del proprietario, ci sono persone che continuano imperterrite a non aver nessun rispetto. Così si è giunti alla chiusura di Meschia!

Credo che il legittimo proprietario abbia tutto il diritto di prendere questa drastica conclusione. Mi sento di appoggiare in pieno la sua scelta, e con me tutti quelli che hanno frequentato questo posto da molto tempo. Credo, inoltre, che le problematiche di Meschia siano anche altre, seppur non menzionate dal proprietario del terreno. Chi ha avuto la fortuna di visitare Meschia si sarà potuto accorgere quanto il suo ecosistema sia vulnerabile.

I castagni crescono su un minimo strato di terra che ricopre il sottosuolo roccioso. Questo terreno, indispensabile per la vita dei castagni, è protetto dal muschio che assorbendo l'acqua lo difende dagli inarrestabili processi di dilavamento. In varie zone maggiormente frequentate il passaggio dei molti frequentatori ha già fatto scomparire il muschio e di conseguenza il terreno. E questo per i secolari castagni vuol dire la morte. Insomma è chiaro che quest'ambiante non sia affatto adatto per ospitare grosse quantità di persone.

Meschia per il momento è chiusa, con la speranza che questa drastica soluzione possa servire ancora una volta a far capire quanto importanti sia il rispetto di alcune piccole ed elementari regole di rispetto degli altri e della natura."

Mauro Calibani


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