La vita è amara, nuova via nel Supramonte di Oliena
L’arrivo degli spit sulle grandi pareti ha permesso la nascita di un genere di itinerari sportivi oggi denominati “multipitches”. Si tratta per lo più di itinerari che sfruttano i tratti più compatti delle pareti, evitati dagli apritori del passato. In un primo momento erano le placche, ma poi man mano anche gli strapiombi dall’apparenza più repulsiva sono stati presi in considerazione. Ovviamente, utilizzando il chiodo ad espansione in apertura, seppure infisso dal basso, il fatto di riuscire a passare o no su ogni difficoltà dipende dalle regole di apertura che l’apritore si impone, piuttosto che (come spesso si scrive) se usa il trapano piuttosto che il piantaspit. Ma lasciando da parte le questioni etiche, vorrei piuttosto far notare che uno dei criteri per valutare la bellezza di una multipitches fosse proprio la sua linearità. I zig zag, il seguire le linee deboli della parete, sovente rappresentate da diedri, fessure, cenge, è sempre stato prerogativa delle vie tradizionali. Con la modernità, all’opposto, la via ideale avrebbe dovuto essere dritta come un fuso, senza alcuna scappatoia. Dalle vie moderne scomparirono quindi i traversi, così tipici della scalata tradizionale (chi non ricorda il traverso della Micheluzzi, ad esempio?)… per lasciare spazio a tante linee diritte e parallele.
Dopo anni passati ad aprire vie moderne secondo i dettami di questo stile, almeno per quanto riguarda la Sardegna, la regione dove vivo, ho deciso col tempo di dedicarmi ad aprire vie moderne solo su linee che mi sarebbero parse particolari o molto estetiche… diverse insomma da ciò che ho già realizzato in passato.
Il Badde Pentumas è una gola che si trova nel Supramonte di Oliena, all’interno della Valle di Lanaitto. Molto conosciuta dai torrentisti e, di recente, dagli amanti delle ferrate, lo è meno da parte degli scalatori. Eppure la parete strapiombante che si cela al suo interno, in località ùnchinos, mi ha colpito fin da subito, facendomi fantasticare una salita diretta di quegli strapiombi.
Dopo tanto tempo passato a scrutare ogni piega della parete, peraltro nella parte terminale attraversata proprio dalla ferrata, mi son reso conto di trovarmi davanti ad un problema complesso, di non facile soluzione. Tutte le possibili linee che avevo individuato presentavano dei punti con grosse incognite, sia per la qualità della roccia che per la sua difficoltà. Inoltre il terreno strapiombante non era di certo il mio preferito e riuscire a trovare punti dove fermarsi sui cliff a chiodare non sembrava così semplice!
Dopo tanti dubbi e tanto tergiversare, a giugno di quest’anno, a due anni da quando era maturato nella mia mente il progetto, mi son sentito pronto ad attaccare. Giovanni, come si usa dire, poteva essere in questa situazione un buon secondo, di quelli che ti seguono ovunque senza farti perdere tempo, ma per quanto riguarda l’apertura avrei dovuto far conto solo sulle mie forze. Il che non era un dettaglio da sottovalutare, sapendo che il sole bacia la parete alle 2 e si era in piena estate: avremmo insomma dovuto mettere in conto molti giorni di apertura e avere pazienza!
Fatti i tiri iniziali sulla linea che avevo studiato e raggiunti i primi punti interrogativi che dal basso non ero riuscito a risolvere… è stato gioco forza cominciare a traversare sotto un tratto che mi sembrava inscalabile. Uno spettacolare ed esposto traverso, quasi dolomitico, ci ha portato nel cuore rosso della parete. Di qui ho provato a salire direttamente, ma son stato quasi subito respinto… A quel punto, piuttosto che fare una scala di spit per passare, ho preferito scendere. Si profilavano quindi due possibilità: chiedere aiuto a colleghi più forti in grado di passare dove io avevo rinunciato o trovare una scappatoia. Tuttavia il mio intento non era di fare una via estrema! Volevo assolutamente contenerla nel 7b/7c! Altre due settimane passate a scervellarsi sulle fotografie vagliando tutte le alternative possibili e siamo ritornati all’attacco. Il piano B che avevo escogitato era quanto mai stravagante: un traverso di quasi 80 metri a destra per poi tornare a sinistra con un'altra traversata assai ardita, direi letteralmente sospesa su grandi strapiombi, nell’altro senso, dove parevano esserci delle prese… Rimaneva però l’incognita dell’uscita… la chiave di tutta la salita: a quel punto rinunciare avrebbe significato il fallimento completo del progetto!
Guardando il tracciato della nuova via, a molti di voi scapperà un sorriso. Sembra tutto meno che la linea di una via moderna a spit! Eppure, come diceva Detassis, è una via che cerca “il facile nel difficile” in una zona di parete mai scalata: ha quindi una sua logicità. Dopo molti giorni di apertura e la prima libera di ieri, non nascondo la mia soddisfazione per il risultato ottenuto. Una via non estrema ma a mio parere bellissima: diversa, eccitante e mai scontata. Al suo interno troverete tutti gli stili di scalata, ma se non vi piacciono i traversi, siete avvisati, andate altrove! Per carità, non sta all’apritore decretare quali siano i propri capolavori, e poi sempre di gusti si tratta! Ma si, posso sbilanciarmi: La vita è amara è senz’altro una delle più belle multipitch che ho aperto nella mia carriera!
Nota: la via diretta è rimasta per me un sogno nel cassetto… ma non per molto! Avevo bisogno di condividere l’apertura con un compagno più capace di me su questo tipo di terreno. Così con Luca Giupponi, in un caldissimo giorno di luglio, abbiamo attaccato a destra de La vita è amara, salendo direttamente sui grandi strapiombi. Una nuova Hotel Supramonte? Staremo a vedere, per ora i tre tiri aperti promettono bene. Work in progress!
Maurizio Oviglia (CAAI)
SCHEDA: La vita è amara, Supramonte di Oliena