La Sardegna a-vista con Manolo

Appunti di viaggio di Manolo nell’Isola del tesoro, tra mare, cielo e pietra. Una mappa per arrampicare, vagabondare e respirare l’aria selvaggia e libera della Sardegna.
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La Sardegna a-vista di Manolo
arch. Manolo
”Non viaggiate con la testa nel sacco” raccomandava quella mia burbera e cara maestra delle elementari. Dopo molti anni credo che si riferisse un po’ anche ad un altro viaggio…

Come penso che abbia più significati la mappa del tesoro tracciata da Manolo dopo il suo viaggio (più vacanza, più scalata) nella terra (l’isola del tesoro tutto di roccia, mare e cielo) che per lui è un sogno, e un appuntamento fisso, sempre da scoprire e riscoprire.

A voi trovare dove ci portano questi appunti di viaggio “on sight”…



Vacanze “on sight” in Sardegna 2007
di Maurizio ‘Manolo’ Zanolla

Per le nostre vacanze ogni tanto penso anche di andare da un’altra parte, ma poi prenoto il traghetto.
Mi piace il mare e credo mi faccia anche bene, ma non riesco ad infilarmi in un fazzoletto di sabbia pieno di sdraio ed ombrelloni, vicino ad una fila di condomini, anche se hanno le bouganville colorate sui balconi ed i limoni nei giardini.

Anche in Norvegia il mare è bello, ma quando arrivi con gli sci vicino all’acqua, capisci subito che dentro in quella cosa scura a guardare i pesci, non fa certo bene al raffreddore. Insomma, oltre che bello il mare ci piace caldo e sicuramente da qualche altra parte esiste, ma per noi è troppo lontano. Naturalmente, ovunque... come ovunque “sotto il lentisco” ci sono anche quelle cose “che” noi… ”che” veniamo da fuori non possiamo e qualche volta non vogliamo vedere, ma non è solo per quel profumo di rosmarino spezzato, e nemmeno per quelle rocce che sconvolgono continuamente gli sfondi che ci torniamo. Per molti nell’Isola manca qualcosa ma forse è per questo che abbiamo ancora qualcosa da cercare.

Non avevamo mai “saltato” il mare di giorno ma anche il traghetto costa sempre di più, e questo era il modo più economico. La scia della nave ormai infila la notte, quando improvvisamente esplodono fuochi d’artificio che accendono le ultime notti d’estate in costa Smeralda, siamo quasi arrivati ma c’è sembrata più lunga del solito. Poi, la calca sulle scale, il tremolio dei ponti, lo stridere delle gomme, le urla degli uomini e, soprattutto, l’eccitazione di scendere. La frenesia del Golfo si allunga nella calura estiva, ci allontaniamo nell’aperta campagna e, lungo i muri abbracciati dai fichi d’india, ritroviamo le stelle e la Sardegna.

A Capo Testa, nella bellissima baia di Cala Spinosa, ci sono alcuni tiri attrezzati a spit ma preferiamo perderci nella Valle della Luna fra le forme più incredibili di granito color sabbia, dove un trapano farebbe più danni di un elefante in una cristalleria. Il granito diventa rosso nella Costa Paradiso prima di diluirsi nel cobalto delle lunghe spiagge verso Stintino. Passa da Alghero, alla ricerca di un orecchino di corallo, la strada che ci porta a scalare nell’ultima sorpresa verticale. Monteleone di Roccadoria; 90 anime, 2 bar e 1 comune, appare come un disegno di Moebius fra le striscioline di nebbia.

E’ difficile credere che nessuno abbia mai visto la più imponente falesia di tutta la zona, Sassari compreso. Una fascia di pietra giallo arancio che rimbalza sul lago e si innalza sopra tutto. Sembra un pezzo di Finale, un po’ più “ruspante con quei buchi ancora da lucidare. Ai suoi piedi da qualche parte dicono sgorghi acqua minerale con le “bollicine”, ripartiamo cercandola fra sughere e rettangoli di terra bruciata, poi andiamo più in alto fra larghi pascoli che sembra quasi di essere nelle Alpi, prima di scendere dolcemente insieme al “Temo” verso la bella Bosa.

Potrebbe essere qualche pezzo della Patagonia o della Nuova Zelanda quel tratto che si apre a meridione fra i graniti rotondi di Capo Pecora, mentre il maestrale rovescia con violenza il mare sulla finissima spiaggia di San Nicolò. Dopo Buggerru la strada si impenna e, per un attimo si allontana da tutto poi, al tramonto, ci deposita insieme ai ricordi davanti ad un infuocato Pan di Zucchero.

L’Iglesiente… con tutti quei buchi sotto terra è inclinato sopra un mare che guarda dritto fino alla Spagna. Villaggi fantasma e punti di domanda inquietano uno dei luoghi più belli dell’Isola. Piccole oasi di graniglia finissima, che adoro, impreziosiscono la costa, e dalla schiuma delle onde le falesie più belle si perdono fino all’entroterra fra le foreste e le macchie bruciate.

Sulla carta sembra corta, ma la strada che dribbla la segnaletica e la Capitale si infila verso il cuore della Sardegna, continua ad allungarsi e piegare fra greggi di pecore e colline sempre più vaste. I villaggi in costume verso Perdasdefogu tradiscono il digitale terrestre. La strada si innalza fra giganteschi mulini “eolici”, poi nella notte finalmente si allunga fra i palazzi di pietra sopra Jerzu.
Scaliamo nei Tacchi di Ulassai fra vento e nuvole, mentre la giostra a catena nel campo centrifuga il futuro del paese.

Non dimentichiamo il vino, prima di rotolare da quel paese aggrappato chissà dove e fermarci a caso in mezzo a quei dieci chilometri di sabbia davanti a Bari Sardo. Ricominciamo a scalare prima di scendere a Pedra Longa per guardare dove l’Ogliastra butta in mare la costa più selvaggia del mediterraneo. Sopra, fra i lecci del Golgo, immagino la Guglia laggiù, con quel mare, unico al mondo, dove trent’anni fa la violenza del maestrale mi sollevò. Più a nord, l’altopiano per un attimo si appiattisce e Serra Oseli tratteggia l’orizzonte con la pietra più bella dell’Isola.

A Genna Silana, in bilico fra il Gorroppu e la Codula di Luna, i ricordi mi travolgono, qui ormai trent’anni fa d’inverno, isolato fra cinghiali e bufere ripulendo le pareti del passo, vidi la mia prima Sardegna, la “125 orientale sarda” non era più larga di una macchina. Cala Gonone è sempre più grande e Cala di Luna sempre più piccola, non si muove una foglia fra gli oleandri ma è piacevole scalare all’ombra di queste falesie che allora non avevo nemmeno immaginato.

A Buchi Arta, tra le pietre ancora infuocate del passo, emergono ginepri che al tramonto si tingono di un colore viola, da quassù il mare sembra di toccarlo ma per i pastori è ancora lontano come il cielo ed il futuro fragile come “cartamusica”. Chissà se è perché possiamo andare via che ci prende la melanconia prima di metterci in fila, davanti alla nave.

Sono passati 6 mesi dal grave incidente alla spalla, anche se veramente non ho mai smesso di appendermi, almeno con un braccio ma non avevo ancora intenzione di forzare. Però, dopo una settimana di mare fra il 5c ed il 6b e qualche torneo di bocce in spiaggia, le dita senza volerlo si sono allungate un po’ più su.

Qualcuno dice che in Sardegna gli 8a sono più facili… può essere un’occasione. Forse è vero, dal momento che ne ho salito qualcuno a vista, ma nell’era dei bambini prodigio che scalano ormai il 9a on sight può essere anche ridicolo, cosa sicura è che sono belli e, in buona compagnia, nascosti in posti ancora più belli e, cosa rara, a volte senza nemmeno una traccia di magnesite. Se potete e vi piace veramente scalare andate a cercarli tra le rocce, il mare e molto altro può essere un’occasione.

by Manolo



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