Kevin Jorgeson & Transporter Room, ripetizione dopo più di due decenni
Il boulderista statunitense Kevin Jorgeson ha effettuato la probabile prima ripetizione di Transporter Room, il boulder highball sul Grandpa Peabody nei Buttermilks, USA, aperto da Dale Bard alla fine degli anni '80.
1 / 2
Kevin Jorgeson durante la prima ripetizione di Transporter Room (5.12/v5 X), il boudler highball sul Grandpa Peabody ai Buttermilks (USA) aperto da Dale Bard durante gli anni '80.
archive Kevin Jorgeson
Il fortissimo boulderista americano Kevin Jorgeson l'altro ieri ha ripassato un po' di storia verticale con la prima ripetizione di Transporter Room, un boulder da tutti riconosciuto per aver giocato un ruolo importante nello sviluppo della zona dei Buttermilks e dei suoi highball gli altissimi boulder saliti senza corda vicino alla cittadina di Bishop in California.
Trasporter Room ha una storia interessante e varia: un giorno, a metà degli anni '80, durante i tentativi di liberare i movimenti, la linea era stata spittata dall'alto dallo statunitense Dale Bard. Quando Bard è tornato al parcheggio quest'azione gli è stata duramente contestata da altri climber e Bard non ha esitato un secondo, è immediatamente tornato al masso e, nonostante non l'avesse mai salito prima, l'ha liberato, salendolo slegato. Gli spit sono poi stati levati da Tom Herbert e questo episodio ha dato un chiaro segno di come le salite future dovevano essere fatte ai Buttermilks: sempre senza gli spit, a prescindere dalla loro altezza e difficoltà.
Sono passati più di due decenni e nel frattempo il Grandpa Peabody è diventato uno dei massi più cattivi - non soltanto nel Buttermilks - con difficilissimi boulder come Lucid Dreaming (Paul Robinson 2010 FB8C+) e Amrosia (Kevin Jorgeson 2009) per citarne solo due dei più recenti e famosi.
Come Transporter Room, questi problemi sono stati liberati dopo aver provato i movimenti in toprope, ma mentre la recente salita di Jorgeson certamente non é difficile quanto le altre due, la sua conclusione è interessante: "Onestamente, mi vergogno un po' che mi sia voluto tutto questo tempo per ripetere Transporter Room! E non lo dico in un modo pretenzioso. Sono sinceramente deluso da me stesso! Si tratta di un boulder obbligatorio, una tappa da fare per chi vuole salire i boulder del passato... se vuoi, è un togliersi il cappello di fronte a quelli che hanno avuto delle visioni prima di noi. Ogni volta che noi (climbers sotto i 30 anni) pensiamo che siamo super, sarebbe meglio non dimenticare: stiamo (con umiltà e gratitudine) sulle spalle degli arrampicatori che sono arrivati prima di noi. Senza la loro visione e le loro palle, saremo lontani da dove siamo oggi."
Trasporter Room ha una storia interessante e varia: un giorno, a metà degli anni '80, durante i tentativi di liberare i movimenti, la linea era stata spittata dall'alto dallo statunitense Dale Bard. Quando Bard è tornato al parcheggio quest'azione gli è stata duramente contestata da altri climber e Bard non ha esitato un secondo, è immediatamente tornato al masso e, nonostante non l'avesse mai salito prima, l'ha liberato, salendolo slegato. Gli spit sono poi stati levati da Tom Herbert e questo episodio ha dato un chiaro segno di come le salite future dovevano essere fatte ai Buttermilks: sempre senza gli spit, a prescindere dalla loro altezza e difficoltà.
Sono passati più di due decenni e nel frattempo il Grandpa Peabody è diventato uno dei massi più cattivi - non soltanto nel Buttermilks - con difficilissimi boulder come Lucid Dreaming (Paul Robinson 2010 FB8C+) e Amrosia (Kevin Jorgeson 2009) per citarne solo due dei più recenti e famosi.
Come Transporter Room, questi problemi sono stati liberati dopo aver provato i movimenti in toprope, ma mentre la recente salita di Jorgeson certamente non é difficile quanto le altre due, la sua conclusione è interessante: "Onestamente, mi vergogno un po' che mi sia voluto tutto questo tempo per ripetere Transporter Room! E non lo dico in un modo pretenzioso. Sono sinceramente deluso da me stesso! Si tratta di un boulder obbligatorio, una tappa da fare per chi vuole salire i boulder del passato... se vuoi, è un togliersi il cappello di fronte a quelli che hanno avuto delle visioni prima di noi. Ogni volta che noi (climbers sotto i 30 anni) pensiamo che siamo super, sarebbe meglio non dimenticare: stiamo (con umiltà e gratitudine) sulle spalle degli arrampicatori che sono arrivati prima di noi. Senza la loro visione e le loro palle, saremo lontani da dove siamo oggi."
Note:
Planetmountain | |
News Kevin Jorgeson | |
News Buttermilks | |
Expo.Planetmountain | |
Expo Marmot | |
Expo Black Diamond | |
www | |
bishopbouldering.blogspot.com | |
kjorgeson.blogspot.com |
Ultime news
Expo / News
Expo / Prodotti
Scarpone da montagna da donna pensato per il trekking, l’escursionismo e il backpacking.
Scarpette arrampicata per bouldering e per scalare in palestra.
Un secondo strato termico robusto ed efficace.
Imbracatura regolabile a tre fibbie per l’arrampicata in montagna, le grandi pareti e le vie di ghiaccio e misto.
Rampone a 10 punte in acciaio per alpinismo classico.
Piccozza tecnica da alpinismo evoluto