Jolly Er Cid, King for a Day e Carpe Diem
A Grotti (Rieti) Alessandro "Jolly" Lamberti libera Er Cid 8c, Carpe Diem, 8b/c e King for a Day 8b/c
Jolly e il cerchio chiuso. Tra lo scorso inverno e questa primavera, Alessandro "Jolly" Lamberti ha salito tre progetti a Grotti: Er Cid 8c, Carpe Diem, 8b/c e King for a Day, 8b/c. Tutte prime salite, tra cui una, Er Cid, aspettava da anni di essere liberata. Per il climber romano (ricordiamo: uno degli attori principali dellarrampicata sportiva in Italia sin dalla sua nascita) proprio questa salita ha significato la chiusura di un cerchio - leggi periodo - iniziato anni fa, ma già da tempo avviato ad essere superato ed abbandonato da tutta la comunità degli arrampicatori, compreso naturalmente Jolly stesso. Sì, perché Er Cid appartiene alla generazione delle VGM, è cioè una via geneticamente modificata con interventi di scavo e/o resinatura che hanno modificato, appunto, lintegrità della linea naturale. E per questo che la salita del vecchio progetto accantonato dà modo a Jolly, e a noi, di riflettere sul passato. Un comeravamo non certo da demonizzare - chi è senza peccato scagli la prima pietra - ma da conoscere per motivare ancora di più la scelta attuale, che vede prevalere un approccio più leale e naturale con la roccia. Come dire: col passare del tempo (sperimentando) si cambia e si cresce, ovvero si evolve... Progetti ed ecologia. Passato e futuro. "Er Cid" era un vecchio progetto attrezzato da Stefano Finocchi, forse l'ultima via del suo periodo "trash" che ancora non aveva una salita. Dalla fine degli anni ottanta e per tutti gli anni novanta, sotto l'estro creativo di Finocchi, appunto, e di Toffa,a Grotti dilagarono gli itinerari scavati e resinati. Dal canto mio, allora come oggi, non attrezzavo le vie ma le salivo: sfruttavo il lavoro di altri (che peraltro si divertivano a fare), tanto che qualcuno, giustamente, mi dedicò un blocco nuovo chiamandolo "l'opportunista". Il fatto che non attrezzassi vie non mi toglie assolutamente la responsabilità dello scempio che stava avvenendo: io stesso, infatti, di quelle vie compivo solitamente la prima salita o la prima ripetizione, inviavo la foto alle riviste, e dunque in questo modo le avvaloravo; ne ero, talvolta, anche subdolo mandante. C'era una attenuante: in quel periodo in tutta la Francia, che era per noi il modello, si scavava, e per più di un decennio le vie dure di riferimento (La Rose et le Vampires, Macuba, Bronx) avevano gli appigli costruiti artificialmente. A mio parere il bricolage degli itinerari non è soltanto un problema estetico (le vie artificiali, infatti, sono talvolta brutte da vedersi ma spesso belle da salire) ma soprattutto un problema etico: lo scavare avvantaggia troppo lo scavatore, che può costruire la propria via in linea con ciò che più gli è congeniale; è una sfida sleale sia nei confronti della natura (che in questo casa perde per forza) che nei confronti degli altri ripetitori, i quali non giocheranno alla pari col tracciatore. Siamo noi che dobbiamo adattarci alla roccia per poterla salire e non dovrà essere la roccia adattata a noi se non riusciamo. Quando la parete è troppo liscia bisogna diventare più forti oppure lasciar perdere. Oggi finalmente ci siamo pentiti quasi tutti e la tendenza è ovunque cambiata: persino a Grotti gli spittatori fanno del "bricolage" solo se strettamente necessario a consolidare prese mobili o a sistemare appigli troppo taglienti. Il Cid stava li, era stata già scavata da tempo (e non avrebbe avuto senso, ormai, non salirla) ma i progetti più duri sui quali sto indirizzando ora la mia ricerca e i miei sforzi maggiori (per esempio "Alvitrek" a Ferentillo, "Ultimo Tango" alla Curva, "Aspettando un urlo" al Turano) sono tutti naturali. Anche "Carpe Diem" (8b/c) e " King For a day" (8b/c), salite da me quest'inverno, fanno parte della nuova generazione di vie "ecologiche": naturali e pertanto con appigli spesso taglienti e dolorosi. Jolly
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