Iris Bielli da 8c con Endangered ai Corni di Canzo
I più attenti tra gli appassionati delle cronache verticali avranno forse già notato il nome di Iris Bielli, la 19enne di Merate che, pur preferendo evitare le luci della ribalta, sta costruendo un curriculum verticale di prim’ordine.
La sua esperienza spazia dalla montagna, dove spiccano l'a-vista (!) di Invisibilis in Marmolada, la ripetizione in giornata di Giallo Dream alla Torre Mezzaluna e l'apertura di Madre Roccia in Marmolada l'estate scorsa, alla falesia, dove sabato 20 gennaio ha salito il suo primo 8c, Endangered sulla Pala del Frate ai Corni di Canzo. Si tratta di una placca iper-tecnica liberata da Stefano Carnati che Bielli, al secondo anno di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio al Polimi, ha chiuso dopo solo 8 giri, dimostrando una bravura in placca impressionante.
Da segnalare altre due performance assolutamente degne di nota nella stessa falesia: l'8b+ di Lo sprito del bosco 8b+ in soli 5 giri e, soprattutto, l'a-vista di Les Communistes. 8a+ in placca onsight. Allucinante.
ENDANGERED AI CORNI DI CANZO
É già qualche settimana che un chiodo mi trivella la testa, si tratta di“Endangered: una via ai Corni di Canzo che ho provato per la prima volta a dicembre e di cui ho subito avuto delle ottime sensazioni. Sono poi tornata due volte con delle pessime condizioni, prima troppo caldo e poi troppo freddo e umido. Oggi invece, il tempo è ideale: cielo terso e aria fredda asciugata da un solo vivacissimo.
Sento di poterla chiudere, parallelamente sono consapevole di essere nel mezzo della sessione di esami, ovvero la stanchezza e tensione accumulate potrebbero giocarmi brutti scherzi.
Mi scaldo e parto per il primo giro: disastro totale... ogni passo della via mi sembra terribilmente duro, è come se stessi scalando con uno gnomo malefico di 100 kg avvinghiato alle spalle, devo persino cambiare un paio di sequenze perché mi sembrano troppo faticose.
Voglio salire questa linea oggi, so di poterlo fare purché mi liberi di quel peso immenso di dosso. Devo ingannare la testa convincendola di essere totalmente disinteressata a chiudere la via. Così parto per il secondo tentativo, so che sarà probabilmente l’ultimo giro della giornata, la mia pelle è troppo morbida per reggere a tre giri su questa roccia aggressiva, tuttavia ora mi sento fluida e leggera.
Supero il primo boulder con disinvoltura, riposo qualche istante su una buona presa e continuo, arrivo sotto la seconda sezione dura e mi accorgo di essere un po’ ghisa. Sento che sto per scivolare via da quella perfetta bolla di concentrazione, alcuni pensieri negativi stanno riaffiorando, devo scappare. Do un paio di scrollate alle braccia e parto decisa e precisa, sento quelle piccole prese sfuggenti benissimo, corro, e in un attimo son al buon riposo che porta in catena.
di Iris Bielli
Bielli ringrazia Sherpa Mountain Shop e Montura