Iker Pou, la mia salita di Action Directe in Frankenjura 20 anni fa

Il racconto di Iker Pou della sua salita effettuata 20 anni fa di Action Directe, il capolavoro di Wolfgang Güllich liberato nel 1991, nel Frankenjura in Germania. All’epoca la ripetizione di Pou dell’autunno del 2000 era soltanto la seconda dopo quella di Alexander Adler e, oggi come allora, la linea è rimasta una delle vie d’arrampicata sportiva più famose ed ambite del mondo.
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Iker Pou su Action Directe in Frankenjura, Germania nel 2000. Liberata da Wolfgang Güllich nel 1991, era stata ripetuta per la prima volta da Alexander Adler nel 1995, poi dal climber basco 5 anni più tardi.
archive Iker Pou

La prima volta che vidi Action Directe fu nel 1998, esattamente nello stesso anno in cui riuscii a salire Guenga a Baltzola, il mio primo 8c+ che, oltretutto, fu la prima via di questa difficoltà nei Paesi Baschi. La nostra prima visita nello Frankenjura fu in agosto, approfittando delle vacanze estive. Eravamo un bel numero di amici, appassionati, ricchi di idee ma con ben pochi soldi in tasca. Avevamo sempre sognato di potere, un giorno, visitare questo bellissimo posto in Germania e alla fine il sogno si era avverato. Per quanto riguarda Action, non provai la via fino all’ultimo giorno del viaggio, quando gli amici mi incoraggiarono, dicendo che non avrei potuto tornare a casa senza almeno provarla.

Mi ricordo quel primo giorno come se fosse oggi, mi sono completamente innamorato della via e del luogo. Che posto meraviglioso, e soprattutto che via impressionante! Per me, solamente essere lì era un sogno che diventava realtà. Se poi si aggiunge il fatto che avevo potuto provare la via più famosa del mondo in quel momento, liberata da uno dei miei idoli di quando ero giovane, beh immaginate, facevo fatica a crederci persino io.

Quella volta nel ’98 provai la via soltanto per un giorno, ma fu più che sufficiente per sapere che l’avrei riprovata non appena fosse stato possibile. Già al primo tentativo ero riuscito a risolvere tutti i movimenti tranne il lancio iniziale, ma anche se non riuscivo a centrare il buco, avevo capito che era possibile. Quindi con la motivazione alle stelle ci siamo rimessi in macchina in direzione Vitoria, già sognando di poter tornare l'anno successivo.

A quel tempo non era come adesso, in Spagna c'era soltanto una via gradata 9a, di Bernabe Fernandez. Era veramente difficile avere vie di riferimento per i gradi così alti; praticamente tutto era un progetto ancora da liberare. Se a questo aggiungete il fatto che eravamo davvero molto giovani e non avevamo un soldo in tasca, allora forse potete capire cosa significasse per noi quel primo viaggio in Germania.

Ciononostante, con la motivazione e spregiudicatezza che si ha in gioventù si riesce a superare tutto. Ricordo perfettamente quei giorni fantastici con tutti i miei amici. Non appena tornato dallo Frankenjura ho iniziato ad allenarmi come un pazzo. Ero molto motivato nel voler riprovare la via e volevo essere il più preparato possibile nel caso in cui avessi potuto tornare già l'anno successivo.

Ad essere onesti, non è sempre stato così facile allenarmi. All’epoca lavoravo e riuscire ad avere del tempo da dedicare all’allenamento non era una cosa scontata. Molte volte mi sono dovuto allenare dalle 10 di sera fino all’una del mattino. Ho iniziato a fare Pan Güllich come un matto e senza saperne molto, semplicemente perché sapevo che aveva funzionato per Wolfang e quindi poteva essere la strada giusta da percorrere anche per me. Oggi, se guardo indietro, mi viene da ridere pensando alle cose bestiali che facevamo. Fortunatamente, non ci siamo mai fatti male!

Per l’anno successivo abbiamo organizzato un viaggio più lungo e con un bel gruppo di amici siamo partiti in direzione Frankenjura, sempre ad agosto. Tutti sono partiti molto motivati ​​e mi spronavano a salire Action. In linea di massima tutti sarebbero tornati in Spagna dopo un mese di vacanza, ma se necessario, Andoni Perez ed io saremmo rimasti più a lungo, fino a quando il freddo e la mancanza di soldi ci avrebbero costretti a far ritorno verso sud!

Ho iniziato molto bene, con ottimi tentativi nonostante il caldo e l'umidità. Dopo nemmeno una settimana riuscivo a fare più o meno tutti i movimenti con facilità ed era solo questione di riuscire a metterli tutti assieme. Ma poi la cosa si è rivelata non così semplice, faceva troppo caldo e la mia pelle ha iniziato a soffrire. Abbiamo cambiato strategia più volte, anche alzandoci la mattina presto per poter provare la via accompagnati dalla frescura del mattino. Però ci siamo subito resi conto che questo non funzionava; ai piedi della via ero troppo assonnato e anche se correvo un po’ per cercare di attivare il mio cervello e il mio fisico, non faceva per me. Siamo quindi tornati alla solita routine. Non ci svegliavamo troppo presto, andavamo a scaldarci in qualche settore, e poi, prima di provare Action, facevamo una seconda colazione nella pasticceria vicino al Waldkopf dove si trova la via. Fatti i miei due tentativi al giorno, trascorrevamo il resto della giornata in altri settori, salendo altri tiri ed altri progetti. I giorni passavano così, e anche se ogni giorno cadevo sempre più in alto, continuavo a cadere.

Ad un certo punto mio fratello e praticamente tutti gli amici sono dovuti tornare a casa. Eravamo rimasti solamente io e Andoni Perez. Erano in arrivo condizioni più fredde, quindi migliori ed ero molto motivato. Fino alla fine di ottobre... poi improvvisamente è arrivata la neve e con essa abbiamo iniziato a soffrire veramente. Non avevamo soldi per concederci chissà che lussi, solo quanto bastava per mangiare male e dormire nel mio Ford Courier. Alla fine di ottobre, nonostante il fatto che fossi caduto più volte nella parte alta della via, abbiamo deciso di riprendere a viaggiare e conoscere altri posti. Ci siamo ripromessi di risparmiare nuovamente i soldi necessari per ritornare con rinnovate energie.

Abbiamo continuato a viaggiare e arrampicare, attraverso la Slovenia, l’Italia, la Francia. A Buoux abbiamo incontrato lo statunitense Jorge Visser che ci avrebbe poi accompagnato nello Frankenjura l'anno successivo per fare delle foto. A lui devo quel famoso video! Alla fine di novembre, Andoni ed io siamo tornati totalmente esausti ma pieni di entusiasmo alla nostra amata città di Vitoria-Gaasteiz, dove tutti gli amici ci stavano aspettando per una enorme festa di benvenuto.

Per l'anno 2000 abbiamo preparato tutto al meglio. Avevamo risparmiato più soldi ed assieme a tutti i nostri amici siamo riusciti ad affittare un piccolo appartamento nel centro delloFrankenjura. Questo ha cambiato notevolmente le cose, riuscivamo a riposarci meglio e di conseguenza ad arrampicare meglio. Questo, ed una migliore strategia, ha portato al mio successo su Action. L’anno precedente avevo quasi sempre provato Action per due giorni di fila seguiti da un giorno di riposo per poi riprovarla nuovamente per altri due giorni. Nel 2000 invece facevo dei tentativi su Action soltanto il giorno in cui mi ero riposato di più, lasciando spazio per altri progetti nel giorno successivo. In questo modo ho fatto molte vie più facili e ciò mi ha aiutato ad avere maggior fiducia in me stesso.

Ma quell’anno ho dovuto soffrire nuovamente. Avevo la via praticamente in tasca, ma continuavo a cadere in alto. Sono caduto almeno venti volte all’ultimo movimento… Inoltre il meteo non ha aiutato, con le temperature che nuovamente superavano i 30 gradi. In più le giornate trascorrevano, il tempo a disposizione si stava esaurendo e gli amici dovevano tornare a casa. Alla fine siamo rimasti solo io e Jorge Visser. Poi un giorno la fortuna è stata dalla nostra parte ed il miracolo è avvenuto; le temperature sono scese a 17 gradi e siamo subito corsi a fare un ultimo tentativo.

Quel giorno tutto è stato magico, me lo ricordo perfettamente. Siamo arrivati ​​al settore e c'era un vento incredibile. Dato che eravamo soli, Jorge ha appeso la telecamera su un albero per registrare i miei sforzi. Al primo tentativo è quasi avvenuto il miracolo: sono arrivato a quell’ultimo movimento dove ero caduto così tante volte e quando stavo per prendere la zanca finale e salire sulla placca, inspiegabilmente mi si è aperta la mano e sono caduto… da non credere! Il secondo tentativo non è andato bene, sono piombato dal lancio iniziale, proprio sul dinamico che non mi aveva mai tradito. Evidentemente ero molto nervoso. Sono sceso a terra, ho sfilato la corda e praticamente senza riposarmi mi sono rilegato e sono ripartito. Questa volta invece sì, il tentativo è stato perfetto e non ho fallito. Avevo chiuso Action Directe! La gioia è stata così grande che, ricordo, le parole non mi uscivano nemmeno, ero come in una bolla. Ricordo che la prima cosa che abbiamo fatto è stata andare a bere una birra e chiamare i nostri genitori. Ero emozionatissimo, solo pochi giorni prima Eneko, Andoni e tutti gli altri amici erano tornati a casa e volevo dedicare a loro la mia ripetizione.

Senza di loro, la mia salita di Action Directe non sarebbe mai stata possibile. Era una catena collettiva, il culmine di un progetto più grande, che non includeva soltanto me ma un’intera generazione con a disposizione pochissime risorse ma una motivazione pressoché infinita. Con tutto il cuore dedico a tutti loro questo racconto, e anche a tutti coloro che purtroppo non sono più con noi. ¡Vamos!

di Iker Pou

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