Ground Zero per Alberto Gnerro al Tetto di Sarre

Alberto Gnerro libera al Tetto di Sarre (AO) ‘Ground Zero’, una via che Alberto reputa più difficile della vicina ‘L’avaro’ gradata 8c+/9a.
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Alberto Gnerro al Rock Master 2002
Giulio Malfer

L’11 settembre 2002, Alberto Gnerro ha liberato, a Sarre (AO), ‘Ground Zero’, una durissima nuova linea a sinistra di ‘Parsifal’. Alberto reputa ‘Ground Zero’ più difficile della vicina ‘L’avaro’. E che questo suo progetto fosse molto duro l’avevano già confermato anche altri che l’hanno provata, come i conosciuti fratelli tedeschi Christian e Andreas Bhindhammer.

Si tratta quindi di una realizzazione molto importante! Se è vero, infatti, com’è sicuramente vero, che l’Avaro è 8c+/9a, la domanda è: Ground Zero è il primo 9a in Italia, ed il primo 9a (in assoluto) ad essere stato liberato da un climber italiano?

Alberto lascia ai ripetitori l’ardua valutazione e la risposta: si vedrà! Intanto pubblichiamo il suo breve e bel report su questa realizzazione, arrivata dopo la ‘delusione’ Rock Master. Una via per ritrovare la fiducia in sè stesso…

GROUND ZERO
di Alberto Gnerro

"Per oggi ho già fatto troppi chilometri: lascio che sia Marcello a portarmi a destinazione.
Appena arrivati ci accorgiamo subito che, nonostante il bel sole caldo, le condizioni sono buone. Il morale per come è andato il Rock Master non e dei migliori, ma sono qui perché ho bisogno di trovare delle motivazioni e di mettermi alla prova. E anche per capire come mai ogni volta davanti ad un pubblico qualcosa non funziona e tutto va a rotoli.

Mi scaldo poco, come al solito quando faccio un lavorato. Parto e subito sento che gli arti interessati rispondono all’appello. Scalo, e mi sembra quasi facile… ma io perdo sempre d'obiettività sulle vie che conosco. Sono con i piedi sopra l’ultimo spit: lancio, prendo la piccola tacca di sinistro ma non riesco a sistemare bene le dita che si sono accavallate, provo a rilanciare e… cado.

Scendo, sento le pulsazioni in gola e ancora non ci credo di essere caduto così alto. Sono consapevole che, anche se oggi sto bene, cadere cosi in alto su una via di questo tipo ti dà poche prospettive per il tentativo successivo. Mentre assicuro Marcello sul suo progetto personale passa un’ora. Sento i gomiti affaticati ma decido di fare un altro giro. Anche questa volta vado abbastanza alto, ma quando sono all’ultimo spit non riesco fare altro che prenderlo in mano per evitare il volo. Mi faccio calare e intanto pulisco le prese. Ora ci si stende un po' al sole…

Sto bene, mi ripeto, e parto ancora per un altro tentativo. E’ passata quasi un’ora e mezza da quello precedente. Le sensazioni sono così buone che sul rovescio di destro posso permettermi di scrollare il braccio sinistro. Proseguo con sforzo ma deciso: sento che sono vicino, forse oggi sono oltre… E’ fatta! Sono contento, guardo giù e sorrido a Marcello il mio unico spettatore.

Quanto avrei voluto fare quello che ho fatto oggi tre giorni fa: non so se riuscirò mai a dimostrare ciò che valgo davanti ad un pubblico… Mi faccio calare ed eccomi di nuovo a Ground Zero, è questo il nuovo nome di questa via. Un nome che evoca ricordi tristi, ma per me - in questo giorno particolare e in questa strana atmosfera - questa via sarà solo un bel ricordo e un bel regalo che questo sport mi ha dato ancora, anche quando è così duro credere in sé stessi.
Non so quanto sia dura Ground Zero; credo sia piu dura dell’Avaro. La parola a chi verrà dopo."


- archivio news su Alberto Gnerro
- intervista ad Alberto Gnerro - 2001
- Alessandro ‘Jolly’ Lamberti sul 9a di ‘Hugh’ (Eaux Claires - Francia)




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