Gabriele Moroni: Ambrosia highball ai Buttermilks di Bishop
Per decidere di salire un altissimo boulder senza corda occorre necessariamente entrare in una dimensione particolare. Dove qualcosa "scatta", e si è disposti ad ignorare tutti gli evidenti segnali di rischio e pericolo pur di eseguire una determinata sequenza di movimenti. E dove le motivazioni e le sensazioni sono talmente personali da essere impossibili da comprendere, condividere e spiegare fino in fondo.
È questo che è successo a Gabriele Moroni l’altro giorno quando ha salito Ambrosia, il famoso e altissimo boulder che per certi versi rappresenta l’essenza del highball, non soltanto ai Buttermilks di Bishop, USA. Questi quasi 15m erano stati saliti per la prima volta nel 2009 quando l’allora 24enne climber statunitense Kevin Jorgeson era riuscito a rimanere attaccato alle piccolissime tacche della difficile parte iniziale che portano fino al hueco - il caratteristico buco - a circa 7 metri da terra. Da qui Jorgeson aveva seguito altri movimenti non facili, ben oltre qualsiasi "comfort zone", per aggiudicarsi l’ambita prima salita di Ambrosia, ovvero il nettare degli dei che conferisce l’immortalità e l’eterna giovinezza.
Descritta successivamente come impressionate, spettacolare, spaventosa e molto altro ancora, questa linea sul masso Grandpa Peabody è stata ripetuta da vari "big" come Alex Honnold, Isaac Caldiero, Enzo Oddo e Jorg Verhoeven, ma è evidente che il grado di V11 (8A) è semplicemente troppo restrittivo per spiegare cosa ci vuole veramente per spingersi fino al top indenni.
Moroni da anni è uno dei massimi esperti del boulder mondiale e non è nuovo a salite del genere. Vengono subito in mente le sue "prime" dello straordinario Rigatoni in Valle dell’Orco e The Trojan Horse ad Outrefer in Valle d’Aosta, due salite effettuate senza grande clamore, per se stesso, dove è entrato "in una bolla" quando per pochi, lunghissimi secondi ha pensato "solo alla scalata."
Esattamente come su Ambrosia: dopo averla provata con la corda dall’alto ed aver spazzolato per bene le prese, istintivamente ha capito che il momento giusto era arrivato, nonostante il forte vento e le condizioni non ottimali. "Qualcosa dentro di me ha fatto clic" ha spiegato Moroni "e sapevo di essere pronto. Partendo da terra sapevo che l’avrei fatta, nessuna paura, nessun dubbio, nessun rimpianto, soltanto gioia pura e divertimento."
Il video documenta la salita, ma non riesce a trasmettere quelle sensazioni così personali e travolgenti che rimangano per sempre. Moroni le mette in parole: "Salire Ambrosia sembrava senza sforzo, ero nella mia bolla, fluttuando nell’aria. Era sicuramente uno di quei momenti che non dimenticherò mai…"
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