Falesia di Lodrino - Francesco Cancarini in Val Trompia
Per essere giù dal letto, sono giù. Ora devo solo alzarmi dal pavimento. Il telefono continua a suonare: "Pinto, devi scrivere due righe introduttive sulla Falesia. E devi farlo entro giovedì 3 Dicembre!"
Alessio, il mio amico di sempre, ha ragione nel tenermi pressato ed impormi questo obiettivo, altrimenti io, da buon "furgonauta", applicherò l’unica regola che questo caotico gruppo di rocciatori conosce e segue con spiritica dedizione: climb now, work later!
Anno 2014: L’unione euroscettica, il referendum in Scozia, 25 anni dalla caduta del muro di Berlino, negli USA esplode la rabbia “nera”, ed io iniziavo a muovere i primi passi verticali sul calcare della Presolana. Con me Francesco Cancarini. La mia prima via in ambiente, “Echi Verticali” tutta da secondo di cordata. Mutande sgommate dalla paura del vuoto e crampi agli avambracci dati da un eccessivo sforzo fisico nel tirare uno dopo l’altro tutti i rinvii che il mio amico Cesco agganciava in successione alle piastrine inox, danzando già allora elegantemente sulla roccia grigia a picco su Baita Cassinelli.
I grandi amori si annunciano in modo preciso. E così da quel giorno l'arrampicata è entrata a far parte della mia vita e, oltre a serrare tacche, legare nodi, santificare le feste tentando vie fuori dalla mia portata, ho stretto alcune delle più importanti amicizie di sempre. Quel tipo di connessione che si crea quando ci si lega con altri amici-scalatori per affrontare delle emozionanti avventure arrampicatorie che ti restano per sempre nella testa, ma soprattutto nel cuore.
Questo è il feeling che si è creato nel gruppo dei “furgonauti”. Furgonauti, fur-go-nau-ti, aggettivo maschile o femminile, strampalato gruppo di amici uniti per la passione della montagna in tutte le sue discipline, estive ed invernali. Mossi dalle 4 ruote di furgoni camperizzati, a zonzo per l’Italia e l’Europa alla scoperta non solo di siti arrampicatori ma anche di zone di mare sconosciute e rigorosamente selvagge di meritevole bellezza. Di base in questo gruppo c’è l’eterna incognita di dove andare e di quale sarà la meta dell’indomani. E’ capitato di partire per Cogne in pieno inverno e ritrovarsi a sfalesiare in Spagna!
L’arrampicata è l'unico sport che tende al cielo. Per questo è una rivoluzione per chi è abituato a guardare sempre a terra. Per me e per gli altri la meta è sempre stata il posto lontano ed irraggiungibile. Da El Capitan a Ben Nevis. Dalle fessure del Monte Bianco alle discese nella powder del Monte Rosa. Dalle gole del Verdon ai massi di Fontainebleau...
Negli ultimi tempi si stava focalizzando nella mia testa un obiettivo assai più ardito. Un livello di grado superiore. Una vera lotta con l’alpe! Ovvero scalare i 120 metri delle pareti che si ergono dietro casa, distanti sì e no 40 minuti di cammino dal parcheggio. Esposte a sud e con nessun interesse alpinistico!
Dopo un'attenta ricerca scopro che in loco ci sono già alcune linee che salgono la parete sud della Corna di Caspai (famosa per l’omonima ferrata). In particolare la mia attenzione si sofferma su un tentativo di Giancarlo Bertussi e Andrea Reboldi abbandonato alla sosta del primo tiro. Senza porci alcun dubbio del perché due climbers del calibro di Bertussi e Reboldi si siano ritirati e dopo aver chiesto la loro benedizione, iniziamo la nostra avventura alla sud della Caspai ripercorrendo il loro tentativo.
Da subito capiamo che l’ascensione sarebbe stata oltre le nostre capacità e che, per progredire con un Milwaukee da 6kg, avremmo dovuto scendere a compromessi con l’etica prescelta per l’apertura, costringendoci a dover fermarci sui cliff per forare e piazzare i fix inox da 10 x 90mm.
Nonostante ciò, 4 itinerari di arrampicata a carattere prettamente sportivo ma severo nascono sulla soleggiata parete. Altre idee e nuove linee ipotetiche si disegnano nelle nostre menti ma la lentezza della progressione, le difficoltà elevate e l’avvicinamento non proprio agevole con zaini da apertura, ci ha fatto abbandonare il cantiere per un po’ di tempo.
La gioia e la vivacità di questo bel gruppo si è mischiata a risultati di tutto rispetto che alcuni dei “furgonauti” di punta hanno aggiunto al curriculum: Eiger, Jorasses e Cervino scalate per le pareti in ombra, due nuove vie in Perù e decine di ripetizioni in nord America sono alcune delle conquiste che abbiamo festeggiato tutti insieme più e più volte, al rifugio Cai Valtrompia dal buon Fabri. Avventure e leggende amplificate dalla frizzantezza di una buona birra fresca dopo una pellata in cima al Guglielmo.
Poi di colpo, in un pomeriggio di dicembre, il giorno 3 per l’esattezza, una visita inaspettata. Alessio e Matteo ti vengono a trovare in azienda. Ore 14, buontemponi state andando a scalare?! Io non posso, devo lavorare! Ma loro non ridono come fanno di solito. Occhi bassi. Piumino viola a toppe blu l’uno, piumino giallo toppe nere l’altro. Ciabatte di cuoio entrambi, sempre le solite. Non ridono ancora.
Perché non ridete stronzi buontemponi che state andando in falesia a scalare?! Il Francesco è caduto. Su al Tonale. Saliva da solo Mafia Bianca. Non chiedo dettagli, non servono. Un abbraccio e un saluto. Loro vanno, io resto lì. Solo.
Come un pezzo di ghiaccio che ti sbatte in faccia mentre scali una cascata gelata, chiudi gli occhi e aspetti che il male si faccia strada, senza far niente perché non puoi mollare la presa dalle picche. Per tutto l’inverno e la primavera successiva all’incidente, salvo qualche gita con le pelli, non abbiamo concluso molto. I “furgonauti” non sono allenati per superare questi dislivelli della vita.
Arriva così l’estate 2019, gli animi si distendono e si ricomincia a scalare al caldo. Nel frattempo, sui social vengo a conoscenza che diversi appassionati di montagna, amici di Cesco sparsi tra Lombardia e Trentino, esprimono a modo loro un ricordo dell’amico scomparso. Nasce una nuova via sui Monticelli, un nuovo settore nella falesia di Caionvico, una falesia di dry in Vallesinella. E noi che siamo stati i suoi amici più intimi non potevamo rimanere inattivi!
Nessun sogno è troppo grande, nessun sognatore è troppo piccolo per poter sognare e tra noi furgonauti, persone sognanti, c’è chi fantastica sulle cime più alte della Patagonia, chi sulle valli più sperdute in Alaska, il giro del mondo, l’Everest, la Luna, Marte!
Ma il chiodo-da-roccia fisso, da sempre, per tutti noi, è quello di chiodare una falesia da condividere con pochi eletti. Volevamo la nostra piccola Cornalba, palestra di roccia esclusiva dove poter allenarci in santa pace e diventare i “locals” gelosi del nostro pezzo di roccia. Un vero e proprio secret-spot come appunto Cornalba ai tempi di Bruno Tassi.
Iniziamo a scandagliare tutta l’alta Val Trompia, passando dalle pareti in terreni privati di immancabili proprietari malmostosi a pinnacoli rocciosi che si reggono in piedi per miracolo. Fino a che Alessio individua a Lodrino, proprio nel mio comune, una fascia rocciosa di qualità eccellente con un fronte di 80/100 metri e di altezza sufficiente per scaldare i nostri cuori e mettere in carica le batterie dei nostri tassellatori.
Certo che, farsi sottrarre da sotto al naso una parete così estetica nel “mio” territorio da “un basaröl” è proprio cosa da non credere (Brozzo, paesino con 100 abitanti e 2 capre, dista da Lodrino, paesino con 101 abitanti e 3 capre, 9 tornanti e ben 300m di dislivello. Quindi nella bassa più nebbiosa…).
Con un gran lavoro di squadra fatto di sali e scendi dalle fisse, dita schiacciate, spazzoloni consumati e grasse risate, aiutati da amici, mogli, fidanzate e fratelli, soprattutto fratelli, il team furgo + resto del mondo ha attrezzato ad oggi 22 linee di salita. Interamente chiodate con materiale inox certificato, il tutto autofinanziato dalle stesse persone che hanno dedicato tanti sabati, tante domeniche e serate fino a ben oltre il tramonto. Il risultato è una palestra di arrampicata su roccia ottima, il livello della gradazione è severa ma la chiodatura è, a dir nostro, piacevole e non lascia posto ad inutili patemi d’animo privilegiando il gesto atletico ed il divertimento.
I "furgonauti", persone dall’animo sincero e generoso, hanno deciso di dedicare la falesia a Francesco Cancarini come perenne ricordo dell’amico che li ha lasciati troppo presto e che tanto li avrebbe deliziati nel vederlo salire senza apparente fatica quei tiri di roccia calcarea che i suoi amici hanno attrezzato riservando un pensiero speciale all’aspirante guida alpina.
Andrea Pintossi
P.S. Durante i lavori alla falesia oltre a ridere, scalare, scherzare e far cadere trapani al suolo, abbiamo anche avuto dei momenti di scontro! Chi scrive, ha dovuto scontrarsi con i propri amici quando la scelta dei nomi da associare alle via ha iniziato a degenerare a tal punto da essere più simile al menù principale di Brazzers piuttosto che un sito di arrampicata sportiva. Questa mia scherzosa indignazione nasceva dal fatto che da lì a poco sarei diventato padre e volando con la fantasia mi immaginavo già di trovarmi alla base della parete tra 10 anni a dover spiegare a mio figlio il significato di alcuni nomi associati alle vie. E a quel punto mi direte voi quali stratagemmi inventare per raccontare a mio figlio Francesco la storia della nostra falesia!
SCHEDA: Falesia di Lodrino - Francesco Cancarini in Val Trompia (Breescia)