Erik Svab e una stagione di intenso dry tooling
Nei primi due mesi del 2007 Erik Švab ha salito 16 vie di dry tooling con difficoltà varie e fino all' M13 in varie falesie delle Alpi. Tra queste quella a Cavalese in Val di Fiemme.
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Erik Svab su Power Limits M10 (Ueschinen)
arch. Erik Svab
Erik Švab climber e appassionato, dalla prima ora, di dry tooling in questi ultimi due mesi, da gennaio a febbraio, ha salito (ben!) 16 vie con difficoltà varie e fino all'M13. Tra le altre Matador M11 (Ueschinen, Kandersteg - CH) in flash; Mix isch Fix M10+ (Grotta di Landro, Dolomiti) in flash; Jedi Master M10-, M11, M9, (Valleile, Cogne - ITA) in flash e 1a rip. e 1a salita senza speroni; Tsunami M12 (Valsavaranche, ITA), rotpunkt, 3a ripetizione in 9 tentativi, 1a salita senza speroni; Game Over M13- (Dryland, Innsbruck - AUT) rotpunkt in 2 tentativi.
Un simile tour de force, in tempi di "magra" per il ghiaccio come quelli di questa stagione, va naturalmente sottolineato. Come va segnalato anche la falesia di dry tooling, che Carlo Degiampietro e Alessandro De Zolt hanno aperto in località Cascata a Cavalese in piena Val di Fiemm, presentataci da Švab insieme al racconto della sua prima rotpunkt in 2 tentativi dell' M10 di Dryland, appunto una delle vie della "Cascata".
DRYLAND - MISTO IN VAL DI FIEMME
di Erik Švab
In piena Val di Fiemme, proprio ai piedi di Cavalese in località Cascata, c’è un luogo magico, frequentato non a caso anche da numerosi turisti nella stagione estiva. Il posto è particolarmente freddo e in inverno si possono raggiungere anche 5 gradi in meno rispetto alle vicinanze e questo ci ha permesso, in questa stagione così avara di ghiaccio, di salire comunque alcune belle linee di misto moderno.
Sulla strada principale che sale da Ora verso la Val di Fiemme oltrepassata la località Molina di Fiemme nei pressi di Cavalese si trovano sulla destra le indicazioni per Cascata. Si supera un ponte e si prosegue 300 metri sulla strada fino ad arrivare a un parcheggio sulla sinistra. In zero minuti dal parcheggio si arriva in prossimità della cascata vera e propria e ai suoi lati sono state negli ultimi inverni chiodate alcune interessanti linee di misto da parte dei locals Carlo Degiampietro e Alessandro De Zolt.
La cascata principale che dà il nome al luogo è molto conosciuta e frequentata ma anche un flusso con grande portata d’acqua che necessita di un periodo lungo di freddo per formarsi. Chi è interessato a salirla dovrebbe perciò fare attenzione anche al laghetto sottostante che non è sempre ghiacciato...
Dopo la malsana idea di tentare ancora la fortuna nelle gare di arrampicata su ghiaccio e una figuraccia all’Alpin cup di Caldonazzo Valsugana, stavo cercando cosa fare il giorno dopo. Con l’altro primo escluso dalla semifinale - Luca Gasparini – abbiamo contattato Sandro De Zolt che ci ha promesso di farci arrampicare su ghiaccio e misto. Il giorno successivo, mentre i semifinalisti a Caldonazzo cercavano inutilmente di fare un passaggio impossibile, noi ci siamo ritrovati anche con il ‘padrone’ della falesia, il buon Carlo che ci accompagnava sul ponte di ferro che porta ai piedi della cascata.
Seguendo le sue indicazioni abbiamo salito prima “Aerosol”, un M7 carino, total dry e in completo traverso da destra verso sinistra, abbiamo poi fatto “La Piccola” M7 e “La Popa” M8- per scaldarci bene bene. Purtroppo a queste due ultime vie mancava la tendina di ghiaccio che permette di finire in bellezza, ma le linee sono carine, la roccia è un bel granitoide e i movimenti sono sia tecnici che fisici. Alla fine non ci restava che lanciarci sul progetto che Carlo e Sandro avevano attrezzato e stavano provando: un traverso da destra verso sinistra che sale tutto il bordo dello strapiombo sul lato destro della cascata. 20 metri di arrampicata strapiombante e in tetto con movimenti lunghi e fisici.
Ho provato subito a piazzare la zampata a vista e mi stava andando abbastanza bene, ero arrivato al movimento chiave dove però non ho capito bene come mettere la picca e tirandola troppo verso l’alto per raggiungere il prossimo (lontano) appiglio, mi sono ritrovato appeso alla corda. Quando tentavo di risalire con le picche infilate nei portamateriali dell’imbrago, ne ho persa una che è scivolata sul pendio sottostante e... pluff, finita nel laghetto ai piedi della cascata! La situazione sembrava più ridicola che disperata, ma stavo cambiando idea dopo una buona mezz’ora passata a cercare di ‘pescare’ la picca con un lungo ramo... E se non la peschiamo, e se poi il laghetto ghiaccia, e se poi devo aspettare primavera... Inoltre erano le mie vecchie Grivel da performance come vecchio outsider, dato che le nuove Quantum fanno la loro apparizione solo nelle gare.
Alla fine, dopo un’ora passata a rovistare sul fondo del laghetto, la tenacia e l’occhio di Luca mi hanno permesso di recuperare la mia adorata picca. Ormai ero infreddolito, stava avvicinandosi l’ora in cui sarei dovuto partire dato che dovevo arrivare a Trieste entro le sette per vedere i bambini prima che vadano a letto, insomma c’erano tutte le premesse per concludere un weekend sfigato e andare a casa. Ma mi sono detto: e perché non provi a fare ancora un giro, i ragazzi mi spronavano e sono partito: bene e veloce la prima parte, prendo fiato prima del passo chiave, questa volta sistemo bene la picca e lancio, la picca si aggancia per un attimo e poi mi scivola via. Per fortuna l’appiglio di partenza tiene e rimango a penzolare appeso a un braccio.
Sistemo di nuovo i piedi in tetto e riprendo fiato. Poi guardo dove avevo lanciato e vedo che forse ho sbagliato appiglio, voglio riprovare e questa volta mi riesce. Aggancio il buco giusto, mollo i piedi, recupero l’altra picca e poi proseguo piano, riposando su ogni appiglio buono, fino alla esile tendina di ghiaccio che si stava formando alla fine. Spero di poterla utilizzare e per saggiarne la tenuta le do un bel colpo con la picca... facendola crollare tutta. Opps, mi sa che mi tocca fare anche gli ultimi movimenti totalmente a secco e capisco il nome che Carlo aveva dato al progetto: Dryland.
Erik Svab
CAAI – Club Alpino Accademico Italiano
Le vie della zona “Cascata” da sinistra verso destra:
Aerosol M7, 20m
La Popa M8-, 14m
Progetto in placca ?, 14m
La Piccola M7, 14m
Bolina M6, 14m
La cascata I 3, 50m
Dryland M10, 20m
NB. Le indicazioni dell’articolo sono tratte dalla nuova guida Ghiaccio verticale di Francesco Cappellari che, aggiornata a dicembre 2006, testimonia oltre 1.200 linee invernali tra ghiaccio e misto, di cascata e in montagna, tenendo anche il passo con le tendenze moderne del dry-tooling. I gradi delle vie citati nell’articolo sono leggermente corretti proprio a causa dell’assoluta novità dell’area descritta.
Ringrazio Luca Gasparini per avermi recuperato la picca e avermi portato fortuna con la sua sicura, Carlo e Sandro per il bel lavoro che hanno fatto per valorizzare questo sito di dry-tooling, la Grivel, La Sportiva, Montura e KONG per il supporto tecnico.
Un simile tour de force, in tempi di "magra" per il ghiaccio come quelli di questa stagione, va naturalmente sottolineato. Come va segnalato anche la falesia di dry tooling, che Carlo Degiampietro e Alessandro De Zolt hanno aperto in località Cascata a Cavalese in piena Val di Fiemm, presentataci da Švab insieme al racconto della sua prima rotpunkt in 2 tentativi dell' M10 di Dryland, appunto una delle vie della "Cascata".
DRYLAND - MISTO IN VAL DI FIEMME
di Erik Švab
In piena Val di Fiemme, proprio ai piedi di Cavalese in località Cascata, c’è un luogo magico, frequentato non a caso anche da numerosi turisti nella stagione estiva. Il posto è particolarmente freddo e in inverno si possono raggiungere anche 5 gradi in meno rispetto alle vicinanze e questo ci ha permesso, in questa stagione così avara di ghiaccio, di salire comunque alcune belle linee di misto moderno.
Sulla strada principale che sale da Ora verso la Val di Fiemme oltrepassata la località Molina di Fiemme nei pressi di Cavalese si trovano sulla destra le indicazioni per Cascata. Si supera un ponte e si prosegue 300 metri sulla strada fino ad arrivare a un parcheggio sulla sinistra. In zero minuti dal parcheggio si arriva in prossimità della cascata vera e propria e ai suoi lati sono state negli ultimi inverni chiodate alcune interessanti linee di misto da parte dei locals Carlo Degiampietro e Alessandro De Zolt.
La cascata principale che dà il nome al luogo è molto conosciuta e frequentata ma anche un flusso con grande portata d’acqua che necessita di un periodo lungo di freddo per formarsi. Chi è interessato a salirla dovrebbe perciò fare attenzione anche al laghetto sottostante che non è sempre ghiacciato...
Dopo la malsana idea di tentare ancora la fortuna nelle gare di arrampicata su ghiaccio e una figuraccia all’Alpin cup di Caldonazzo Valsugana, stavo cercando cosa fare il giorno dopo. Con l’altro primo escluso dalla semifinale - Luca Gasparini – abbiamo contattato Sandro De Zolt che ci ha promesso di farci arrampicare su ghiaccio e misto. Il giorno successivo, mentre i semifinalisti a Caldonazzo cercavano inutilmente di fare un passaggio impossibile, noi ci siamo ritrovati anche con il ‘padrone’ della falesia, il buon Carlo che ci accompagnava sul ponte di ferro che porta ai piedi della cascata.
Seguendo le sue indicazioni abbiamo salito prima “Aerosol”, un M7 carino, total dry e in completo traverso da destra verso sinistra, abbiamo poi fatto “La Piccola” M7 e “La Popa” M8- per scaldarci bene bene. Purtroppo a queste due ultime vie mancava la tendina di ghiaccio che permette di finire in bellezza, ma le linee sono carine, la roccia è un bel granitoide e i movimenti sono sia tecnici che fisici. Alla fine non ci restava che lanciarci sul progetto che Carlo e Sandro avevano attrezzato e stavano provando: un traverso da destra verso sinistra che sale tutto il bordo dello strapiombo sul lato destro della cascata. 20 metri di arrampicata strapiombante e in tetto con movimenti lunghi e fisici.
Ho provato subito a piazzare la zampata a vista e mi stava andando abbastanza bene, ero arrivato al movimento chiave dove però non ho capito bene come mettere la picca e tirandola troppo verso l’alto per raggiungere il prossimo (lontano) appiglio, mi sono ritrovato appeso alla corda. Quando tentavo di risalire con le picche infilate nei portamateriali dell’imbrago, ne ho persa una che è scivolata sul pendio sottostante e... pluff, finita nel laghetto ai piedi della cascata! La situazione sembrava più ridicola che disperata, ma stavo cambiando idea dopo una buona mezz’ora passata a cercare di ‘pescare’ la picca con un lungo ramo... E se non la peschiamo, e se poi il laghetto ghiaccia, e se poi devo aspettare primavera... Inoltre erano le mie vecchie Grivel da performance come vecchio outsider, dato che le nuove Quantum fanno la loro apparizione solo nelle gare.
Alla fine, dopo un’ora passata a rovistare sul fondo del laghetto, la tenacia e l’occhio di Luca mi hanno permesso di recuperare la mia adorata picca. Ormai ero infreddolito, stava avvicinandosi l’ora in cui sarei dovuto partire dato che dovevo arrivare a Trieste entro le sette per vedere i bambini prima che vadano a letto, insomma c’erano tutte le premesse per concludere un weekend sfigato e andare a casa. Ma mi sono detto: e perché non provi a fare ancora un giro, i ragazzi mi spronavano e sono partito: bene e veloce la prima parte, prendo fiato prima del passo chiave, questa volta sistemo bene la picca e lancio, la picca si aggancia per un attimo e poi mi scivola via. Per fortuna l’appiglio di partenza tiene e rimango a penzolare appeso a un braccio.
Sistemo di nuovo i piedi in tetto e riprendo fiato. Poi guardo dove avevo lanciato e vedo che forse ho sbagliato appiglio, voglio riprovare e questa volta mi riesce. Aggancio il buco giusto, mollo i piedi, recupero l’altra picca e poi proseguo piano, riposando su ogni appiglio buono, fino alla esile tendina di ghiaccio che si stava formando alla fine. Spero di poterla utilizzare e per saggiarne la tenuta le do un bel colpo con la picca... facendola crollare tutta. Opps, mi sa che mi tocca fare anche gli ultimi movimenti totalmente a secco e capisco il nome che Carlo aveva dato al progetto: Dryland.
Erik Svab
CAAI – Club Alpino Accademico Italiano
Le vie della zona “Cascata” da sinistra verso destra:
Aerosol M7, 20m
La Popa M8-, 14m
Progetto in placca ?, 14m
La Piccola M7, 14m
Bolina M6, 14m
La cascata I 3, 50m
Dryland M10, 20m
NB. Le indicazioni dell’articolo sono tratte dalla nuova guida Ghiaccio verticale di Francesco Cappellari che, aggiornata a dicembre 2006, testimonia oltre 1.200 linee invernali tra ghiaccio e misto, di cascata e in montagna, tenendo anche il passo con le tendenze moderne del dry-tooling. I gradi delle vie citati nell’articolo sono leggermente corretti proprio a causa dell’assoluta novità dell’area descritta.
Ringrazio Luca Gasparini per avermi recuperato la picca e avermi portato fortuna con la sua sicura, Carlo e Sandro per il bel lavoro che hanno fatto per valorizzare questo sito di dry-tooling, la Grivel, La Sportiva, Montura e KONG per il supporto tecnico.
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