Desert Sandstone Climbing Trip #3 - Indian Creek, Monument Valley e Castle Valley

Il tour di arrampicata in Utah - Colorado - Nevada - Arizona di Gian Luca Cavalli (CAAI - Gruppo Occidentale), Manrico Dell'Agnola (CAAI - Gruppo Orientale) e Marcello Sanguineti (CAAI - Gruppo Occidentale). La terza puntata: Indian Creek, Monument Valley e Castle Valley

In una "climbing trip" a base dell’arenaria USA, sarebbe forse potuta mancare una visita Indian Creek?! Certo che no!! Manrico ed io ci siamo già stati varie volte, ma anche Gian Luca deve stropicciarsi gli occhi di fronte alla sconcertante sequenza di fessure offerte da quel paradiso dell’arrampicata trad… Facciamo "toccata e fuga": in un paio di pomeriggi, abbiamo modo di divertirci su varie linee di alcuni settori (Reservoir Wall, Supercrack Buttress,…) e di visitare il selvaggio Cottonwood Canyon.

Decidiamo poi di spostarci verso sud e, dopo alcune ore di viaggio - oltrepassati Bluff e Mexican Hat - entriamo in Arizona, per visitare la Monument Valley. Questa meraviglia geologica fa parte della riserva dei Navajo (la "Navajo Nation"). I nativi chiamano la Monument Valley "Tsé Bii’Ndzisgaii" (pronunciato tseeh-bee-ni-zees-kay), cioè "valle fra la roccia". Vi si trova un numero incredibile di strutture e torri di arenaria, fra le più estetiche di tutto il Colorado Plateau: East Mitten Butte, West Mitten Butte, Merick Butte, Mitchell Mesa, Elephant Butte, The Three Sisters, Camel Butte, The Hub, The Tumb, per citarne solo alcune.

Imbocchiamo uno sterrato e proviamo a introdurci nella zona ad accesso ristretto senza un Navajo come guida, ma siamo subito "sgamati" da un nativo, che ci rimanda indietro senza troppi complimenti. Dopo un po’ di contrattazione sul prezzo, Logan - un giovane Navajo che lavora in un maneggio - accetta di accompagnarci nel cuore della valle, dove si trovano le Yi Bi Chei - torri che per i Navajo rappresentano spiriti danzanti – e l’incredibile Totem Pole. Mentre l’auto è lanciata a tutta velocità lungo la pista sabbiosa, Logan ci parla della "Lunga Marcia", quando, nell’inverno del 1864, 4000 Navajo furono costretti a percorrere a piedi, tra neve e ghiaccio, i 563 chilometri che separavano Fort Defiance, in Arizona, da Bosque Redondo, in New Mexico. Tra marce forzate, morti causate da diarrea e nativi imprigionati e ridotti in schiavitù durante il cammino, questo fu uno dei vergognosi episodi dell’olocausto dei nativi americani. La nostra giovane guida ci descrive i petroglifi sulle pareti e ci spiega il significato che ciascuna struttura di arenaria ha per il suo popolo. Ci parla dei teepee e degli hogan (le case Navajo) dei suoi antenati che popolavano il plateau e continua a chiederci, con una cadenza quasi regolare: "Do you like my valley?". Mentre pronuncia queste parole quasi come un rituale, leggo nel suo sguardo la malinconica tristezza per un passato in cui la sua gente era padrona di queste terre, una sorta di tempo felice che lui non ha potuto conoscere. Ci sarebbe piaciuto calcare la vetta del Totem Pole, ma non ce la sentiamo di protestare quando ci ricorda che, per rispetto verso le credenze religiose del suo popolo, è vietato scalare nella Monument Valley.

Altro giro, altro regalo: l’obiettivo successivo si trova nella Castle Valley, nei dintorni di Moab. In questa vallata si stagliano da sud a nord, di fronte alla Parriott Mesa, alcune delle più famose sandstone tower dello Utah: la Castleton Tower, il gruppo The Rectory-The Nuns-The Priest (che ricorda un prete all’altare, affiancato dalle monache) e, un po’ più lontano, Sister Superior e The Convent.

La roccia è molto migliore rispetto all’"Entrada Sandstone" degli Arches: si tratta di "Wingate Sandstone". È quindi lo stesso tipo di arenaria del Colorado National Monument, ma nella Castle Valley è di qualità superiore: più solida e meno sabbiosa, tanto che sulle linee di queste torri esistono vari tiri di face climb. Inoltre alcune vie - ad esempio, la Kor-Ingalls sulla Castleton Towewr, Honeymoon Chimney su The Priest e, soprattutto, Holier Than Thou su The Nuns - sfruttano spigoli e lame di calcite. La storia della prima salita nella Castle Valley ha inizio quando Layton Kor vide la Castleton Tower su una cartolina e ne parlò a Huntley Ingalls. I due la scalarono prima che Harvey T. Carter, soprannominato "the desert rat", avesse la possibilità di unirsi a loro. La Kor-Ingalls alla Castleton Tower è diventata una grande classica della Castle Valley. Carter e la moglie Annie, freschi di matrimonio, arrivarono il giorno successivo alla realizzazione di Kor e Ingalls. Desiderosi di aggiudicarsi una prima, i due sposini aprirono Honeymoon su The Priest, un’altra classica della valle.

Propongo a Gian Luca e Manrico la via aperta nel 1979 da Ed Webster e Buck Norden sulla parete N della Castleton Tower, subito a destra del North Chimney. Anni fa avevo posato lo sguardo sull’incredibile diedro del suo primo tiro. Appena lo vedono, i miei soci non si fanno ripetere la proposta due volte. Il cono detritico su cui s’innalza la torre sembra non finire mai e arriviamo all’attacco sudati fradici, ma ansiosi di mettere le mani (anzi, di incastrarle) sull’arenaria della Castleton Tower. Questa volta tocca a Manrico decidere quali lunghezze vuole aggiudicarsi. Da intenditore, sceglie di partire e mi priva così del piacere di salire da primo quel tiro sul quale avevo posato gli occhi anni fa… Pazienza, ora è il suo turno. La scalata è entusiasmante, e Manrico se la gode metro dopo metro: una fessura continua di mano, poi mano grande, seguita da un tetto che si aggira sulla destra in dülfer, su una lama atletica fatta di un’intrusione di calcite bianca. Anche da secondi, libidine allo stato puro!

Il giorno dopo ci concediamo riposo. Stiamo facendo una ghiotta colazione al Peace Tree, un simpatico localino nel centro di Moab. Siamo rilassati. Sono entrati in funzione i vaporizzatori d’acqua, che rinfrescano gli avventori seduti a far colazione sulla terrazza coperta. Tutto sembra fatto apposta per godere un po’ di relax. Fra un boccone di uova strapazzate, un sorso di liquido scuro spacciato per caffè e una forchettata di bacon con patate alla hash brown, osserviamo un poliziotto dall’aria annoiata e dall’apparenza eufemisticamente "poco reattiva". Con la sua auto di servizio passa in rassegna i mezzi parcheggiati su un lato della strada, fermandosi di tanto in tanto a digitare su un potatile. Quando termina di scrivere, stampa la multa, la infila diligentemente in una busta, scende dal mezzo di servizio e, con una serie di goffi movimenti, la piazza sull’auto del malcapitato di turno. La silhouette a dir poco imbarazzante e la fatica con cui si muove tradiscono una dieta non proprio mediterranea e uno stile di vita in cui l'attività sportiva non fa da protagonista… Continuiamo tranquilli la colazione e le insinuazioni su quell’impacciato tutore dell’ordine, finché ci rendiamo conto che la multa appena stampata è destinata alla nostra auto, inavvertitamente parcheggiata di fronte a un idrante!! A poco servono le nostre spiegazioni: i turisti sembrano non essergli molto simpatici. Non sente ragioni e sale in auto, esibendo la stessa soddisfazione di chi ha appena sgominato una pericolosa banda di trafficanti. Ci toccherà concludere la giornata con una visita alla Grand County Justice Court della città, per pagare la multa affibbiataci dal "Moab Supercop"…

Marcello Sanguineti, CAAI

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DESERT SANDSTONE CLIMBING TRIP 2014
27/10/2014 - #1 - Colorado National Monument
03/11/2014 - # 2 - Arches National Park

 




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