Che via faccio? Com’è cambiata la scelta della via d'arrampicata

Maurizio Oviglia, alpinista, arrampicatore e autore di numerose guide d'arrampicata, riflette su come è cambiato il modo in cui scegliamo la via da salire.
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Il massiccio del Monte Bianco. Le 100 più belle ascensioni di Gaston Rébuffat
archivio Maurizio Oviglia

Che zone mi consigli? E mi dici qualche via da non perdere? Vengo una settimana in Sardegna. Meglio la costa est o quella Ovest? Ogni giorno ricevo mail e messaggi privati con queste richieste. Cerco di rispondere a tutti, ma alla fine mi scappa: sai, io son quello che scrive le guide, magari potresti comprarla e farti un’idea... La risposta arriva veloce e inattesa: ma io ce l’ho la guida, ma chi meglio di te può consigliarmi dove andare?

Come poter scegliere la via che fa per noi, adatta alle nostre capacità e che possa soddisfare le nostre aspettative? Come si pianifica un viaggio? Semplice, avremmo sempre risposto, si consulta la guida della zona: si vagliano tutte le possibilità e infine si sceglie. Tuttavia le cose oggi stanno cambiando e per arrivare ad una scelta non sempre si segue questa prassi, a cui da anni eravamo abituati. E vi dico perché...

Ci son due tipi di guide, quelle onnicomprensive, che descrivono tutti gli itinerari di una determinata zona, e quelle cosiddette "di vie scelte". L’esempio più conosciuto di guide esaustive sono quelle che compongono la celebre collana delle "guide grigie" CAI TCI. Dirette per molti anni da Gino Buscaini, queste guide descrivevano sistematicamente tutte le montagne e le vie presenti sulle varie pareti. L’autore della guida era il più delle volte una sorta di "catalogatore", perché di fatto la guida era un catasto, un censimento. Raramente l’autore si lasciava andare a giudizi soggettivi sulla bellezza o sulla difficoltà di una via. Questi giudizi, quando c’erano o erano giudicati opinabili, venivano "edulcorati" dal curatore della collana, in modo da mantenere una certa coerenza ed omogeneità con le guide già pubblicate. Per arrivare alla scelta della via, l’alpinista o l’arrampicatore era costretto a vagliare attentamente tutte quelle presenti, considerandone tutti i parametri, confrontandoli con le proprie attitudini ed aspettative. Potremmo quasi dire che si arrivava alla scelta attraverso un "processo culturale", che presupponeva una conoscenza delle proprie capacità e delle variabili in gioco, nonché della storia dell’alpinismo.

Una delle prime guide di "vie scelte" fu il celebre libro di Gaston Rébuffat "Il massiccio del Monte Bianco. Le 100 più belle ascensioni". Presto Gaston fu imitato da Giancarlo Grassi con il volume sulle Alpi Graie. In queste selezioni le vie erano non erano disposte secondo criteri geografici, bensì in ordine crescente di difficoltà. Questo finiva per invogliare il lettore a cimentarsi con itinerari man mano più difficili, secondo una classifica (soggettiva) decisa dall’autore. Solo gli alpinisti più preparati potevano ambire a ripetere le vie dal 90 in su, che naturalmente rispondevano ai criteri dell’epoca: un alpinista doveva essere completo, quindi in grado di salire le massime difficoltà sia su roccia che su ghiaccio. Potremmo dire che l’approccio era così cambiato ed era divenuto più "sportivo", pur sempre tenendo conto che si trattava di alpinismo e non di arrampicata sportiva. "100 Nuovi Mattini" di Alessandro Gogna si ispirava al libro di Rebuffat ma disponendo le vie secondo criteri geografici. In questo modo si stemperava l’aspetto sportivo a favore di quello esplorativo. Il carisma dell’autore del libro rese tuttavia mitiche le vie contenute in quel libro, creando la nuova figura del "collezionista", colui cioè che doveva ripetere tutte le vie contenute nel libro, come se queste fossero le sole presenti sulle pareti visitate. Anche se una nota in ogni capitolo informava sulle altre vie nei dintorni, non v’è dubbio che solo le vie proposte oppure rappresentate nella fotografia a piena pagina divennero famose entrando nell’immaginario collettivo. Il lettore era finalmente sgravato dall’ingrato compito di scegliere, perché c’era già chi per lui aveva deciso cosa meritasse e cosa no... Anche oggi continuano ad essere pubblicate guide che fanno una selezione delle più belle, sovente non per scelta ma per necessità. Impossibile pubblicare tutto o reperire informazioni su alcune vie? La soluzione è non includerle aggiornando la guida, come la maggioranza di voi penserà nel caso trovi una falesia o una via non recensita. Che si tratti di una novità o di un qualcosa di non meritevole, la guida funziona anche senza un aggiornamento continuo. È abbastanza comune trovare guide aggiornate solo nella copertina, mentre l’interno non si discosta poi molto dall’edizione precedente. Tutti preferiscono comprare prodotti aggiornati, ma quanti sono in grado di verificare se poi lo siano effettivamente?

L’avvento del web ha portato nuovi cambiamenti e prospettive anche in questo campo. Vi sono siti come gulliver e camptocamp, che si ispirano a Wikipedia. Qualunque utente registrato, anche sotto falso nome o con un nickname di fantasia, può recensire una via e inserirla nel database, a prescindere dalla sua bellezza. Per il pubblico non è più la competenza dell’autore ad autorizzare la scelta, bensì la presenza o meno di una via nel data base. Ciò ha di fatto indirizzato la scelta dei ripetitori verso certe vie piuttosto che altre, senza preoccuparsi di chi le avesse inserite. Non c’era da far altro che vagliare i commenti, esattamente come succede con trip advisor. Il criterio di scelta è ora divenuto "pubblicitario", convinti che se una via ha molti ripetitori e giudizi positivi debba essere per forza meritevole, mentre una che non è presente sicuramente non c’è per una precisa ragione, probabilmente perché di scarso interesse. Altri siti come planetmountain, inseriscono nel proprio database le vie secondo metodi più classici, dopo essere state vagliate da persone competenti che compongono la redazione. Esattamente come avveniva nelle riviste di carta, dove la pubblicazione o meno era subordinata al giudizio del capo redattore.

Anche se le vie presenti sul web sono ottimamente indicizzate, cioè facilmente reperibili con qualunque motore di ricerca, agli utenti del web viene a mancare un elemento essenziale per accedere alle informazioni: il nome della via! Senza questo, l’utente che non conosce bene una particolare zona, non potrà mai arrivare ad operare una scelta, a meno che non sia disposto a fare un passo indietro e ritornare a consultare le guide classiche. Ma che ciò che una volta era basilare, cioè leggere e documentarsi prima di arrampicare o andare in montagna, oggi non è più ritenuto importante. Di fatto, si è persa la capacità di scegliere, e dobbiamo per forza avere qualcuno che lo faccia per noi, che ci dica dove andare!

La scorciatoia più adottata è quella proposta dalla rete: hai un problema? Chiedi, sui social ci sarà sicuramente qualcuno che ha lo stesso problema tuo e che ti saprà consigliare. Oggi è molto facile mandare un messaggio privato, non costa niente ed il massimo che può capitarti è che il destinatario non risponda. Non solo non si è più in grado di scegliere, ma ci si mette nelle mani di chiunque, magari anche senza conoscerlo. Meglio quindi mandare un messaggio all’autore della guida, ed ecco spiegato ciò che succede tutti i giorni.

E magari capita, come è effettivamente è successo al sottoscritto, di sentirsi chiedere informazioni su luoghi che non hai mai visitato. "Scusa, stavo cercando delle informazioni con Google su una zona e mi sei comparso tu, sapresti mica dirmi..." A volte i motori di ricerca fanno cilecca, e non c’è da stupirsi più di tanto se improvvisamente vieni bersagliato di richieste su cose di cui sei perfettamente estraneo.

Più facile e meno impegnativo affidarsi a qualcuno che "sa", ed in ogni gruppo o palestra ormai c’è colui che riveste questo ruolo. Non necessariamente legge la guida, eppure sa scegliere, conosce gli accessi e le vie, semplicemente perché ci è già stato, a sua volta accompagnato da qualcuno. Organizza, decide l’ora a cui partire e il materiale da portare. Mette su le corde, sa come evitare i pericoli, conosce le scappatoie ed ha persino consultato attentamente il sito meteo, il radar delle piogge e la direzione dei venti. Non rimane che lasciare i libri nello scaffale e affidarsi ad un tutor, e che dio ce la mandi buona!

di Maurizio Oviglia

Il massiccio del Monte Bianco. Le 100 più belle ascensioni di Gaston Rébuffat
89 Grand Capucin - Parete Est
90 Monte Bianco - Via Major
91 Aiguille Verte - Versante del Nant Blanc
92 Petit Dru - Pilier Bonatti
93 Aiguille du Fou - parete Sud
94 Les Courtes - Parete Nord
95 Monte Bianco - Cresta di Peuterey
96 Grand Jorasses - Punta Croz (sperone centrale)
97 Grand Jorasses - Sperone Walker
98 Petit Dru - Parete Ovest (direttissima americana)
99 Les Droites - Parete Nord
100 Monte Bianco - Pilone Centrale del Frêney




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