Atlante Perverso, nuova via a Taghia per il Team Altroverso

Dal 20 al 24 settembre Giovanni Ongaro, Andrea Pavan e Davide Spini (Team Altroverso) hanno aperto Atlante Perverso (350m, 8a max, 7b obbl.) sulla parete nord del Monte Oujad, Taghia, Alto Atlate, Marocco.
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Durante l'apertura Atlante Perverso, Monte Oujad, Taghia
G.Ongaro - arch. Altroverso

"Forse è l’intensità dei colori di questo compattissimo calcare che più ci ha emozionato e che soprattutto ci ha ricordato il vero motivo del nostro peregrinare: l’arrampicata". I colori sono quelli di Taghia, di quelle pareti del canyon nel cuore dell'Alto Atlante, profondo Marocco, ormai meta di pelegrinaggio dei climber di tutto il mondo. Chi scrive è il Team Altroverso alias Giovanni Ongaro, Andrea Pavan e Davide Spini che in 4 giorni, dal 20 al 24 settembre, hanno aperto Atlante Perverso. Un nuovo itinerario sulla parete Nord del Monte Oujad, uno dei tanti gioielli nell'eldorado di rocce multicolori del gran canyon di Taghia. Atlante Perverso (che non a caso fa rima con Altroverso) parte 50m a sinistra della via a sinistra di Whisky Berber (6b). E "misura" 350 metri per 11 tiri che raggiungono l'8a con una difficoltà obbligatoria di 7b. Le lunghezze più dure L2 (7c+), L5 (8a), L6 (7c+) sono state salite Rotpunkt da Simone Pedeferri mentre alla completa salita in libera della via manca ancora il tiro chiave, il 7° (stimato 7c+/8a), che è rimasto con 1 rest point. Qualcuno, forse, a questo si domanderà cosa ci faceva Simone Pedeferri da quelle parti. Presto detto: come ci spiegano nel loro report quelli del Team Altroverso, Simone era uno dei tanti climber-amici che si sono aggregati, più o meno all'ultimo minuto, alla loro spedizione in Marocco... Alla fine erano in tutto 12 climber, compresi i 3 di Altroverso. E questo, con la nuova via, ci sembra un particolare da sottolineare. Perché dimostra la bellezza indiscussa di Taghia ma anche la forza inesauribile dell'arrampicata "di viaggio"!


ALTROVERSO IN MAROCCO di Giovanni Ongaro, Andrea Pavan e Davide Spini

Non è facile descrivere le emozioni provate, la miriade di sfumature rosse delle pareti di calcare e i profumi di questo viaggio. Siamo partiti con la certezza di trovare splendidi paesaggi e roccia bellissima, ma non avevamo idea di quello che realmente saremmo riusciti a realizzare. Il progetto prevedeva la partenza di noi tre, Andrea, Davide e Gio, ma ci siamo poi ritrovati in dodici amici e, forse per questo, il risultato della spedizione è stato perfetto. Il 15 settembre siamo sbarcati a Marrakech e immediatamente abbiamo respirato una nuova atmosfera, eravamo ospiti in una terra straniera, un po’ accaldati, spaesati ma contenti.

Il minibus stracarico di borse, corde e sacconi uscendo dalla calda e chiassosa Marrakech si è inerpicato su avventurose strade contornate da negozietti, meccanici di strada, carne appesa al sole, anacronistici carretti trainati da asini e persone in cammino in mezzo al nulla. A notte inoltrata, dopo infiniti tornanti polverosi, qualche brivido automobilistico dato da insoliti incontri con dromedari al pascolo, ci siamo gustati la prima cena marocchina con l'immancabile zuppa al cumino. L'indomani la tappa finale del nostro viaggio, in realtà ancora tutto da iniziare, ha condotto i nostri bagagli a dorso di mulo a Taghia, mentre noi abbiamo potuto finalmente smuovere le nostre membra provate dalle troppe ore trascorse seduti.

Questo piccolo villaggio, perso all'imbocco di un canyon e fatto di casupole di sassi e legna, sembra confondersi nell’ambiente circostante, dove si stendono campi coltivati, bassi cespugli spinosi e maestose pareti. Sono tante le sensazioni che si provano davanti a paesaggi così diversi da quelli che siamo soliti guardare, ci si sente partecipi di tutto ciò che ci circonda, ma forse è l’intensità dei colori di questo compattissimo calcare che più ci ha emozionato e che soprattutto ci ha ricordato il vero motivo del nostro peregrinare: l’arrampicata… Ora rimaneva solo cercare, trovare e salire una nuova via… Detto fatto! In realtà non proprio…

Anche se impazienti di iniziare ciò che poi ci avrebbe fatto rimpiangere il riposo, abbiamo dovuto attendere perché durante i primi giorni, la pioggia e le recenti vie non riportate sulla guida ci hanno ricordato che solo in parte si possono pianificare i progetti. Dopo alcuni giorni dedicati a ripetere alcune brevi vie e piccole escursioni che ci hanno permesso di prendere confidenza con la roccia e dopo aver constatato che tutte le linee logiche erano già state salite, abbiamo iniziato a girovagare alla ricerca della “nostra magic-poco logic-line”.

La roccia laggiù è stupenda e la compagnia rendeva la scalata ancora più divertente, ma il nostro obiettivo era un altro. Dopo 4 giorni, finalmente, ci siamo decisi ad attaccare l'improbabile, e forse impossibile, linea… 350 metri di calcare stupendo e strapiombante, dipinto da secchiate di colore giallo, rosso fuoco e ocra che ci osservava e ci sfidava silenzioso. La roccia andava ancora interpretata per trovare una buona linea accessibile, la scelta era stata fatta ed ora, bisognava contare soprattutto sulla buona sorte e sull’esperienza del Gio.

I quattro giorni che ci hanno portato in cima sono sembrati mesi fatti di voli e adrenalina, microfriend scricchiolanti, aeree jumarate, estenuanti trapanate, discese al chiaro di luna e momenti di indicibili sproloqui ingiuriosi rivolti alla sorda e ruvida roccia.
A farci dimenticare ogni sera le fatiche della giornata sono stati le cene dai sapori strani ed un pochino nauseanti, gli amici e le risate che ci attendevano la sera al villaggio.

Il quarto giorno Davide col trapano scarico, ma armato di frontalino martello e chiodi, ha finalmente attrezzato l’ultima sosta della nostra nuova via. E' stato dunque sotto un cielo senza stelle, oscurate tutte dalla luna piena, che è nata “Atlante perverso”: una via creata dal team Altroverso per il piacere di scalare, a patto di amare il gonfiore agli avambracci, le taglienti prese a goccia, il piede spalmato, il vuoto sotto le scarpe ed il brivido di qualche passo obbligato.

Giovanni Ongaro, Andrea Pavan e Davide Spini (Team Altroverso)


Atlante Perverso
Monte Oujad, parete nord, Taghia
apritori: Giovanni Ongaro, Andrea Pavan e Davide Spini aperta dal 20 al 24/09/2010
lunghezza: 350m, 11 tiri
difficoltà: 8a max, 7b obbl. (6a, 7c+, 6a+, II 6b, 8a, 7c+, 7c+/8a, 6a+, 6c, 6b+, 6c)
Nb: Simone Pedeferri ha salito RotPunkt L2, L5, L6 mentre alla completa salita in libera manca L7 salita sempre da Pedeferri con 1 rest point.


Note:
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