Amiata e l'arrampicata trad
I suoi massi trachitici ben nascosti un pò ovunque sulle pendici del vulcano sono da tempo famosi nel mondo dell’arrampicata sia per la loro qualità che per la quantità, e attulamente la zona conta circa 200 boulder. Meno conosciuta è la presenza di alcune strutture più elevate attrezzate per l’arrampicata sportiva e anche se ci sono circa 150 vie sportive sviluppate soprattutto da Bengio Chiesi, in realtà il vaso di pandora è recentemente appena dischiuso da due dei suoi più psicotici frequentatori (da me e Michele Caminati) che hanno trovato qui è un ottimo terreno di gioco per l’arrampicata clean o trad che dir si voglia. Unico sopratutto nel centro Italia...
La roccia vulcanica dell’amiata proprio per la sua morfologia ricca di fessure e buchi la rende meravigliosamente adatta a questo tipo di arrampicata dove friend e sopratutto tricams la fanno da padrone, occhio solo alla fragilità delle strutture quali lame e tafoni.. Le strutture adatte sono sparse un pò ovunque. I castagneti che le racchiudono sono spesso privati ma accessibili (solo nel periodo della castagnatura sono off-limits) se percorsi nel massimo rispetto, lasciandoli meglio di come si trovano. Solo una minima parte delle possibili linee è stata per ora pulita e ripetuta. E’ anche possibile ripetere quasi tutti i precedenti itinerari sportivi (dal 4 all’ 7c/8a) in questa ottica. Gli arrampicatori locali si stanno dimostrando molto sensibili a questo approccio con ottimi risultati, vista l’unicità del luogo.
SCHEDA: l'arrampicata trad a Amiata
Federico Schlatter - breve curriculum
Nato a Firenze il 12/05/1962
Ho cominciato ad arrampicare nel 1976 con il CAI Prato. Negli anni a seguire ho aperto diversi itinerari tutti sulle Alpi Apuane, alcuni di difficoltà estreme - almeno per quel periodo - tra gli altri "Il muro delle ombre" sulla nord del Pizzo d’Uccello che conta solo due ripetizioni documentate in quasi trent'anni. Ho partecipato ad una spedizione nell’Himalaya del Kashmir nel 1981 ed alla prima gara di arrampicata a Bardonecchia "Sport Roccia" nel 1985 classificandomi nei primi 20. Ed è proprio la nascita dell’arrampicata sportiva e la sua progressiva massificazione che mi ha portato a spostare la mia voglia di esplorare ad altri sport: dal volo libero col parapendio - di cui sono stato un pioniere - al surf da onda professionistico di cui sono stato il primo italiano a qualificarsi al campionato mondiale professionisti ASP del 1999 in Australia.
Parallelamente è cominciata la mia carriera professionale prima come fotografo e poi al cinema come direttore della fotografia. Non e' da molto tempo che ho ripreso a scalare dopo una pausa di "appena" 18 anni: ho ritrovato un mondo profondamente rinnovato dove il tipo di approccio alla scalata che amavo era stato addirittura categorizzato e distinto dal resto... il Trad o per così dire l’approccio alla parete, alla scalata "by fair means".
In Italia e soprattutto nelle zone che frequento maggiormente intorno a Roma l’arrampicata sportiva predomina indubbiamente e quindi il mio arrivo con haulbag e protezioni veloci per percorrere "anarchicamente" anche linee sportive già protette infischiandomi degli itinerari definiti ha sollevato non poche sopracciglia…ma tant’è, il gioco e l’esplorazione continuano!