SuperAlp 7: Confini, antiche vie, vecchi e nuovi abitanti delle terre alte
Il progetto della convenzione delle Alpi giunto alla sua settima edizione ci porta attraverso le Alpi occidentali alla scoperta della montagna di oggi e di ieri. La prima di tre puntate sull'edizione 2013 di SuperAlp! dalla nostra inviata Simonetta Radice.
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Losanna
Simonetta Radice
Losanna mi accoglie in un pomeriggio di sole, vento caldo e le note di Lullaby of birdland che provengono a un'orchestrina jazz in piazza Saint Francois. Il ritrovo con gli altri partecipanti a SuperAlp! è in serata e ho tutto il tempo per ammirare la cattedrale di Notre Dame con le sue sculture policrome, splendido esempio di gotico medievale da poco oggetto di un sapiente restauro. Nel sedicesimo secolo, Losanna vide la presenza di un grande numero di cristiani valdesi italiani rifugiatisi in seguito a persecuzioni. La notte del 26 agosto 1689, quasi mille di loro attraversarono il lago Lemanno e, da Ginevra, diedero inizio al "Glorioso Rimpatrio" verso le vallate piemontesi e proprio sulla traccia di questo viaggio inizia la settima edizione di SuperAlp!, il progetto della Convenzione delle Alpi dedicato alla mobilità sostenibile in montagna.
Dal porto di Ouchy, ci imbarchiamo quindi alla volta di Evian, entrando in terra di Francia. E' solo il primo confine che supereremo perché proprio i confini, le antiche strade, i vecchi e i nuovi abitanti delle terre alte sono il tema dell'edizione 2013 di SuperAlp.
Da Evian, grazie a un servizio di autobus a chiamata, risaliamo la Vallée de l'Abondance. I pascoli curati parlano di tradizioni agro-pastorali ancora ben radicate: la valle è infatti la culla del famoso formaggio Abondance, la cui produzione iniziò a opera dai monaci dell'omonima abazia fin dal quinto secolo.
Arriviamo così al comune di Chatel, parte dell'area sciistica di Portes du Soleil che comprende le famose località di Morzine e Avoriaz. Se una volta scesi dal bus vi vedrete circondati da bikers infangati dal casco ai piedi niente paura: il comprensorio, d’estate, diventa il regno della mountain bike con oltre mille km di tracciati che si estendono sotto lo sguardo severo dei Dentes du Midi e i Dent Blanches. E così adesso tocca a noi: armati di casco e bici risaliamo a Chaux Fleurie per scendere fino alle acque smeraldine del lago di Montriond. Il downhill è una disciplina molto divertente ma che richiede tecnica e concentrazione: individuare la traiettoria migliore, mantenere il peso arretrato e i talloni bassi, restare sollevati dalla sella per controllare al meglio la bici. Devo dire che se non mi fossi allenata un po' con l'amico Mario Cossa forse sarei ancora lassù, ma se continuo così potrei provare l'anno prossimo a partecipare a Pass’Portes du Soleil, una manifestazione non competitiva di mtb che vede ogni anno oltre semila bikers sui sentieri del comprensorio.
L'alta Savoia restituisce subito un'immagine di grande efficienza: da una parte l'agricoltura di montagna, dall'altra il turismo invernale ed estivo, con la capacità di sfruttare per un lungo periodo gli investimenti fatti sugli impianti di risalita. Una macchina perfetta... forse troppo? Mentre combatto tra le mie personalissime idiosincrasie verso tutto ciò che non mostra sbavature e ben conscia che un'offerta turistica completa è fondamentale per la sopravvivenza dei borghi di montagna, riprendiamo il bus a chiamata che ci porta alla stazione di Cluses da dove prendiamo il treno per Chamonix.
La capitale dell'Alpinismo – altresì sede di uno degli sportelli della Convenzione delle Alpi - ha l'onore e l'onore di convivere con un ecosistema fragile, da cui peraltro trae le sue maggiori risorse per il sostentamento, basti pensare che l'85% dell'economia locale si basa sul turismo. Da quest'area, inoltre, proviene il 50% dell'acqua delle alpi e il surriscaldamento globale è un'istanza i cui effetti sono pressoché palpabili. Dalla finestra dell'albergo, vedo le pendici del ghiacciaio, vicinissime. Penso al timore e al rispetto che la natura selvaggia deve aver suscitato nei primi alpinisti e nei primi abitanti, mentre oggi il Monte Bianco mi sembra improvvisamente un gigante di cristallo .
Oltre a una serie di misure messe in atto per favorire la consapevolezza delle problematiche ambientali nel fondovalle e nell'area alpina, il piccolo comune di Chamonix, che non supera i diecimila abitanti, “Deve fare i conti tutti gli anni con due milioni e settecentomila turisti e il passaggio di 80.000 autovetture ogni giorno, responsabili del 36% delle emissioni” come racconta Bernard Prud’homme, direttore operativo dell’ufficio del turismo di Chamonix. Per ridurre l'impatto ambientale è stata creata da Villorcine a Servoz una rete di trasporti pubblici completamente gratuita, per turisti e residenti. Con il non trascurabile risultato che sono ben circa 2 milioni le persone che ogni anno si muovono con gli autobus e 750.000 con i treni.
20 minuti è più o meno il tempo necessario alla teleferica per passare dai mille metri di altezza di Chamonix ai 3842 m dell'Aguille du Midi. Da qui, l'espressione "oceano verticale" diventa autoevidente e le terrazze della stazione non sono che zattere a cui è permesso navigare solo per un complicato gioco di equilibri. Zattere affollate se si pensa che la funivia, attiva dal 1954, arriva a trasportare picchi di 5.500 persone al giorno.
Così vicini, così lontani: sulle terrazze dell'Aguille si è a un solo passo dalla natura selvaggia, eppure sembra infinita la distanza tra me e gli alpinisti che salgono il ghiacciaio e le rocce. Uno strano mix di solitudine e di folla, di silenzio e di voce, una contaminazione tra natura e tecnologia che in qualche modo mantiene le distanze. Il nostro viaggio è solo all’inizio
di Simonette Radice
Prima di tre puntate, seguiranno a breve le altre
Dal porto di Ouchy, ci imbarchiamo quindi alla volta di Evian, entrando in terra di Francia. E' solo il primo confine che supereremo perché proprio i confini, le antiche strade, i vecchi e i nuovi abitanti delle terre alte sono il tema dell'edizione 2013 di SuperAlp.
Da Evian, grazie a un servizio di autobus a chiamata, risaliamo la Vallée de l'Abondance. I pascoli curati parlano di tradizioni agro-pastorali ancora ben radicate: la valle è infatti la culla del famoso formaggio Abondance, la cui produzione iniziò a opera dai monaci dell'omonima abazia fin dal quinto secolo.
Arriviamo così al comune di Chatel, parte dell'area sciistica di Portes du Soleil che comprende le famose località di Morzine e Avoriaz. Se una volta scesi dal bus vi vedrete circondati da bikers infangati dal casco ai piedi niente paura: il comprensorio, d’estate, diventa il regno della mountain bike con oltre mille km di tracciati che si estendono sotto lo sguardo severo dei Dentes du Midi e i Dent Blanches. E così adesso tocca a noi: armati di casco e bici risaliamo a Chaux Fleurie per scendere fino alle acque smeraldine del lago di Montriond. Il downhill è una disciplina molto divertente ma che richiede tecnica e concentrazione: individuare la traiettoria migliore, mantenere il peso arretrato e i talloni bassi, restare sollevati dalla sella per controllare al meglio la bici. Devo dire che se non mi fossi allenata un po' con l'amico Mario Cossa forse sarei ancora lassù, ma se continuo così potrei provare l'anno prossimo a partecipare a Pass’Portes du Soleil, una manifestazione non competitiva di mtb che vede ogni anno oltre semila bikers sui sentieri del comprensorio.
L'alta Savoia restituisce subito un'immagine di grande efficienza: da una parte l'agricoltura di montagna, dall'altra il turismo invernale ed estivo, con la capacità di sfruttare per un lungo periodo gli investimenti fatti sugli impianti di risalita. Una macchina perfetta... forse troppo? Mentre combatto tra le mie personalissime idiosincrasie verso tutto ciò che non mostra sbavature e ben conscia che un'offerta turistica completa è fondamentale per la sopravvivenza dei borghi di montagna, riprendiamo il bus a chiamata che ci porta alla stazione di Cluses da dove prendiamo il treno per Chamonix.
La capitale dell'Alpinismo – altresì sede di uno degli sportelli della Convenzione delle Alpi - ha l'onore e l'onore di convivere con un ecosistema fragile, da cui peraltro trae le sue maggiori risorse per il sostentamento, basti pensare che l'85% dell'economia locale si basa sul turismo. Da quest'area, inoltre, proviene il 50% dell'acqua delle alpi e il surriscaldamento globale è un'istanza i cui effetti sono pressoché palpabili. Dalla finestra dell'albergo, vedo le pendici del ghiacciaio, vicinissime. Penso al timore e al rispetto che la natura selvaggia deve aver suscitato nei primi alpinisti e nei primi abitanti, mentre oggi il Monte Bianco mi sembra improvvisamente un gigante di cristallo .
Oltre a una serie di misure messe in atto per favorire la consapevolezza delle problematiche ambientali nel fondovalle e nell'area alpina, il piccolo comune di Chamonix, che non supera i diecimila abitanti, “Deve fare i conti tutti gli anni con due milioni e settecentomila turisti e il passaggio di 80.000 autovetture ogni giorno, responsabili del 36% delle emissioni” come racconta Bernard Prud’homme, direttore operativo dell’ufficio del turismo di Chamonix. Per ridurre l'impatto ambientale è stata creata da Villorcine a Servoz una rete di trasporti pubblici completamente gratuita, per turisti e residenti. Con il non trascurabile risultato che sono ben circa 2 milioni le persone che ogni anno si muovono con gli autobus e 750.000 con i treni.
20 minuti è più o meno il tempo necessario alla teleferica per passare dai mille metri di altezza di Chamonix ai 3842 m dell'Aguille du Midi. Da qui, l'espressione "oceano verticale" diventa autoevidente e le terrazze della stazione non sono che zattere a cui è permesso navigare solo per un complicato gioco di equilibri. Zattere affollate se si pensa che la funivia, attiva dal 1954, arriva a trasportare picchi di 5.500 persone al giorno.
Così vicini, così lontani: sulle terrazze dell'Aguille si è a un solo passo dalla natura selvaggia, eppure sembra infinita la distanza tra me e gli alpinisti che salgono il ghiacciaio e le rocce. Uno strano mix di solitudine e di folla, di silenzio e di voce, una contaminazione tra natura e tecnologia che in qualche modo mantiene le distanze. Il nostro viaggio è solo all’inizio
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