Le Dolomiti attraverso gli occhi di Ruggero Alberti
Mi chiamo Ruggero Alberti, ma ormai tutti mi chiamano semplicemente Ru. Sono nato a Trento il 26 settembre del 1989, ed abito a Mezzano, un piccolo paesino di montagna nella valle del Primiero, posto ai piedi delle Pale di San Martino di Castrozza, in Trentino.
Dopo aver studiato geometri alle scuole superiori, mi sono laureato in Scienze Forestali ed Ambientali presso l'Università degli Studi di Padova ed attualmente lavoro presso il Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento. Vivendo in montagna e avendo un papà forestale, passando poi l'estate in baita e crescendo tra boschi, torrenti e rocce è stato inevitabile instaurare con la Montagna un legame speciale.
Per molte persone la montagna è semplicemente un elemento del paesaggio, qualcosa di bello, da ammirare da casa o durante le proprie vacanze, per altri è un ammasso di roccia. Per me invece la montagna è tutto. Quando sono su di una cima o anche semplicemente in bosco, mi sento vivo e parte integrante di tutto ciò che mi circonda. Amo la montagna e nei suoi confronti nutro un sentimento di rispetto che nasce dalla volontà di conoscerne gli aspetti più profondi, i suoi ritmi e la sua volontà.
Come spesso accade nella vita, tutto ha inizio in un giorno qualunque e quando meno te lo aspetti. E' stato così anche con la mia passione per la fotografia. Ricordo benissimo la gita universitaria al Gran Paradiso durante la quale ho iniziato a scattare alcune fotografie non più a caso ma ricercando l'inquadratura migliore, l'attimo esatto, i colori (o almeno ci provavo). Col passare del tempo questa passione si è fatta strada dentro di me, e quindi unire montagna e fotografia, è stato un passo naturale ed automatico.
Non mi sento assolutamente un fotografo ne tanto meno mi piace che siano gli altri a considerarmi tale, io mi considero un semplice ragazzo di montagna, che vive per la montagna e che cerca attraverso la fotografia di farla conoscere ed apprezzare da tutti, dandone l'importanza che merita. A partire da questo concetto ho sviluppato la mia visione di fotografia.
Al giorno d'oggi la tecnologia permette a chiunque di scattare foto e di fermare il tempo, ma ritengo fondamentale il modo con cui viene ricercata e scattata una foto. Come insegna il Oliviero Toscani, "Oggi tutti sanno scrivere e leggere, ma non sono aumentati i poeti”, questo per dire che dal mio punto di vista è troppo facile raggiungere comodamente seduti la cima della montagna, solo per un “click automatico”.
I ritmi frenetici di questa vita moderna impediscono all'uomo di fermasi, guardare, ammirare, instaurare un legame con ciò che si trova davanti. Giorno dopo giorno la fotografia paesaggistica si sta trasformando in una moda passeggera, che snatura sia la stessa fotografia sia la passione per la montagna, svilendo il significato del vivere la montagna. Forse è una conseguenza dello stile di vita moderno dove ormai è necessario avere tutto a portata di mano, perdendo il significato e l'importanza che sta nel guadagnarsi le cose.
La montagna è come una bella donna, necessita di cure, attenzioni, sensibilità. Secondo me è fondamentale per prima cosa rispettarla e farle capire ciò che si è disposti a compiere per lei. Solamente così, di questo ne sono pienamente convinto, si mostrerà con il suo vestito migliore, in tutta la sua bellezza.
Concretizzo questa mia personale visione alzandomi nel cuore della notte per camminare diverse ore e raggiungere luoghi poco frequentati. Altre volte raggiungo la cima di una montagna al tramonto per poi rimanerci a dormire. Il più delle volte sono sempre da solo in queste mie uscite fotografiche. A volte rimpiango di non avere compagnia, infatti con quattro chiacchiere e due risate la notte passerebbe più veloce, al tempo stesso amo però essere da solo per vivere in modo ancora più profondo ogni singola emozione.
Una notte intera su di una cima di una montagna, magari durante il mese di ottobre, è piuttosto lunga, sei immerso in un silenzio assordante, circondato da giganti come il Sass Maor, Cimon della Pala, ti senti piccolo lassù, ti senti a tratti solo ma ti sentivi vivo lassù. In realtà non sono solo, sono circondato da milioni di stelle, accompagnato da stelle cadenti, e in alcuni casi da qualche animale.
Tutto passa in secondo piano, freddo, vento, solitudine ed inizio a scattare, ed ogni fotogramma è un dialogo tra me e la montagna. Un chiacchierare che è interrotto delicatamente dalle sfumature dell'alba e dai primi raggi del sole che ti scaldano il viso e rinfrancano le tue membra intorpidite. Lo spettacolo è terminato. È ora di rimettere lo zaino, ricco di emozioni, sulle spalle e scendere a valle. E poi? Poi è il momento di far conoscere a tutti questi dialoghi con la natura, queste emozioni e pensieri che trovo e provo in montagna.
Vivendo la montagna in tutte le stagioni e attraverso vari sport, dall'arrampicata allo sci alpinismo, all'ice climbing, ho da qualche hanno iniziato a dedicarmi anche a uno stile di fotografia non più tanto paesaggistica ma più sportiva/alpinistica.
Ringrazio veramente di cuore gli amici Valerio, Alex, Martino Luigi e la grande Guida Alpina Renzo Corona e anche la G.A. Flavio Piccinini per le tante avventure passate e future e soprattutto per la pazienza che dimostrano durante le uscite quando magari nel pieno del gesto atletico li fermo per immortalare il momento. Senza di loro io farei ben poco, quindi ancora grazie amici miei.
SCHEDA: Ruggero Alberti
Link: Instagram Ru Alberti, Facebook Ru Alberti