Pale di San Martino: l'arrampicata nel cuore delle Dolomiti

Dopo la Marmolada e Le Tre Cime di Lavaredo, continua la nostra panoramica dei gruppi montuosi più importanti delle Dolomiti con le Pale di San Martino ed alcune delle vie d'arrampicata che ormai sono delle grandi classiche dell'alpinismo nei Monti Pallidi.
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Pala di San Martino (2987m), Pale di San Martino, Dolomiti
Planetmountain.com

Cosa contraddistingue la dolomia delle Pale di San Martino? Dal punto di vista dell'alpinista siamo d'accordo con Renzo De Bertolis, il decano del Gruppo Guide delle "Aquile di S.Martino", che sintetizza il tutto con un raffronto: "Sulle Pale è diverso dal gruppo del Brenta, naturalmente è sempre dolomia, ma qui è tutto verticale, mentre sul Brenta ci sono molte più cenge orizzontali. E' tutto molto differente, insomma, proprio come "disegno" delle montagne: qua è tutto in piedi, invece lì ogni cinquanta metri c'è una cengia…".

Bene, tutto molto più verticale, quindi. Noi, aggiungiamo anche che le Pale si contraddistinguono per una roccia inconfondibile: sempre buona, se non ottima o addirittura eccezionale. Roccia "Pale", insomma. Dunque, tante pareti di roccia "sana" uguale tante linee di salita, ovviamente. Basti pensare che solo la Cima Canali è percorsa da ben trentuno vie! Centinaia di itinerari per tutti i gusti. Difficile, quindi, scegliere quelli da proporre in queste pagine. Alla fine abbiamo optato per delle vie che rappresentassero un po' l'anima, e la storia alpinistica, di questa vastissima catena dolomitica, la più meridionale delle dei Monti Pallidi. Dal severo alpinismo del Mulaz, alla maestosa Pala di S. Martino, dalla cattedrale della Cima Canali, all'immenso obelisco del Sass Maor, per continuare ancora, con la grande Pala del Rifugio e l'elegante Spigolo del Sass d'Ortiga in Val Canali. Per la Cima della Madonna, altra delle tante cime simbolo delle Pale, abbiamo preferito - forse un po' sfrontatamente? - proporvi, al posto del famoso spigolo, una via a spit che va a far coppia con quella della Cresta di Sottocorona, a due passi dal Rifugio Rosetta. Insomma, di tutto abbiamo cercato di darvi un "assaggio", perché così sono le Pale: un immenso e fantastico terreno per lo scalatore, cangiante e ricco di possibilità, tutte da esplorare.

Proprio per questo, l'elenco delle "escluse" di questa selezione sarebbe lungo. Ne è un esempio il quasi sacrilegio di non aver inserito nulla del mitico Cimon della Pala... Ma per chi vuol "recuperare" non c'è problema, non mancano gli strumenti: ovvero le due Guide alpinistiche della zona che offrono l'intero (enorme) panorama di tutto ciò che è scalabile sulle Pale. Parliamo naturalmente della Guida edita Versante Sud e curata da Samuele Scalet con l'aiuto dei gestori dei Rifugi delle Pale, e di quella a cura di Lucio De Franceschi per la collana Guida dei Monti d'Italia del CAI-TC, Pale di San Martino Ovest.

Infine, a chi si cimenterà su queste pareti, una raccomandazione. Le bellissime Pale sono un ambiente severo, da grande montagna. Molte vie richiedono lunghi avvicinamenti, e in molti casi altrettante lunghe, e complicate, discese dalla cima. Se poi si aggiunge che il "meteo Pale" spesso non risparmia il temporale pomeridiano, allora va da sé che occorre affrontarle ben preparati e, magari, per godersele appieno, prevedere un pernottamento in uno dei cinque Rifugi che sono le basi di partenza naturali per tutte le salite del Gruppo. Anche questo è il fascino delle Pale.


Via del Pilastro Grigio - Mulaz (2906m)

Prima salita: Mathias Mayr e Martl Koch, 1956
Bell'itinerario, con buona roccia. Sale la parete Ovest del Gran massiccio del Mulaz avendo come direttrice il Pilastro grigio, che ne caratterizza la zona centrale. La via, la più ripetuta e famosa della parete. La direttirice della salita è data dal gran diedro che segna il pilastro, ma che la via evita nella prima parte (variante De Martin VII inf.). Si attacca infatti seguendo, per due lunghezze, il sistema di fessure immediatamente a destra del diedro principale. Quindi con una traversata a sinistra di circa 20m, prima in placca e poi per cengia, si raggiunge la base del diedro giallo-grigio che si sale con una lunghezza (35-40m, tratto chiave della salita). Si continua quindi con progressione logica per fessura, seguendo il filo tondeggiante del pilastro fino alla base di un secondo diedro che non si sale (variante B. De Donà, VI). Si prosegue, invece, aggirandolo con una traversata a destra di circa 10 metri su placca compatta (chiodi) per poi salire appena possibile alla sosta posta sopra il diedro stesso. Da qui si continua su bellissima roccia lavorata per tre lunghezze che conducono alle facili rocce terminali cento metri sotto la cresta.


Lott-Loss (Vorläufer) - Cresta di Sottocorona (2570m)

Prima salita: Mariano Lott e Mario Loss, 1983 (spittata nel '94)
Bellissima salita nelle immediate vicinanze del rifugio Rosetta, resa sicura dagli spit messi alle soste, e sui tiri intermedi. Alla base della fascia di roccia grigia che segna l'attacco si parte mirando ad una piccola nicchia, quindi oltre per giungere ad un terrazzino (sosta).
Proseguire verticalmente su roccia ben appigliata, ma con passaggi molto atletici (sosta). Leggermente a destra, per mirare ad un piccolo diedro strapiombante, da cui si apre un canale che porta in vetta.

Gran Pilastro - Pala di S. Martino (2987m)
Prima salita: Erwin Merlet e Gunther Langes, 1920
Una delle Pale più famose e una gran classica di media difficoltà da portare come esempio della magnifica roccia che caratterizza il gruppo: la via che sale l'evidente pilastro posto a sinistra della Forcella Dimai. Viene normalmente percorsa una variante d'attacco aperta dallo stesso Langes che consente di raddrizzare l'itinerario originale, che nella prima parte percorrerebbe il tetro canale tra la Pala di S. Martino e Cima Immink. Si comincia salendo per parete ad una nicchia, quindi per una serie di evidenti camini con 8 lunghezze si perviene ad un intaglio sullo spigolo, dove ci si ricongiunge con l'itinerario dei primi salitori. Si continua per parete e camini, sempre di ottima roccia, fino ad un ripiano. Dopo una facile traversata a sinistra si continua a salire lungamente per l'articolato pilastro. Superata una fessura-diedro, si prosegue verso sinistra e quindi si perviene per un camino ad una terrazza. Per facili rocce si raggiunge la cima del pilastro, e quindi traversando a sinistra ad una forcella e, per sfasciumi, alla vetta. La via del Gran Pilastro è sicuramente di gran soddisfazione, ma occorre affrontarla ben allenati per la lunghezza e per la lunga e complessa discesa. Provvidenziale a proposito è il bivacco delle Guide di S. Martino, eretto sulla cima nel 1968.

Castiglioni - Detassis - Cima Wilma (2782m)
Prima salita: Ettore Castiglioni e Bruno Detassis, 1934
La Cima Wilma, vicina alla sorella maggiore Cima Canali, offre sicuramente una delle mete più eleganti della conca del Pradidali. Ettore Castiglioni e Bruno Detassis, nel '34, in una delle varie ricognizioni per la stesura della Guida dei Monti d'Italia del TCI-Cai, tracciarono questa via che segue la direttrice dell'arrotondato spigolo di destra della Punta Gretl, e che si distingue per quell'eleganza ed esposizione che caratterizza tutti i loro itinerari. Dopo il canale d'attacco, la prima parte è caratterizzata da un diedro strapiombante che si raggiunge salendo per un ripido canale e parete verticale. Poi, superata una caratteristica colata nera si perviene ad una buona cengia. Si sale, quindi, uno strapiombante e difficile camino-fessura spesso umido, giungendo più in alto alla forcella a destra della P.ta Gretl (possibile discesa vedi Guida Pale di S. Martino ed. Versante Sud). Da qui per canalini e paretine si tocca l'anticima e seguendo la cresta la vetta.

Fessura Buhl - Cima Canali (2897m)
Prima salita: Hermann Buhl e H. Erwing, 1950
Magnifica salita del maestro Hermann Buhl e H. Erwing. E' senz'altro la più famosa del bellissimo e imponente castello di dolomia che svetta di fronte al rifugio Pradidali, e senza tema di smentite una tra le più grandi classiche delle Dolomiti. L'itinerario segue, nella prima parte, le prime tre lunghezze nel camino fessura della Simon-Wiessner. Da un bel terrazzo si attacca la soprastante parete gialla (chiodi), e superando uno strapiombino si imbocca la fessura che si segue costantemente per alcuni tiri (nell'ultimo tratto si trasforma in camino) fino alla cima del pilastro Buhl. Poi, lungamente, ma per rocce più facili seguendo i bolli rossi della discesa, alla vetta. Sicuramente è una via di grande soddisfazione e da affrontare preparati se si tiene conto della complessa discesa.

Gancetto felice - Cima della Madonna (2377m)
Prima salita: Danilo Bonvecchio e Rolando Larcher, 1994
Splendida via moderna a spit in una delle aree più belle delle Dolomiti supera le nere lavagne della parete Nord della Cima della Madonna con bella arrampicata di grande soddisfazione.

Solleder - Sass Maor (2814m)
Prima salita: Emil Solleder e F Kummer, 1926
E' la grande classica, di valore storico assoluto e difficoltà medio alta, della immensa parete Est. Solleder e Kummer entrarono nel cuore della Est attraverso la grande cengia obliqua che la taglia, evitando così tutta la prima parte della parete. La via è caratterizzata da due esposte traversate, che consentono di evitare la zona più strapiombante dell'enorme diedro giallo che segna il centro della Est. La prima traversata obliqua a destra inizia da una cengia che si raggiunge salendo dapprima per una placca grigia e quindi due diedri. Per una fessura ci si immette sulla seconda traversata a sinistra con la quale si entra nel parte superiore del gran diedro. Proseguendo quindi per il diedro principale, e superando una placca fessurata e un camino sbarrato da un masso (passaggio caratteristico attraverso un foro), si affronta un'ultima placca con la quale si sbuca su una conca ghiaiosa. Con facile arrampicata, seguendo sulla sinistra una rampa, in 80 metri si è in vetta.

Biasin - Sass Maor (2814m)
Prima salita: Samuele Scalet e Gian Carlo Biasin, 1964
Per anni è stata la via di riferimento per l’alta difficoltà, uno dei banchi di prova per gli arrampicatori. Una via bella e simbolica, carica di significati, Samuele Scalet e Gian Carlo Biasin l’apersero in tre giorni di arrampicata, poi Biasin cadde e perse la vita lungo la discesa sul Sentiero del cacciatore. Manolo ne fece la prima salita in libera. L’itinerario, molto bello, concentra le alte difficoltà nella seconda parte, in particolare sulle levigate placche finali. La roccia esposta e strapiombante è buona, ad eccezione dell’ottava lunghezza dove però i «gialli» sono stati ripuliti dalle molte ripetizioni.

Spigolo Ovest - Sass d'Ortiga (2631m)

Prima salita: H. Kess e F. Wiessner, 1928
Ecco una grande classica, per eleganza della linea, bellezza eccezionale della roccia, e grande arrampicata. Poco conta se viene catalogata tra le vie di media difficoltà, percorrerla è un piacere e una soddisfazione per qualsiasi alpinista. E forse paragonare quest'itinerario, com'è d'abitudine, allo Spigolo del Velo è fargli anche un po' un torto. La via sale, con estrema logicità, la serie di camini e magnifiche pareti articolate che, seguendo lo spigolo, raggiungono la sommità del caratteristico pilastro staccato, e quindi l'enorme masso incastrato che fa da particolare e suggestivo "ponte" per superare (camminando) l'intaglio, e raggiungere così l'ultima sezione dello spigolo. Superata la parete soprastante il masso (tiro chiave), si prosegue per un'altra lunghezza fino all'anticima, e quindi per la facile cresta alla vetta.

Bettega - Scalet - Sass d'Ortiga (2631m)
Prima salita: Aldo Bettega e Samuele Scalet, 1961
Elegante linea che risolve con stile impeccabile la svettante parete Sud Ovest del Sass d’Ortiga. La via segue la dirittura del bel diedro che occupa la parte centrale e superiore della parete, e che con magnifica arrampicata consente di salire proprio nel suo cuore.

Frisch - Corradini - Pala del Rifugio (2394m)
Prima salita: H. Frisch e P. Corradini, 1967
E' stata la via di riferimento della Val Canali per molti anni ed è una delle grandi classiche, di questa difficoltà, delle Dolomiti. Supera, sempre su roccia ottima, la parete Nord Ovest della Pala congiungendosi negli ultimi 200 metri alla Castiglioni-Detassis sullo spigolo Nord Ovest. La via, varia e molto logica, raggiunge con le prime 4 lunghezze e una traversata per cengette lo spigolo al centro della parete. Poi si prosegue per pareti, una caratteristica fessura formata da un pilastrino, una traversata orizzontale di 15m a sinistra e una risalita ad una stretta cengia. Per continuare con un diedro e una lunghezza obliqua che permette di scavalcare lo spigolo. Ci si immette così nell'ultima parte che per fessura porta sotto al grande e caratteristico tetto che si supera in obliquo a sinistra. Con un'altra lunghezza si supera un piccolo strapiombo e un camino che conduce alla seconda spalla dello spigolo Nord Ovest per il quale si prosegue fino in vetta seguendo la via Castiglioni-Detassis (200 metri con logicissimo percorso sullo spigolo).

di Vinicio Stefanello

pubblicato su Alp Grandi Montagne #20 Pale di San Martino

LINK: Vai a tutte le vie delle Pale di San Martino nel database di planetmountain.com


Pala di San Martino (2987m)
1 Via Zagonel – Tavernaro - Schuster. Prima salita: B. Zagonel, A. Tavernaro, O. Shuster nel 1898
Versante: nord ovest. Lunghezza: 650m. Difficoltà: D
2 Paracarro o gendarme della Pala. Prima salita: R. Corona e D. Zagonel
Versante: ovest, nord ovest. Lunghezza: 140m. Difficoltà: D
3 Via Franco Petrucci. Prima salita: F. Angeli e S. Vinco il 22 e 23 agosto 1966
Versante: ovest. Lunghezza: 660m. Difficoltà: TD+
4 Via Pisoni. Prima salita: G. Pisoni, G. Leopardi nell’agosto 1966
Versante: ovest. Lunghezza: 600m. Difficoltà: D
5 Via Settimo Bonvecchio. Prima salita: G. Loss, E. Bonvecchio, R. Destefani e V. Degasperi il 13-15 luglio 1969
Versante: ovest. Lunghezza: 500m. Difficoltà: TD+
6 Via del Gran Pilastro. Prima salita: E. Merlet e G. Langes il 24 luglio 1920
Versante: sud ovest. Lunghezza: 600m. Difficoltà: D-
7 Via Gnoato - Bertan. Prima salita: T. Gnoato e E. Bertan nel 1971
Versante: sud. Lunghezza: 500m. Difficoltà: TD

Cima Canali (2897 m)

1 Strani incontri. Prima salita: Maurizzio Zanolla e Mariano Lott il 3 settembre 1982
Versante: ovest. Lunghezza: 380m. Difficoltà: TD+
2 Simon - Wiessener. Prima salita: F. Simon e F. Wiessner il 28 luglio 1927
Versante: ovest. Lunghezza: 550m. Difficoltà: TD
3 Buhl – Erwing. Prima salita: H. Buhl e H. Erwing il 9 settembre 1950
Versante: ovest. Lunghezza: 550m. Difficoltà: TD+
4 Heidi. Prima salita: D. Dalla Rosa e M. Simoni nell’estate del 1978
Versante: ovest. Lunghezza: 450m. Difficoltà: ED-
5 Franzina - Novello. Prima salita: G. Franzina e V. Novello il 17 agosto 1962
Versante: ovest. Lunghezza: 400m. Difficoltà: TD-
6 Trifoglio appassito. Prima salita: M. Zanolla, N. Simion e P. Loss nel luglio 1981
Versante: ovest. Lunghezza: 550m. Difficoltà: ED-
7 Mazzotti – Cappelletto. Prima salita: G. Cazzotti e A. Cappelletto il 31 agosto 1935
Versante: ovest. Lunghezza: 550m. Difficoltà: TD
8 Brunet – Pellican. Prima salita: A. Brunet e A. Pellican il 6 luglio 1953
Versante: ovest. Lunghezza: 500m. Difficoltà: TD
9 Cubeddu. Prima salita: S. Martini, R. Gatti, M. Perottoni e M. Tranquillini il 27/28 agosto 1972
Versante: ovest. Lunghezza: 400m. Difficoltà: ED
Torre Gialla
10 Soldà – Syda.
Prima salita: G. Soldà, J.Y. Syda e M. Martin il 30 settembre 1951
Versante: ovest- nord ovest. Lunghezza: 350m. Difficoltà: TD+
11 Leviti – Sommadossi. Prima salita: A. Leviti e F. Sommadossi nel luglio 1972
Versante: ovest. Lunghezza: 350m. Difficoltà: ED




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