La Luna di Vasilika, oltre l'estremo

L’esperienza di Nathalie Bini nel campo rifugiati di Vasilika (Salonicco, Grecia) e un appello rivolto a tutti, climber e non, per fare insieme una piccola magia.
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Nel campo di rifugiati siriani Vasilika a Salonicco, Grecia
Nathalie Bini

Nathalie Bini è una climber come tanti di voi, di noi. L'abbiamo conosciuta al Melloblocco. Magari l'avete incontrata anche voi sotto una parete o in qualche palestra. Lei, tra un tiro in falesia e un blocco in palestra, si è laureata in medicina. Poi - nell’attesa di iniziare la specialistica in ortopedia, per poi, come dice lei "sistemare le mani a tutti gli arrampicatori" - ha deciso di partire come volontaria a Vasilika, in un campo di rifugiati siriani in Grecia. Questa sua prima esperienza è terminata lo scorso 5 ottobre.

Nathalie ritornerà a Vasilika il prossimo Novembre. Nel frattempo si è convinta che raccontare quello che ha visto "è importante quanto essere partita" per questo ha scritto il breve racconto che pubblichiamo accogliendo il suo appello: "1300 persone scappate dalla guerra senza niente, di cui 500 bambini, si apprestano a passare l’inverno in tende, senza riscaldamento e con l’acqua fredda. Se tutti donassero anche solo un euro, potrei comprare boiler per docce calde e vestiti caldi per tutti. Arrampicatori, facciamo una magia? Grazie!"

Arrampicatori, climber, alpinisti, camminatori, tutti... che dite? Avete voglia di spendere 5 minuti per leggere quello che Nathalie ha visto e vissuto a Vasilika? E poi semplicemente fare qualcosa: una piccola magia, oltre l'estremo...


LA LUNA DI VASILIKA
di Nathalie Bini

Vasilika, 5 ottobre 2016, ore 19.00. Si festeggia un compleanno nell’Hangar 1. Con Erica e Nazmie, due volontarie conosciute al campo, varchiamo la soglia. Prima, seconda, terza tenda, ci sono palloncini appesi, un piccolo campione compie due anni oggi.
"Salam Aleikum Mama!",
"Aleikum Salam my friend…".

Questa è casa loro, siamo sempre molto delicate quando veniamo invitate ad avvicinarci alle tende. Ci vogliono insieme a loro, c’è musica. Osserviamo commosse quanta normalità si intravede in queste gesta. Sappiamo bene quanta sensazione di fallimento e disperazione ci siano in realtà dietro a Mama che appende le lucine all’ingresso della tenda. E’ il compleanno del suo bambino e lei ha fatto di tutto perché fosse un giorno felice, un giorno normale di compleanno.

Grazie all'associazione MAM Beyond Borders, ad ottobre 2016, sono stata due settimane in uno dei numerosi campi per rifugiati che si trovano nei dintorni di Salonicco. Nel campo di Vasilika vivono 1300 persone, di cui 500 bambini, in prevalenza siriani e curdi. Sono scappati dalla guerra e dalla povertà assoluta, hanno affrontato lunghi viaggi a piedi o con imbarcazioni di fortuna, han passato giorni in attesa in campi provvisori, spesso poi brutalmente smantellati come quello di Idomeni.

L’idea che mi ero fatta non si avvicinava neanche lontanamente a quanto ho trovato in realtà. Da casa, la difficoltà della situazione, la precarietà, l’equilibrio instabile su cui si regge un campo rifugiati è inimmaginabile.

Queste persone scappano dalla guerra, non quella dei film, quella vera. Da medico, ti rendi pienamente conto di quanto i loro corpi raccontino la loro storia. Hanno schegge di bomba nelle gambe e nelle braccia, hanno gli incubi la notte, soffrono di ansia e depressione, la paura è un’ombra costante nei loro occhi anche quando sorridono. Sono partiti con poco e sono rimasti con niente, se non la speranza di un futuro migliore.

La burocrazia, la situazione non facile dell’economia mondiale, la politica e gli interessi di chi decide, monetari più che umanitari, fan si che siano destinati a vivere nei campi ancora per molti mesi.

Vivono in tre o quattro per tenda, senza riscaldamento, con i bagni chimici esterni e le docce fredde, con un cambio di vestiti a testa, devono difendersi dai topi e da altri ospiti indesiderati. Il cibo "fresco" è poco, solo alcuni hanno le risorse per comprarne; quello "preparato" viene consegnato da una ditta esterna ed è nutrizionalmente poverissimo e sempre uguale, da cinque mesi. Le condizioni sanitarie sono precarie, tantissimi bambini soffrono di asma per la polvere, infezioni batteriche e virali si propagano rapidamente in tutto il campo, persone affette da patologie cardiache o metaboliche non sono trattate da mesi, essere sottopeso o in ritardo nella crescita è comune.

Queste persone non ricevono soldi direttamente da nessuno, l’unica piscina che c’è nel campo è quella che si forma quando piove. Molti vorrebbero darsi da fare, hanno delle capacità, erano lavoratori come voi, ma l’ONU ha stabilito da anni che i rifugiati non possono lavorare. L’unica cosa che possono fare è sistemare il campo, le donne rendono le tende un posto così accogliente da restare stupiti e ammirati, c’è chi è tornato a fare il barbiere, a gestire un mini mini supermercato o una specie di bar, con il caffè solubile che qualche volontario ha procurato.

Nai campi, ci sono le grandi organizzazioni ma come sempre la burocrazia rende il loro intervento un po’ macchinoso e sono presenti a orari limitati. I rifugiati, però, sanno che qualche fondamentale ora in più è coperta dai volontari di MAM Beyond Borders e Firdaus. Noi praticamente raddoppiamo le ore di presenza e questo ha fornito le basi per cui ora i rifugiati vedono in noi un grande sostegno. Seppure con difficoltà, si fidano delle nostre risposte e in queste due settimane quando rispondevo che sarebbero stati chiamati tutti un po’ alla volta, mi hanno dato fiducia e hanno avuto pazienza. Apprezzano il fatto che sia stato allestito uno spazio di attesa bello e accogliente, quasi come un negozio di uno dei nostri centri città, e che, al loro turno, un volontario con un immenso sorriso, li saluti rispettosamente e si dedichi alla persona per un quarto d’ora cercando di trovare un compromesso tra i capi disponibili e la necessità di vestire caldamente 1300 persone. I sorrisi e i grazie che ci rivolgono uscendo, sono sinceri e indelebili.

Per sopravvivere a questa situazione precaria conservare la dignità, sentirsi esseri umani e non bestie, è fondamentale.

Son timidamente orgogliosa di essere andata tenda per tenda a visitare le persone malate e di essere riuscita a tranquillizzarli anche solo per qualche giorno sull’arrivo di scarpe e vestiti per tutti. É solo una goccia nel mare di cose di cui avrebbero bisogno. Erica, Nazmie ed io avremmo voluto stare al campo non 12 ma 24 ore, perché sono davvero tante le cose da fare.

Ho deciso così di tornare a Novembre, non senza prima essermi impegnata a far conoscere a quante più persone possibile la loro situazione.

Cosa puoi fare tu?
- Quello che vorrei davvero che facessi è informarti e contribuire ad un'informazione corretta. Contribuire a diffondere voci false, sul fatto che sono tutti terroristi, stupratori e ladri o che ricevono montagne di soldi, aumenta solo le difficoltà di tutti e rende il nostro mondo un posto sempre peggiore. So bene che è un periodo di incertezza economica, non ti chiedo di togliere alla tua famiglia per dare a loro, ma per lo meno non cliccare mi piace al primo articolo pieno di odio che ti capita sotto gli occhi. Chiedi ai tuoi nonni com’era la guerra e vivere sotto i bombardamenti, leggi dei libri di storia, informati su dei quotidiani degni di questo nome, chi ci guadagna se i "poveri" si fanno la guerra tra loro, sono sempre i soliti potenti e stra ricchi! Se ti sfoghi sui rifugiati, la situazione del tuo paese non cambierà!!

- Se hai voglia di fare una donazione, vestiti e scarpe per l’inverno, bollitori per l’acqua calda, altri beni di prima necessità per l’igiene e la salute, sono una cosa di cui necessitano sicuramente e anche un piccolo apporto può fare molto. Considerando le difficoltà di spedizione, ho visto che la cosa più conveniente è comprarli sul posto, ovviamente potrai vedere cosa acquisto e gli scontrini saranno consegnati per la dichiarazione dei redditi o semplicemente come prova di dove è finito il tuo contributo. Per piccolo che sia, ti ringrazio della tua generosità.

- Se hai tempo e possibilità di prendere dei giorni, contatta MAM Beyond Borders o Firdaus e parti come volontario, qualunque sia il tuo mestiere. Potrai dare una mano e tornerai con uno spirito nuovo, perché allontanarsi da casa, sconfiggere i pregiudizi, vedere con i tuoi occhi la situazione, ti arricchirà forse più di quanto tu darai a loro.

Quel 5 ottobre, lasciamo Vasilika alle 19.30.
Non abbiamo mai commentato questo momento tra volontarie, ne abbiamo commentati tanti ma questo no, ce lo siamo tenuto ognuna nei propri occhi, andava bene così.
Su Vasilika quella sera c’era uno spicchio di luna che mai scorderemo.
Brillava sul campo, noi l’abbiamo guardata una, due volte, meravigliate, quasi come se fosse assurdo vedere una cosa così bella in un contesto così triste.

Oggi sono qui a scrivervi perchè da quell’istante ho capito che siamo noi l’unica loro speranza. Grazie di cuore a tutti coloro che mi aiuteranno.

Nathalie

PER FARE UNA DONAZIONE CLICCA QUI

INFO:
www.mambeyondborders.org
www.associazionefirdaus.com
Salonicco, dentro il campo rifugiati di Vasilika di di S.Lorusso, M.Cillerai, G.Cillerai, D.Caberlon del 11/09/2016





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